mercoledì 30 ottobre 2013

PREGHIERE DELLA SERA

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PREGHIERE DELLA SERA.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.
TI ADORO, MIO DIO.Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorno.  Perdonami il male, oggi commesso e, se qualche bene compiuto, accettalo. Custodiscimi nel riposo e liberami dai pericoli. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.

PADRE NOSTRO.
Padre nostro, che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

AVE MARIA.
Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu si benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

GLORIA AL PADRE.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre nei secoli, nei secoli. Amen.

ATTO DI DOLORE
ball10.gif (123 byte) Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.
ball10.gif (123 byte) Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia e colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli Angeli, i Santi e voi, fratelli di  pregare per me il Signore Dio nostro.GESÙ, GIUSEPPE E MARIA
Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell'ultima mia agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'anima mia.
L'ETERNO RIPOSO
L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen.

AL TERMINE DEL GIORNO
Al termine del giorno, o sommo Creatore, vegliaci nel riposo con amore di Padre. Dona salute al corpo e fervore allo spirito, la tua luce rischiari le ombre della notte. Nel sonno delle membra resti fedele il cuore, e al ritorno dell'alba intoni la tua lode.

VISITA, 0 PADREVisita, o Padre, la nostra casa e tieni lontano le insidie del nemico; vengano i santi angeli a custodirci nella pace, e la tua benedizione rimanga sempre con noi. Amen.

ALL'ANGELO CUSTODEO Angelo Santo, che per infinita bontà di Dio sei chiamato a custodirmi, assistimi nei bisogni, consolami nelle mie afflizioni, difendimi dai nemici, allontanami dalle occasioni di peccato, fa' che io sia docile obbediente alle tue ispirazioni, proteggimi particolarmente nell'ora della mia morte, e non mi abbandonare fino a che non mi abbia guidato al mio celeste soggiorno in Paradiso. Amen.

ANGELO DI DIO.
Angelo di Dio, che sei il mio custode, illuminami, custodiscimi, reggi e governa me che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.

Bambini rieducati a scoprire il... "segreto di papà

Il segreto di papà
Secondo lo psicologo olandese, naturalizzato statunitense, Conrad Baars il dono più grande che i genitori possono fare a dei bambini è la “affermazione” (affirmation), definita come “la radice di una felice vita umana”.
In cosa consiste l'affermazione? In poche parole, nell'autorizzazione ad essere se stessi: a provare i sentimenti che si provano, a pensare ciò che si pensa, a reagire come si reagisce. Poi, ovviamente, su queste cose si può lavorare (è questo il ruolo dell'educazione); ma in questo modo il bambino sa di essere adeguato, di essere apprezzato incondizionatamente, per quello che è.
Una persona non affermata, secondo Baars, è una persona che è costretta a indossare delle maschere per tutta la sua vita, perché fin da piccola ha vissuto la sensazione di non essere adeguata, di non “andare bene”, di essere sbagliata.
Pensavo a queste cose mentre sfogliavo un libro per bambini, intitolato “Qual è il segreto di papà”. La casa editrice e l'autrice sono le stesse di un altro libro per l'infanzia, del quale la Bussola si è già occupata.
In questo nuovo libro leggiamo la storia di due fratelli, Giulia (6 anni) e Carlo (9 anni). Papà e la mamma si sono separati; all'inizio i due piccoli erano un po' preoccupati (avrebbero rivisto il papà?), ma poi tutto è andato a posto: “Trascorrono con lui un pomeriggio alla settimana, un fine settimana su due e quindici giorni di vacanza all'anno”. Che gioia! Ma le belle notizie non sono finite: “La mamma ha invitato Ale, il suo nuovo compagno, a vivere con loro”. Che bello, Ale non sgrida mai i due bimbi, e quando c'è lui la mamma è più contenta!
Papà, invece, è molto misterioso, e non vuole stare con tutti i membri della sua famiglia allargata. Quale sarà il segreto di papà? Forse soffre per la separazione? Perché la mamma ha un nuovo compagno e l'ha portato a vivere con i suoi figli? Ha problemi di depressione, problemi economici, difficoltà come ne hanno tutti i padri separati? Figuriamoci... Niente di tutto ciò: papà è gay! È  innamorato di Luca e i due si sposerebbero anche “Se qui si potesse”.
Gulia – ovviamente – è felice; Carlo, invece, no. A scuola, per prendere in giro qualcuno, i suoi compagni usano proprio la parola “Gay”. Allora il papà è andato a parlare con la maestra, la quale ha spiegato ai bambini che la parola “Gay” non è un insulto, ma significa “Allegro”! Così tutti sono felici e contenti, anzi: allegri! Tutto bene, ottimo e abbondante, anzi: allegro. Il problema è che: è tutto falso.
A partire dalla faccenda della separazione, per finire in un crescendo rossiniano, quello descritto è un mondo immaginario. Chi ha avuto a che fare con le separazioni è abituato a meccanismi come il “conflitto di lealtà”, o alle conseguenze dell'egocentrismo infantile; conosce le conseguenze di una separazione sui bambini, e sulle loro relazioni con i genitori. È noto quale sia il dramma dei padri separati, e quali siano le conseguenze di una separazione anche sugli adulti (cfr. Massimiliano Fiorin, Finché la legge non vi separi, San Paolo 2012).
Per non parlare dell'impatto dei nuovi partner dei genitori, o dell'omogenitorialità (cfr. Dawn Stefanowicz, Fuori dal buio, Ares 2012), sui bambini.
Così il mio primo pensiero è stato: se un bambino vive anche una sola delle situazioni descritte nel libro, e non è “allegro” per quello che gli sta capitando, non si sentirà “non affermato”, come diceva Conrad Baars?
Ma poi ho pensato a Pavka Morozov, al “Country del cavaliere nano”, al tredicenne oratore al congresso di Libertà e Giustizia, ai bambini che sfilavano all'Europride 2011. E ho capito che la mia è una domanda stupida. Cosa volete che importi dei bambini a chi ha votato la sua vita all'ideologia?

CORONCINA DIVINA MISERICORDIA

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Padre NostroPadre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave MariaAve Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen
Credo
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
O Sangue e Acqua ,che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi,confido in Te
Per chi non ha mai recitato il rosario e non capisce bene come deve essere recitata la coroncina alla Divina Misericordia segua lo schema qui sotto tutto di seguito e ricordi di meditare la dolorosa passione di Gesù:
Segno della croce
1 volta Padre nostro
1 volta Ave Maria
1 volta il Credo Apostolico
di seguito:
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.

quindi alla fine si ripete 3 volte:
Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero.
1 volta
O Sangue e Acqua ,che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi,confido in Te
Amen. Segno della croce

Papa Francesco

Ecco i testi pronunciati dal Papa Francesco nella tre giorni tutta dedicata alla famiglia


                    Il video del Pellegrinaggio

Domenica 27 Omelia

                          Angelus
 
                          Il video della Santa Messa

Insoddisfatto dal figlio, viene "rimborsato"

Nel 2003 nasce all’Ospedale Riuniti di Bergamo un bambino affetto da spina bifida. I genitori non erano stati informati durante la gestazione che il nascituro avrebbe potuto soffrire di questa malformazione e dunque trascinano in giudizio ginecologo e ospedale. Il giudice Marino Marongiu della prima sezione civile del Tribunale di Bergamo qualche giorno fa dà ragione alla coppia e condanna in solido medico e struttura ospedaliera ad un risarcimento di circa 400mila euro. Intanto il ginecologo è morto ed è stata chiamata in causa la moglie perché non si sa bene se le colpe dei padri possano ricadere sui figli, ma quelle del coniuge sull'altro coniuge pare invece che sia cosa assodata.
Il magistrato ha deciso di condannare il medico perché, come si legge nella sentenza, è “mancata l’ordinaria diligenza professionale con la conseguenza che alla signora venne negata la possibilità di decidere riguardo all’interruzione della gravidanza”. I 400mila euro sono dovuti ai coniugi “in considerazione dell’impegno quotidiano e la pena per la continuativa assistenza fisioterapica e per il supporto alle difficoltà di natura psichica del figlio”.
Sentenze di questo tipo non sono nuove né in Italia e né all’estero: genitori che chiedono di essere risarciti per un figlio imperfetto e figli imperfetti che chiedono loro stessi di essere risarciti perché sono venuti al mondo.
Se andiamo a grattar via la vernice di ipocrisia che riveste questa vicenda giudiziale, la stessa vernice che ricopre abbondantemente tutta la legge 194, scopriamo che in realtà la soluzione che metterebbe d’accordo tutti - parte “lesa”, medico ed ospedale - è dietro l’angolo. Basterebbe – scusate il linguaggio crudo – eliminare il bambino, che oggi ha 10 anni. È naturalmente una provocazione, ma è anche questione di logica. A rigore i soldi richiesti sono per risarcire da una parte le cure mediche già sostenute e che sosterranno per curare il figlio e dall’altra la salute della donna compromessa dall'avvenuta nascita del figlio malato. Ergo è il bambino, nato per imperizia del medico che non ha permesso alla donna di decidere di abortire, che è la causa ultima del risarcimento, è lui in fondo il danno da liquidare. Infatti se fossero contenti del bambino nonostante la sua patologia perché chiedere il risarcimento? È l'esistenza di un bimbo “difettoso” che fa problema. Se il danno può essere eliminato in radice non ha più senso concedere il risarcimento, se non al massimo per le spese già sostenute.
Due ricercatori italiani, Alberto Giubilini e Francesca Minerva, lo hanno detto chiaro e tondo in un articolo “scientifico” dal titolo “Aborto post-natale: perché un neonato dovrebbe vivere?” (si veda l’articolo “Il sorriso beffardo di Re Erode” pubblicato su queste colonne): se è legittimo sopprimere un bambino nella pancia della mamma possiamo farlo anche una volta che è nato. Non si capisce il motivo per cui la madre ha diritto di vita e di morte sul figlio finché non è ancora nato e dopo invece non può più toccarlo.
Inoltre il risarcimento del danno certifica a livello giurisprudenziale che questo ragazzino di dieci anni è persona non gradita sul suolo italiano. Qui infatti non siamo in presenza di un risarcimento perché un medico ha causato una lesione alla salute di un bambino, bensì si risarcisce la lesione a quel “diritto” di scelta della madre di abortire precluso dall’imperizia del professionista. Concedere il risarcimento è come dire al bambino: “ahinoi non ti possiamo più sopprimere, è troppo tardi, e quindi ci accontentiamo dei soldi”. Una pezza all’esistenza di questa infelice creatura mal sopportata da tutti. Tra parentesi, ma non troppo: vallo a dire ora al figlio che loro, papà e mamma, avrebbero preferito abortirlo ma, dato che il cosiddetto aborto post-nascita non è ancora legale, purtroppo non possono che ripiegare su un equivalente pecuniario. Se adesso lo amano e sono felici che sia al mondo – e siamo certi che le cose stiano così – perché chiedere soldi per non essere stati messi in grado di accedere all’aborto?
Il giudice, nel motivare la sentenza, ha affermato che la donna poteva legittimamente decidere di abortire perché una tale patologia del figlio avrebbe di certo ingenerato un "grave pericolo per la salute psichica della donna che costituisce la condizione richiesta dalla legge per l’interruzione di gravidanza". Ma quale figlio che sta per essere dato alla luce non sarà motivo di ansia per la madre? Quale figlio non darà preoccupazioni ai genitori? Come essere sicuri poi che il figlio nato sano un giorno poi non si ammali gravemente? Il rischio di soffrire psicologicamente paventato dal giudice e dalla 194 è invece certezza per ogni genitore che ama.
Senza poi tener conto che ormai quasi tutti i genetisti sono concordi nell’affermare che ognuno di noi quando viene al mondo porta in se due o tre geni difettosi che prima o poi ci porteranno alla tomba. Una vera bomba ad orologeria che un giorno scoppierà, se prima ovviamente non veniamo investiti da un’auto o colpiti da qualche male incurabile. La soluzione potrebbe essere quella di chiedere un risarcimento a mamma e papà, posto che siano ancora in vita, dal momento che siamo nati difettosi. In subordine, se sono già morti, potremmo chiedere il risarcimento – come ha fatto il giudice – agli eredi. Peccato però che gli eredi siamo noi.

ANGELUS

V. Angelus Domini nuntiavit Mariae;
R. Et concepit de Spiritu Sancto.

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.

V.
Ecce ancilla Domini.
R. Fiat mihi secundum verbum tuum.

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.

V.
Et Verbum caro factum est.
R. Et habitavit in nobis.

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.

V.
Ora pro nobis, sancta Dei Genetrix.
R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Oremus:
Gratiam tuam, quaesumus, Domine, mentibus nostris infunde; ut qui, Angelo nuntiante, Christi Filii tui incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem, ad resurrectionis gloriam perducamur. Per eundem Christum Dominum nostrum.
R. Amen.

V. L’Angelo del Signore portò l’annunzio a Maria;
R. Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo.

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

V.
Eccomi, sono la serva del Signore.
R. Si compia in me la tua parola.

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

V.
E il Verbo si fece carne.
R. E venne ad abitare in mezzo a noi.

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

V.
Prega per noi, santa Madre di Dio.
R. Perché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo:
Infondi nel nostro spirito la Tua grazia, o Padre: Tu che all’annuncio dell’Angelo ci hai rivelato l’Incarnazione del Tuo Figlio, per la Sua Passione e la Sua Croce guidaci alla gloria della Risurrezione. Per Cristo nostro Signore.
R. Amen.

India: Premio ‘Madre Teresa’ all’attivista-motociclista che lavora con i bambini soldato

India: Premio ‘Madre Teresa’ all’attivista-motociclista che lavora con i bambini soldato



Un riconoscimento che "appartiene alle migliaia di bambini soldato in Sudan e nel resto del mondo, che vivono con la paura costante e con la minaccia di attacchi". Così Sam Childers, motociclista americano, ha ringraziato la Harmony Foundation che l'ha insignito del Premio internazionale Madre Teresa per la giustizia sociale. Originario della Pennsylvania, l'uomo ha abbandonato una vita di droga e violenza per abbracciare il cristianesimo. Da 13 anni si batte per liberare dallo schiavismo della guerra i bambini dell'Uganda e del Sudan. La cerimonia di premiazione è avvenuta domenica scorsa al Leela di Mumbai. "Non bisogna mai porre limiti - ha dichiarato Childers all'agenzia AsiaNews - a quello che ognuno di noi può fare per salvare la vita di un bambino. Non posso accettare, né credere, che un bambino innocente debba essere smembrato. Non posso accettare che i bambini debbano perdere orecchie, naso, braccia e gambe. Quando si parla di giustizia sociale è essenziale impegnarsi per ottenerla". Anche sister Prema, superiora delle Missionarie della Carità, ha mandato un messaggio per congratularsi del premio. Noto come Machine Gun Preacher ("predicatore della mitragliatrice"), l'uomo afferma: "La beata Madre Teresa era una donna incredibile, ammiro il suo coraggio. Nonostante gli ostacoli non ha mai fatto un passo indietro dalla sua missione, e io la seguo come esempio. Non limitiamo ciò che possiamo fare per Dio, ed egli non porrà limita a ciò che può fare per noi". Fondata nell'ottobre 2005, la Harmony Foundation lavora per garantire che l'eredità di Madre Teresa sia onorata e che la giustizia sociale prevalga. Abraham Mathai, fondatore e presidente dell'associazione, spiega: "La Harmony Foundation si batte per ridare fiducia alla compassione. Dando un riconoscimento a quelle persone e quelle organizzazioni che lavorano per la società, speriamo di dare risalto a tolleranza, uguaglianza sociale e pace". (R.P.)

L'inquisizione gay mette il Senegal nel mirino dell'Onu

Obama in Senegal
A partire dal 21 ottobre si è giocata a Ginevra, di fronte alla Commissione per i Diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite, un'interessante partita che riguarda il Senegal. Su domanda di Gran Bretagna, Germania, Belgio e Olanda il Senegal è stato sottoposto a una vera e propria inquisizione per le sue norme in materia di omosessualità. La vicenda interessa i cattolici, perché è stata tirata in ballo anche la Santa Sede.

Nel mirino dell'ONU è l'articolo 319 del Codice penale senegalese, che punisce «chiunque avrà commesso un atto improprio o contro natura con una persona dello stesso sesso» con la reclusione da uno a cinque anni. Il Ministro della Giustizia del Senegal Sidiki Kaba ha spiegato a Ginevra che, benché i giornali europei e americani parlino spesso di persone condannate in quanto omosessuali, di fatto i tribunali condannano solo per comportamenti osceni omosessuali tenuti in luoghi pubblici - che sarebbero sanzionati anche in molti Paesi europei - o per attività propagandistiche in favore dell'omosessualità. «Nessuno è oggi in prigione in Senegal soltanto per la sua omosessualità», ha dichiarato il ministro. Se al Senegal saranno applicate sanzioni si chiarirà nelle prossime settimane.

Il Senegal è un Paese democratico. I più fedeli lettori del nostro quotidiano ricorderanno le mie cronache delle elezioni presidenziali del 2012, che avevo avuto occasione di studiare sul posto. Contrariamente a molti timori, le elezioni si svolsero regolarmente e portarono al potere un oppositore del precedente presidente Wade. Il Senegal - lo posso dire sulla base della mia osservazione - è un Paese sostanzialmente libero, dove la stampa dibatte di ogni argomento criticando spesso le autorità. Anche le società di sondaggi - come dimostrarono le elezioni - svolgono il loro lavoro in modo indipendente.

La questione dell'articolo 319 del Codice penale è stata sollevata in modo piuttosto arrogante dal presidente americano Obama nella sua visita in Senegal del 26-28 giugno 2013. Obama ha affermato in quell'occasione che la sua amministrazione non collabora e non concede aiuti ai Paesi che non tutelano i diritti degli omosessuali. L'intero consiglio dei ministri del Senegal  lo ha mandato a quel paese, dichiarando che una modifica dell'articolo 319 non è all'ordine del giorno perché sarebbe interpretata come una dichiarazione da parte dello Stato che gli atti omosessuali sono qualche cosa di «normale» e positivo, il che è contrario al comune sentire della società senegalese. Un sondaggio ha rilevato che il 98% dei senegalesi condivide questa posizione del governo. Una trentina di organizzazioni musulmane - che rappresentano in buona parte il mondo delle confraternite sufi, cui aderisce la maggioranza della popolazione senegalese - ha espresso la stessa posizione.

Queste organizzazioni, cui si sono aggiunti anche esponenti cattolici - il cattolicesimo è la seconda religione del Senegal - hanno ora protestato per l'indagine delle Nazioni Unite, che considerano il risultato di manovre degli Stati Uniti e di alcuni Paesi europei. Il problema sollevato da queste personalità religiose senegalesi è di grande interesse. La portata dell'articolo 319 è ampiamente simbolica, e la sua difesa consiste nella riaffermazione del principio secondo cui gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati e la propaganda di questi atti nuoce al bene comune. Si può discutere se norme che incriminino gli atti omosessuali - per quanto poco o mai applicate - siano  oggi uno strumento efficace per ribadire questo principio. Ci sono anche voci cattoliche che ritengono la formulazione di queste norme obsoleta.

La stessa Santa Sede, nel suo intervento alla Sessione delle Nazioni Unite del 18 dicembre 2008 sull'orientamento sessuale e l'identità di genere, si è detta favorevole all'abrogazione delle norme penali che «sulla base del diritto penale impongano pene alle persone omosessuali in quanto tali». È una dichiarazione spesso citata dalle organizzazioni omosessuali, le quali però si dimenticano che nello stesso documento si legge che l'abolizione di norme penali che colpiscano le persone omosessuali in quanto tali non deve risolversi in una promozione dell'ideologia di genere né andare al di là del suo scopo preciso e limitato, la «protezione delle persone omosessuali da ogni forma di violenza» pubblica o privata: una protezione che ovviamente la Chiesa considera del tutto legittima e anzi doverosa.

D'altro canto, le organizzazioni religiose senegalesi e il governo toccano un punto delicato quando accusano l'amministrazione Obama e l'Europa di neocolonialismo,  scrivendo in un documento sull'inchiesta di Ginevra che «si vuole imporre al Senegal un modello subculturale presunto "universale" ma che il popolo senegalese non vuole e che contrasta con i suoi valori tradizionali e religiosi». E lo si vuole imporre con il ricatto: o accettate la nostra visione dell'omosessualità o vi blocchiamo gli aiuti. Davvero possiamo imporre ai senegalesi un modello che il 98% della popolazione rifiuta? Tanti intellettuali europei pronti a riempirsi la bocca con slogan anticolonialisti non hanno nulla da dire?

E non c'è solo il Senegal. In Belize, nel Centro-America, la Corte Suprema sta discutendo il fato di una norma simile a quella senegalese, difesa dalla maggioranza delle comunità religiose del Paese contro fortissime pressioni dell'amministrazione Obama. Non manca neppure chi vuole tirare il Papa per la talare. Il 16 ottobre 2013 Human Rights Watch ha scritto una lettera a Papa Francesco ricordandogli la famosa dichiarazione della Santa Sede all'ONU del 2008, lodando le sue presunte «aperture» agli omosessuali in qualche intervista, e mandandogli una straordinaria «lista nera» di vescovi che si oppongono all'abrogazione delle norme che incriminano gli atti omosessuali e che il Papa dovrebbe punire. In realtà - esaminando i casi uno per uno, dal Senegal al Belize - non esiste nessun vescovo che vuole vedere gli omosessuali messi in prigione a causa della loro condizione. Ma ci sono vescovi che, esattamente come la dichiarazione della Santa Sede del 2008, si preoccupano che l'abrogazione delle norme penali sull'omosessualità - pure in sé e per sé auspicabile - non avvenga in un contesto che apra le porte alla promozione dell'ideologia di genere e al riconoscimento pubblico delle unioni omosessuali, oltre a provocare reazioni in popolazioni che percepiscono le pressioni straniere come imposizioni neocolonialiste.

C'è, infine, un altro aspetto del problema. Tutti sappiamo come sia delicato oggi distinguere fra emigrazione economica e fuga dalle persecuzioni, e fra immigrati e rifugiati. Un certo numero di senegalesi oggi arriva in Europa e chiede lo status di rifugiato dichiarando di essere omosessuale, perseguitato come tale in base all'art. 319. In Francia le richieste sono numerose, e la questione è sofferta, anche perché la polizia ha scoperto che alcuni dei richiedenti asilo non sono affatto omosessuali ma si dichiarano tali per acquisire la comoda posizione di rifugiato. In Italia ci facciamo meno problemi. Il 20 settembre 2012 la Cassazione ha stabilito che l'esistenza in Senegal dell'articolo 319 «giustifica la concessione dello status di rifugiato politico all'omosessuale» senegalese, che non potrebbe «vivere liberamente la propria sessualità» in patria e dunque deve essere accolto come rifugiato per poterla vivere da noi.

IL VANGELO DEL GIORNO


In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».


Medita

Nel viaggio che conduce a Gerusalemme, il Maestro si prodiga negli insegnamenti impartiti ai discepoli e alle folle.
Un tale pone una domanda a Gesù: non ha nome né appartenenza sociale o religiosa. Può essere chiunque, noi stessi, attraversati dal dubbio e dal timore sugli eventi del Regno: in particolare su quanti sono coloro che rispondono alle condizioni per entrare nel Regno. Si tratta di una realtà destinata a tutti oppure a pochi?
La risposta di Gesù può risultare deludente. Il suo messaggio è attraversato dalla misericordia, dal perdono, dall’annuncio di un Padre che tutti ama e nessuno esclude; percorre le strade che conducono a Gerusalemme sanando malattie e guarendo le oscurità dell’anima; conversa, mangia e frequenta peccatori, avversari, è vicino agli strati più deboli della popolazione. Dovremmo aspettarci una risposta diversa; ad esempio: “Entrerete tutti senz’altro nel Regno di Dio”.
Il Nazareno invece prefigura uno scenario diverso: l’immagine della porta rende l’idea di un cammino intrapreso che deve giungere a conclusione. La porta impone alla massa di attraversarla uno alla volta, lasciando, così, la sensazione agli ascoltatori che il giudizio riguarderà ciascuno di noi. Chi sarà ammesso nel Regno? Colui che avrà saputo riconoscere Gesù nella vita di tutti i giorni, chi avrà operato la fede che ha professato, chi avrà messo il Signore al centro della vita.
Ecco perché la porta è stretta: gli stessi discepoli sperimenteranno a Gerusalemme come la via, che è Gesù, è difficile da seguire, impegnativa, “costa”. Anche la vita: lo sanno bene i nostri fratelli che abitano alcuni paesi del mondo!
Ecco perché anche coloro che apparentemente sembrano ben avviati su questa via, in realtà corrono il rischio di impantanarsi, mentre, talvolta, coloro che ci sembrano distanti da Gesù, gli sono molto in realtà più vicini di noi.

Per Riflettere
Gesù è la porta da attraversare. È stretta, perché dobbiamo liberarci dei fardelli che ci appesantiscono; è senz’altro bassa, perché solo facendoci piccoli potremo abbassarci e, finalmente, varcarla.

SANTO DEL GIORNO






30 Ottobre - S. Gerardo


Oggi, il Martirologio Romano fissa il ricordo di S. Gerardo vescovo a Potenza nella Lucania. Era questi nativo di Piacenza e, trasferitosi a Potenza, venne scelto come vescovo per le sue virtù e la sua attività taumaturgica. Morto dopo appena otto anni di episcopato, il suo successore Manfredo ne scrisse una Vita forse troppo dichiaratamente panegiristica e soprattutto ne ottenne una canonizzazione «viva voce» (ossia senza documentazione scritta) da parte del papa Callisto II (1119-24). Ma c'è un altro Gerardo, nativo anch'egli del Potentino, che ha avuto ed ha fama ben maggiore del vescovo medievale. Si tratta di S. Gerardo Maiella, uno dei santi più popolari dell'Italia meridionale. E il motivo c'è per questa popolarità: egli infatti viene (o veniva?) invocato soprattutto dalle gestanti e dalle partorienti.

Agli inizi del 1800, circa cinquant'anni dopo la sua morte, fin medico di Grassano (Matera) dichiarava: «Da molti anni io non esercito più la professione del medico. L'esercita per me fratel Gerardo»: questo medico prendeva talmente sul serio il patrocinio di Gerardo, che sarebbe stato proclamato beato solo nel 1893, che anziché medicine preferiva lasciare alle sue pazienti un'immagine del buon religioso. E il Tannoia, nella Vita scritta verso il 1806, dichiarava: «Fratel Gerardo è speciale protettore dei parti per cui in Foggia non vi è donna partoriente che non ne abbia l'immagine e non invochi il suo patrocinio». Singolare « rivincita da santo » per le sofferenze causàtegli dalle calunnie di una donna, un'ex-monaca per la cronaca, che venne troppo facilmente creduta dai suoi superiori.

In realtà S. Gerardo, che sul letto di morte poteva confessare di non saper neppure che cosa fosse una tentazione impura, aveva della donna una concezione superiore: vedeva infatti in ogni donna un'immagine di Maria, «lode perenne della SS.ma Trinità ». Erano gli slanci mistici di un'anima semplice, ma piena di ardore spirituale. Esclamava spesso: « Il mio caro Dio; lo Spirito Santo mio », sentendo intima a lui la bontà e l'amore infinito di Dio. Più che un asceta, è un mistico.

La sua vita è piena di privazioni, di sofferenze, di umiliazioni, ma tutto è profondamente animato, finalizzato ad un incontro vivo e personale con Dio. Ed è questo che resta di lui, al di là di talune autentiche « stravaganze », che possono sconcertare i « benpensanti ». C'è qualcosa di autentico e di genuino anche nelle sue esagerazioni che forse gli hippies dei nostri giorni hanno reso di nuovo attuali. Ma quella di S. Gerardo fu una contestazione dal di dentro.