domenica 27 ottobre 2013

PREGHIERE DELLA SERA

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PREGHIERE DELLA SERA.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.
TI ADORO, MIO DIO.Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorno.  Perdonami il male, oggi commesso e, se qualche bene compiuto, accettalo. Custodiscimi nel riposo e liberami dai pericoli. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.

PADRE NOSTRO.
Padre nostro, che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

AVE MARIA.
Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu si benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

GLORIA AL PADRE.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre nei secoli, nei secoli. Amen.

ATTO DI DOLORE
ball10.gif (123 byte) Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.
ball10.gif (123 byte) Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia e colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli Angeli, i Santi e voi, fratelli di  pregare per me il Signore Dio nostro.GESÙ, GIUSEPPE E MARIA
Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell'ultima mia agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'anima mia.
L'ETERNO RIPOSO
L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen.

AL TERMINE DEL GIORNO
Al termine del giorno, o sommo Creatore, vegliaci nel riposo con amore di Padre. Dona salute al corpo e fervore allo spirito, la tua luce rischiari le ombre della notte. Nel sonno delle membra resti fedele il cuore, e al ritorno dell'alba intoni la tua lode.

VISITA, 0 PADREVisita, o Padre, la nostra casa e tieni lontano le insidie del nemico; vengano i santi angeli a custodirci nella pace, e la tua benedizione rimanga sempre con noi. Amen.

ALL'ANGELO CUSTODEO Angelo Santo, che per infinita bontà di Dio sei chiamato a custodirmi, assistimi nei bisogni, consolami nelle mie afflizioni, difendimi dai nemici, allontanami dalle occasioni di peccato, fa' che io sia docile obbediente alle tue ispirazioni, proteggimi particolarmente nell'ora della mia morte, e non mi abbandonare fino a che non mi abbia guidato al mio celeste soggiorno in Paradiso. Amen.

ANGELO DI DIO.
Angelo di Dio, che sei il mio custode, illuminami, custodiscimi, reggi e governa me che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.

persecuzione in Africa

Chiesa in Nigeria, dopo un attentato
Nel settembre del 2012, in occasione di un convegno organizzato presso l’università di El Jadida, in Marocco, il Cesnur, Centro Studi sulle Nuove Religioni, diretto dal sociologo Massimo Introvigne, ha presentato una ricerca intitolata “La religione in un contesto globalizzato”. Uno dei risultati più rilevanti emersi è la forte diffusione del cristianesimo in Africa, cresciuto fino a diventare la prima religione superando ampiamente l’islam. In termini percentuali i cristiani rappresentano infatti oggi il 46,53% della popolazione africana e gli islamici il 40,46; il cristianesimo è la prima religione in 31 paesi e l’islam in 21. Secondo il Cesnur, inoltre, al ritmo attuale, entro dieci anni i cristiani in Africa sfioreranno il 50% e costituiranno il maggiore blocco continentale all’interno del cristianesimo, precedendo Europa e America Latina. Si comprende meglio la portata storica di questo sviluppo considerando che nel 1900, quando nel continente abitavano circa 133 milioni di persone, i cristiani erano in tutto dieci milioni mentre nel 2012 sono diventati quasi 500 milioni su una popolazione di circa un miliardo.
«Sono dati ancora poco conosciuti – spiegava Massimo Introvigne commentando la ricerca – ma hanno un grande significato storico, culturale e politico. Ormai ci sono più cristiani praticanti in Africa che in Europa. Alla lunga questo cambierà non solo l’Africa, ma anche il cristianesimo».
«Non tutti, naturalmente, sono contenti di questi sviluppi – aveva aggiunto – un certo ultra-fondamentalismo islamico considera scandaloso il fatto che in Africa ci siano più cristiani che musulmani e dunque perseguita e uccide i cristiani in paesi come la Nigeria, il Mali, la Somalia e il Kenya. Gli ultra-fondamentalisti pensano che oggi la battaglia decisiva per sapere se il mondo sarà musulmano o cristiano si combatta in Africa. E che l’islam sta perdendo. Per questo reagiscono con le bombe».
Queste ultime considerazioni di Introvigne si sono purtroppo dimostrate drammaticamente giuste. Nell’anno trascorso le persecuzioni e le violenze contro i cristiani in Africa si sono moltiplicate estendendosi a paesi in precedenza considerati sicuri. Lo conferma la World Watch List, l’elenco dei 50 paesi in cui si verificano le più gravi persecuzioni nei confronti dei cristiani pubblicato ogni anno da Open Doors Usa, l’organizzazione non governativa internazionale che da quasi 60 anni aiuta e sostiene i cristiani perseguitati nel mondo. 18 dei 50 stati elencati nel 2013 sono africani, tre dei quali – Somalia, Mali ed Eritrea – figurano tra le prime dieci posizioni.
È da notare che è la prima volta che il Mali entra nella World Watch List, “conquistando” subito la settima posizione in seguito al conflitto che, a partire da 2012 e per circa un anno, ha consegnato il Nord del paese nelle mani di alcuni gruppi islamisti legati ad Al Qaeda. Altri quattro stati, situati, come il Mali, nell’Africa Sub-Sahariana, compaiono nella lista per la prima volta: Tanzania, Kenya, Uganda e Niger. Complessivamente, inoltre, sono almeno otto i paesi africani in cui le persecuzioni e le violenze contro i cristiani si sono intensificate.
Questo fa dire a Open Doors Usa che «l’Africa, dove il cristianesimo si è maggiormente diffuso nel corso dell’ultimo secolo, oggi è la regione del mondo in cui l’oppressione dei cristiani si diffonde più rapidamente».
Uno degli aspetti più allarmanti della situazione creatasi negli ultimi anni nel continente è dato dal fatto che gli Islamici ultra-fondamentalisti si sono moltiplicati e radicati non soltanto nei paesi in prevalenza abitati da Musulmani, ma anche in alcuni stati a larga maggioranza cristiana dove hanno messo a segno diversi attentati a sacerdoti, chiese e strutture frequentate da cristiani. I paesi maggiormente colpiti nell’ultimo anno sono stati il Kenya e il Tanzania.
Resta inoltre fuori dall’elenco stilato da Open Doors Usa la Repubblica Centrafricana che, dopo il colpo di stato che nel marzo del 2013 ha rovesciato il presidente François Bozize, ha assistito a un crescendo di violenze nei confronti dei cristiani ad opera di Seleka, l’alleanza di partiti autrice del golpe, che ha accolto nelle sue file numerosissimi miliziani islamici provenienti dal Ciad e dal Sudan.
Un ulteriore fattore di rischio per i cristiani africani deriva dall’impegno dei tanti religiosi e laici che denunciano malgoverno, corruzione, abusi di regime, violazioni dei diritti umani commesse dai governi: una scelta che in Africa può costare la vita. È il caso dello Zimbabwe dove Aiuto alla Chiesa che soffre ha raccolto numerose denunce di arresti arbitrari di sacerdoti e suore e di minacce ad essi rivolte. Vescovi, sacerdoti e altri religiosi pagano così la loro determinazione a difendere i diritti della popolazione più povera ed emarginata. Anonima per motivi di sicurezza, data la situazione, è la testimonianza di un vescovo, raccolta nel gennaio del 2012 da Aiuto alla Chiesa che soffre: «In alcune parti dello Zimbabwe assistiamo all’inizio di una vera e propria persecuzione della Chiesa, specialmente dove i cristiani rifiutano di farsi cooptare dallo Zanu-Pf, il partito al potere».
Paradigma della situazione dei cristiani africani resta comunque la Nigeria dove i cristiani sotto attacco resistono alla pressione di Boko Haram, il gruppo terrorista che per primo ha incominciato ad attaccare chiese e fedeli, senza fermarsi davanti alle ricorrenze più sacre, anzi approfittandone per colpire più duramente.

La famiglia di Paglia non è quella di Müller

Monsignor Gerhard Ludwig Muller
La copia dell'Osservatore Romano di mercoledì non deve essere finita sulla scrivania di monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia e già vescovo di Terni. In quell'edizione dell'organo ufficiale della Santa Sede, il giornale del Papa, c'erano due lunghe e dense pagine firmate dal prefetto della congregazione per la dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller, in cui si fissavano paletti robusti e precisi su matrimonio, divorziati, famiglia. L'Osservatore Romano presentava il documento come "contributo" in vista del Sinodo sulla pastorale della famiglia annunciato e convocato da Francesco per l'autunno del 2014.

Eppure, a leggere la dotta lezione di Müller, quelle parole sembravano ben di più che un semplice contributo: era dottrina, chiara e netta, emessa da quello che un tempo era il Sant'Uffizio. Vincoli ben determinati su ciò che è ammesso e ciò che è contrario alla volontà di Dio. Su ciò che è nella disponibilità dell'uomo e ciò che non è più nel suo libero arbitrio. Non a caso, nei settori progressisti più allergici ai recinti dottrinali e tutto ciò che sa di depositum fidei, è già partita la campagna per fare del testo del prefetto tedesco niente di più che un parere personale. Due le strategie: o derubricare il documento a piccola dichiarazione da allegare al kit dei padri sinodali, o non dare a esso troppa pubblicità.
Che delle parole di Müller si possa fare a meno, sembra convinto anche monsignor Paglia, che sul tema è intervenuto con un'intervista concessa venerdì ad Avvenire. Da parte sua nessuna lezione di teologia sacramentale, naturalmente. Semplicemente, un copia-incolla del lessico più usato da Francesco, nel maldestro tentativo di far proprie le immagini lanciate da Bergoglio che tanto piacciono e sono di moda – in curia è tempo di nomine, e il titolare del Pontificio consiglio per la famiglia non è stato ancora confermato.

Mons. Paglia parla di "ferite" da curare (ecco l'ospedale da campo che torna), invoca "semplicità, trasparenza, stile accogliente e linguaggio di immediata comprensione". Spera che attorno a queste parole d'ordine si sviluppi la discussione sinodale. E questo perché "si tratta con tutta evidenza di un'urgenza assoluta non solo dal punto di vista pastorale, ma anche sociale, culturale, politico". Ma Paglia va oltre, e siccome a bordo di un aereo e parlando a braccio il Pontefice aveva detto che del problema dei divorziati risposati bisognava discutere, l'ex vescovo di Terni tenta la fuga in avanti e arriva a dire che "la nostra attenzione deve essere rivolta a tutte le famiglie, e dico davvero a tutte, senza esclusioni di sorta".
Su cosa intenda per "tutte", è più chiaro qualche riga dopo: "La famiglia è la cosa più bella del mondo". E lo sguardo della chiesa "deve comprendere e accogliere persone separate, divorziati non risposati e divorziati risposati, persone chiedono di verificare la nullità del loro matrimonio, conviventi". Una sfida che il prelato definisce "globale", ma d'altronde, "cosa c'è di più globale della famiglia?". Famiglia, che, dice Paglia, "è la cosa più bella del mondo". Parla di misericordia, l'ex vescovo di Terni, come se la misericordia fosse una specie di colpo di spugna che cancella ogni cosa.

Ma anche qui, a chiarire come stiano le cose per la dottrina cattolica, è intervenuto Müller: "Attraverso quello che oggettivamente suona come un falso richiamo alla misericordia si incorre nel rischio della banalizzazione dell’immagine stessa di Dio, secondo la quale Dio non potrebbe far altro che perdonare. Al mistero di Dio appartengono, oltre alla misericordia, anche la santità e la giustizia; se si nascondono questi attributi di Dio e non si prende sul serio la realtà del peccato, non si può nemmeno mediare alle persone la sua misericordia".

E la famiglia è una sola, e risponde alla chiamata di Dio che si concretizza – per citare il Papa ad Assisi – nella "vocazione a formare di due, maschio e femmina, una sola carne, una sola vita". Il prefetto custode della fede recepisce l'indicazione di Bergoglio e la amplia, irrobustendola di teologia: "Il matrimonio è inteso come una completa comunione corporale e spirituale di vita e di amore tra uomo e donna, che si donano e si accolgono l’un l’altro in quanto persone. Attraverso l’atto personale e libero del reciproco consenso viene fondata per diritto divino un’istituzione stabile, ordinata al bene dei coniugi e della prole, e non dipendente dall’arbitrio dell’uomo: questa intima unione, in quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l’indissolubile unità".
E' chiaro mons. Muller, anche nel chiarire che neppure il pentimento può consentire ai divorziati risposati l'accostamento ai sacramenti. La Chiesa cattolica non è la Chiesa ortodossa, e la prassi della "seconda possibilità", pure citata nell'intervista aerea dello scorso luglio direttamente da Papa Francesco, non è possibile: "Questa prassi non è coerente con la volontà di Dio, chiaramente espressa dalle parole di Gesù sulla indissolubilità del matrimonio, e ciò  rappresenta certamente una questione ecumenica da non sottovalutare". Insomma, non c'è molto da discutere. Se questa è la volontà di Dio, dice Müller, non si può innovare né inventare alcunché.
Una linea che tutti (a cominciare dai responsabili di curia in materia) dovrebbero seguire e osservare. Ma mons. Paglia, sempre su Avvenire, non ci sta e dice che "non abbiamo bisogno di nuovi interventi normativi, ma di freschezza e di gioia". I vescovi, aggiunge, "avranno senz'altro l'opportunità di approfondire le questioni dottrinali più urgenti, ma l'urgenza è un'altra: "Accogliere e ascoltare le famiglie così come sono, tutte le famiglie, nella complessità delle varie situazioni". Il motivo lo spiega lo stesso prelato: "La pastorale familiare deve essere profondamente ridefinita in un'ottica di semplicità e di immediatezza. Dobbiamo essere sempre più in grado di parlare a tutti, con un linguaggio capace di coniugare verità e misericordia". Insomma, per il presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, basta paletti e vincoli fastidiosi: più che dottrina, servono freschezza e gioia.
Oltre al testo di Müller, evidentemente, non aveva letto in anticipo neppure il testo che il Papa avrebbe letto venerdì a mezzogiorno davanti alla plenaria dell'organismo presieduto proprio da Paglia: "La famiglia  – chiariva Francesco – si fonda sul matrimonio. Attraverso un atto d’amore libero e fedele, gli sposi cristiani testimoniano che il matrimonio, in quanto sacramento, è la base su cui si fonda la famiglia e rende più solida l’unione dei coniugi e il loro reciproco donarsi. Il matrimonio è come se fosse un primo sacramento dell’umano, ove la persona scopre se stessa, si auto-comprende in relazione agli altri e in relazione all’amore che è capace di ricevere e di dare".

CORONCINA

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Padre NostroPadre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave MariaAve Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen
Credo
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
O Sangue e Acqua ,che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi,confido in Te
Per chi non ha mai recitato il rosario e non capisce bene come deve essere recitata la coroncina alla Divina Misericordia segua lo schema qui sotto tutto di seguito e ricordi di meditare la dolorosa passione di Gesù:
Segno della croce
1 volta Padre nostro
1 volta Ave Maria
1 volta il Credo Apostolico
di seguito:
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.

quindi alla fine si ripete 3 volte:
Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero.
1 volta
O Sangue e Acqua ,che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi,confido in Te
Amen. Segno della croce

ANGELUS

V. Angelus Domini nuntiavit Mariae;
R. Et concepit de Spiritu Sancto.

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.

V.
Ecce ancilla Domini.
R. Fiat mihi secundum verbum tuum.

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.

V.
Et Verbum caro factum est.
R. Et habitavit in nobis.

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.

V.
Ora pro nobis, sancta Dei Genetrix.
R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Oremus:
Gratiam tuam, quaesumus, Domine, mentibus nostris infunde; ut qui, Angelo nuntiante, Christi Filii tui incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem, ad resurrectionis gloriam perducamur. Per eundem Christum Dominum nostrum.
R. Amen.


V. L’Angelo del Signore portò l’annunzio a Maria;
R. Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo.

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

V.
Eccomi, sono la serva del Signore.
R. Si compia in me la tua parola.

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

V.
E il Verbo si fece carne.
R. E venne ad abitare in mezzo a noi.

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

V.
Prega per noi, santa Madre di Dio.
R. Perché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo:
Infondi nel nostro spirito la Tua grazia, o Padre: Tu che all’annuncio dell’Angelo ci hai rivelato l’Incarnazione del Tuo Figlio, per la Sua Passione e la Sua Croce guidaci alla gloria della Risurrezione. Per Cristo nostro Signore.
R. Amen.

Il Papa alle famiglie: rimanete unite a Gesù, perché se non c'è l'amore non c'è la gioia

Il Papa alle famiglie: rimanete unite a Gesù, perché se non c'è l'amore non c'è la gioia



Gli sposi “pregano insieme e con la comunità” perché “hanno bisogno dell’aiuto di Gesù” “per accogliersi l’un l’altro ogni giorno, e perdonarsi ogni giorno”. Lo ha ricordato Papa Francesco nel discorso alle migliaia di famiglie provenienti da oltre 70 paesi del mondo, che hanno affollato Piazza San Pietro nel pomeriggio di questo 26 ottobre per il Pellegrinaggio alla tomba di San Pietro nell’Anno della fede. In tutto circa 100mila i presenti fra genitori, bambini e nonni. Il servizio di Debora Donnini: RealAudioMP3

Questa piazza “vi abbraccia: siamo un solo popolo, con un’anima sola, convocati dal Signore che ci ama e ci sostiene”. Papa Francesco rivolge le sue parole piene di calore ad una Piazza San Pietro colorata da una distesa di palloncini, festante, gremita da migliaia di famiglie: neonati in carrozzina, bambini di ogni età, genitori, nonni, ci sono anche bisnonni, riuniti per ascoltare le parole del Papa e per la Professione di Fede. Papa Francesco arriva sul Sagrato mano nella mano con dieci bambini e subito scherza con loro affettuosamente, chiedendogli se sanno farsi il segno della Croce. “Famiglia, vivi la gioia della fede” è il tema del Pellegrinaggio e il Papa si sofferma proprio sul modo in cui sperimentare questa gioia nella famiglia, oggi. Papa Francesco conosce le difficoltà che le famiglie vivono. “La vita spesso è faticosa”, “lavorare è fatica”, “ma – ricorda il Papa – quello che pesa di più nella vita è la mancanza di amore”; “pesano certi silenzi, a volte anche in famiglia, fra marito e moglie, fra genitori e figli”. Il Papa pensa anche agli anziani soli e alle famiglie che non sono aiutate a sostenere chi in casa ha bisogno di cure speciali. A tutte le famiglie Papa Francesco ricorda le parole di Gesù: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi”. “Il Signore conosce le nostre fatiche" e i pesi della nostra vita, dice, ma anche il nostro profondo desiderio di trovare la gioia del ristoro:

“Gesù ha detto: 'La vostra gioia sia piena'. Gesù vuole che la nostra gioia sia piena! Lo ha detto agli apostoli e lo ripete oggi a noi. Allora questa è la prima cosa che stasera voglio condividere con voi, ed è una parola di Gesù: Venite a me, famiglie di tutto il mondo - dice Gesù - e io vi darò ristoro, affinché la vostra gioia sia piena. E questa Parola di Gesù portatela a casa, portatela nel cuore, condividetela in famiglia. Ci invita ad andare da Lui per darci, per darvi e per darci a tutti la gioia”.

Papa Francesco si rifà poi al Rito del Matrimonio dove ci si promette di essere fedeli sempre “nella gioia e nel dolore”. “Come Abramo” gli sposi si mettono in cammino insieme e il Papa ricorda che proprio questo è il matrimonio: “partire e camminare insieme, mano nella mano, affidandosi alla grande mano del Signore”:

“Mano nella mano, sempre e per tutta la vita! E non fare caso a questa cultura del provvisorio, che ci taglia la vita a pezzi! Con questa fiducia nella fedeltà di Dio si affronta tutto, senza paura, con responsabilità”.

Il Papa ricorda quindi che gli sposi cristiani non sono ingenui, conoscono i problemi e i pericoli della vita. Ma non hanno paura di assumersi la loro responsabilità, davanti a Dio e alla società. Senza scappare, senza isolarsi, senza rinunciare alla missione di formare una famiglia e di mettere al mondo dei figli e “i cristiani - sottolinea - si sposano nel Sacramento perché sono consapevoli di averne bisogno!”. Papa Francesco ribadisce, quindi, quanto sia importante per gli sposi pregare insieme:

“E nel loro Matrimonio pregano insieme e con la comunità. Perché? Perché si usa fare così? No! Lo fanno perché ne hanno bisogno, per il lungo viaggio che devono fare insieme: un lungo viaggio che non è a pezzi, dura tutta la vita! E hanno bisogno dell’aiuto di Gesù, per camminare insieme con fiducia, per accogliersi l’un l’altro ogni giorno, e perdonarsi ogni giorno! E questo è importante, eh! Nelle famiglie saper perdonarsi”.

Poi ripete le tre parole-chiave che servono per portare avanti una famiglia: permesso, grazie e scusa:

“Ma sentite questo consiglio: non finire la giornata senza fare la pace. La pace si rifà ogni giorno in famiglia! Senza chiedersi scusa: 'scusatemi' ecco e si rincomincia di nuovo. Permesso, grazie, scusa! Lo diciamo insieme? Permesso, grazie e scusa! Facciamo queste tre parole in famiglia! Perdonarsi ogni giorno!”.
Sono tanti i momenti belli in famiglia: il pranzo insieme, l’uscita nel parco o in campagna, la visita ai nonni “ma – sottolinea il Papa – se manca l’amore manca la gioia, manca la festa, e l’amore ce lo dona sempre Gesù: Lui è la fonte inesauribile, e si dona a noi nell’Eucaristia”. E lì Lui “ci dà la sua Parola e il Pane della vita, perché la nostra gioia sia piena”. Quindi il Papa si sofferma sull’icona presente, che raffigura la Presentazione di Gesù al Tempio, dove si intrecciano tre generazioni: Simeone e Anna, i due anziani, rappresentano “la fede come memoria” e il Papa invita ad ascoltare i nonni che sono la saggezza di un popolo; Maria e Giuseppe sono la famiglia santificata dalla presenza di Gesù. “Rimanete sempre unite a Gesù – conclude - e portatelo a tutti con la vostra testimonianza”. E dopo la Professione di Fede, Papa Francesco saluta le famiglie durante il giro con la jeep scoperta in piazza San Pietro.

Ad intervenire durante l’incontro anche mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che ricorda come nella piazza si senta davvero la gioia della fede. “E’ il miracolo della fede che sposta le montagne di egoismo e di solitudine – dice – e ci rende costruttori di famiglie e figli di quella grande famiglia che è la Chiesa”. Mons. Paglia sottolinea anche l’importanza che le famiglie non siano sole ma si leghino fra loro in una rete di solidarietà e in particolare si rivolge alle famiglie siriane: “vi siamo vicini – afferma – vi abbracciamo forte come questa piazza abbraccia noi!”.

Prima, fin dal primo pomeriggio, alcune testimonianze su come la fede aiuti a superare le crisi e ad aprirsi all’accoglienza si sono alternate a momenti di musica. Tra queste una famiglia di Lampedusa che ha aiutato e accolto gli immigrati sbarcati sull’isola e una famiglia fuggita dalla Siria. E ancora testimonianze di famiglie in missione. Toccante anche l’esperienza della famiglia Pandolfi con 4 figli. Negli anni hanno anche accolto numerosi minori in difficoltà come la piccola Chiara che ora ha nove anni e non può vedere, sentire, parlare, muovere gli arti e oggi è in affidamento. L’abbiamo subito amata, dice Delfina:

“E’ vero che dipende in tutto e per tutto da noi, ma è diventata il motore di tutta la famiglia, perché è lei che dà a noi la forza per impegnarci a donare la nostra vita agli altri. Gaetano ed io amiamo Chiara come ciascuno dei nostri figli biologici che, in certo senso, sono anch’essi in affido perché ci sono stati affidati da Dio. Ognuno di loro ha un posto privilegiato nel nostro cuore e insieme a loro ci sentiamo figli dell’unico Padre, che è Dio”.

Durante l’incontro si sono poi potute aiutare proprio le famiglie della Siria con un sms solidale al numero 45594, grazie ad un progetto promosso dalla Caritas e dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. Ad accompagnare l’evento, diversi gruppi musicali come il gruppo Gospel degli Hope Singer e il Piccolo Coro Antoniano. Insomma, una grande momento di festa e preghiera dove si è testimoniato che il Signore aiuta a superare le difficoltà, dà gioia e trasforma anche la sofferenza in amore.

"Il pelo nell'uovo", ombre pedofile sul festival gay

Jan Martens
“Il pelo nell’uovo” è il titolo dell’undicesima edizione del Gender Bender, festival gay-lesbico che si svolgerà dal 23 ottobre all’8 novembre a Bologna. Sul sito della manifestazione si spiega il significato del titolo: “Con buona pace dei pignoli (è nato prima l'uovo o la gallina? uomini, donne, transessuali, etero, gay, lesbiche si nasce o si diventa?), il festival saluta con vigore l'inaspettata scoperta e attende con curiosità quell'attimo in cui, dalla forma chiusa, erompe finalmente la preziosa varietà di ogni singola storia”. Daniele Del Pozzo, direttore del festival, poi aggiunge: “L’identità di genere può diventare un tema fastidioso, come un pelo nell’uovo ma noi, come sempre, l’abbiamo inteso come un’immagine di bellezza. Inoltre, l’uovo rappresenta un momento di cambiamento”.
Il festival si snoda attraverso un intenso programma composto da 25 prime teatrali, 23 film e documentari, 22 repliche di spettacoli, tre mostre, cinque party, 19 incontri, sei concerti. La manifestazione, che coinvolge 102 ospiti e 30 volontari, si avvale della collaborazione di 50 enti, sia pubblici e privati ed è finanziato dall’Unione europea.
Nel pentolone arcobaleno che gli organizzatori hanno messo sul fuoco si trovano alcuni ingredienti davvero sgraditi e non solo per palati da educande. Tralasciamo le “infinite vite di Bambi, splendida anziana transessuale” alla quale o al quale va l’augurio che la senescenza porti consiglio e fermiamoci su "La bella Rosaspina addormentata", spettacolo teatrale per i ragazzi dagli otto anni in su. Con buona pace dei fratelli Grimm autori di questa fiaba, Rosaspina svegliatasi dal lungo sonno si innamorerà di un’azzurrissima principessa. E’ una favola "dedicata alla crescita e alla scoperta di sé - si legge sul sito del teatro Testoni - al momento critico che segna il passaggio dall'infanzia all'età adulta", insomma al momento in cui, pare che ci suggeriscano gli autori, devi decidere se vuoi essere etero o omosessuale. Lei sceglie un’altra lei perché i tempi sono cambiati. Infatti mentre dormiva 100 anni il mondo ha vissuto la "Prima e seconda Guerra mondiale, gli anni '70, i Beatles, la televisione, i matrimoni gay, Facebook". Vien da dire che sarebbe stato meglio per la povera bella addormentata non svegliarsi più. “Rosaspina” si inserisce nel progetto Teatro Arcobaleno, “dedicato all'infanzia per promuovere attraverso il teatro il rispetto delle differenze”, progetto che durerà un anno intero.
Due note di commento a questo progetto “pedagogico” omosessualista in cui si carpisce la fiducia dei più piccoli per poi sedurli – non sessualmente – ma ideologicamente. Simili operazioni di rivisitazione in chiave gay dei classici per bambini lasciano la sgradevole impressione che la purezza di queste fiabe sia come stata stuprata, violata nell’intimo. La fiaba ha una sua importanza per la sua capacità di ridurre la complessità del reale a categorie morali semplici: da una parte il bene e dall’altra il male. L’efficacia di tale strumento narrativo è stato qui (ab)usato per inserire nella casellina “bene” i rapporti omosessuali, forti del fatto che i piccoli spettatori non hanno sufficienti filtri critici per giudicare da se stessi ciò che vedono e che se “un grande” gli dice che questo è buono c’è da credergli ad occhi chiusi. L’innocenza è stata violata.
Gli organizzatori del festival Gender Bender però non perseguono solo l’intento di indottrinare i bambini al credo gay, ma – se non andiamo errando - si spingono ben più in là e pare che strizzino l’occhio alla pedofilia. In cartellone infatti c’è anche lo spettacolo di danza “Lolita” tratto dal famigerato romanzo di Vladimir Nabokov, la cui interprete è una bambina di soli 11 anni. Lo spettacolo forse non andrà in scena perché la Direzione Territoriale del lavoro ha sentito puzza di pedofilia. Un comunicato della compagnia di danza infatti spiega che “la Direzione Territoriale del lavoro di Bologna, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, a cui abbiamo regolarmente depositato la richiesta di autorizzazione al lavoro minorile per Olga Bercini, l’interprete di 11 anni dello spettacolo ci ha chiesto una variazione del copione per garantire la salute fisica e salvaguardare la moralità della minore nella parte di protagonista” (variazione ritenuta inaccettabile per la compagnia che al momento ha preferito far saltare lo spettacolo). Insomma una mossa politicamente corretta per evitare lo scandalo. La compagnia però obietta che non si deve leggere nel loro spettacolo nessun accento morboso perché si tratta semplicemente di “un lavoro che riflette sull’immagine di bambini-adulti, bambini-sexy e bambini di successo che tutti i giorni i media ci propongono. Un lavoro che si interroga su cosa significhi essere bambino oggi, che modello venga loro proposto e cosa loro introiettino”. E perché allora proporlo all’interno di un festival omosessuale? E perché usare proprio la vicenda di Lolita, bambina vittima di un rapporto pedofilo e incestuoso, per parlare d’altro come la reificazione, la banalizzazione e lo sfruttamento dell’immagine dei più piccoli? Ma forse, come ammoniscono gli organizzatori della manifestazione, queste sono solo domande da pignoli moralisti.
A conferma che il tema della pedofilia è un’ombra minacciosa che grava su questo gaio festival c’è anche “Victor”, coreografia del ballerino Jan Martens dove danzano un adulto e un bambino. Così il commento sul sito del festival: “Un uomo e un bambino danno vita a un duetto di corpi. Il primo ha già percorso un lungo cammino; il secondo vuole crescere il più in fretta possibile. Il risultato è una prova di potere giocata con armi impari. A fronteggiarsi sono la grandezza e l'onestà, la forza e l'innocenza, che in fondo non desiderano altro che incontrarsi a metà strada”. Speriamo solo che il punto mediano di incontro non sia il letto dell’adulto. Qui ci pare che siamo ben oltre all' "educazione" del rispetto delle differenze e non ci sembra che così dicendo siamo andati alla ricerca del “pelo nell’uovo”.

IL VANGELO DEL GIORNO

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Vangelo (Lc 18,9-14)
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù 9disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
COMMENTO
Dio non guarda i meriti degli uomini ma i loro bisogni. Il Signore non è attratto dalle virtù di pochi ma dalla necessità di molti. E' questo il senso di questa parabola veramente sconcertante di Lc.

"Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri" (Lc 18,9). Letteralmente è "persuasi intimamente, dentro di sé": cioè persone che sono certe di essere nel giusto, che non hanno dubbi su questo.
Questi che ritengono di essere giusti in base alla loro virtù, alla loro santità di vita e al rispetto delle regole e dei comandamenti, e che si arrogano il diritto di giudicare gli altri, sono i farisei. Quindi l'insegnamento di Gesù è rivolto a loro.
"Disprezzavano gli altri": questa è una caratteristica delle persone religiose. Poiché si sentono a posto con Dio, si sentono in diritto di condannare, di giudicare, di insegnare agli altri, di puntare il dito.
Una coppia era fedelissima alla messa domenicale, una bravissima famiglia che rispettava tutte le regole della Chiesa. Da tutti erano indicati come coppia e genitori modello e loro si sentivano da "esempio". Ed erano "feroci" nel giudicare le altre coppie "non in regola con la Chiesa". Solo che, proprio a loro, accadde che nel giro di un anno entrambi i loro figli divorziarono! All'inizio fu una vergogna: neppure si sentivano degni di andare in chiesa. Ma poi fu un momento di grazia straordinario: "Prima Dio ci doveva l'amore; adesso ce lo dà senza meriti. Adesso sì che sappiamo chi è Dio (amore gratuito e immeritato)". E hanno smesso di giudicare e di sentirsi migliori degli altri.

"Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano" (Lc 18,10).
Il termine fariseo significa "separato". Il fariseo era separato dal resto dalla gente e metteva in pratica nella vita quotidiana i 613 precetti che aveva estrapolato dalla Legge di Mosè, stava meticolosamente attento a non infrangere nessuno dei 1521 divieti di lavori da compiere nel giorno di sabato e aveva un'attenzione maniacale nel non contaminarsi da tutto ciò che era ritenuto impuro.
C'era perfino una preghiera che si doveva dire quando si andava in bagno: "Ti ringrazio Signore perché hai creato nell'uomo dei buchi che si chiudono e dei buchi che si aprono, perché se quelli che si chiudono fossero aperti e quelli che si aprono non si chiudessero, l'uomo non potrebbe vivere" e poi uno tirava l'acqua del water!
Il fariseo è quindi un professionista del sacro, della religione ed è il più osservante della legge. E' un santo. Il fariseo si sente a posto con Dio.
E' interessante perché anche i cristiani venivano chiamati "santi=separati". Ma c'è una differenza. I farisei si separavano dagli altri perché erano più degli altri (che quindi giudicavano).
I cristiani si separavano dalla sfera del male attraverso il dono dello Spirito Santo e quindi aiutavano, incontravano gli altri, creando uguaglianza, accoglienza e incontro tra le persone.
Il pubblicano era un daziere. Pubblicano viene da pubblicus (cosa pubblica): era colui che vinceva l'appalto per l'imposta delle tasse da dare a Roma. Stabilito quanto dare a Roma, metteva poi l'imposta che voleva. I pubblicani erano quindi dei ladri di professione. Ed erano talmente impuri, dicevano i farisei, che se anche si fossero convertiti non si sarebbero potuti salvare perché non avrebbero potuto restituire tutto quello che avevano rubato. Sono quindi dei dannati: per loro non c'è speranza né via d'uscita.
Eppure anche lui sale al tempio! E se sa che per lui non c'è speranza, perché ci sale? Ed è qui che si vede la sua fede!
Gesù quindi ci presenta i due estremi: l'estremo osservante (il fariseo) e l'estremo non osservante (il pubblicano). Il fariseo è colui che ha la santità in tasca, il pubblicano invece il dannato.

"Il fariseo, stando in piedi" (Lc 18,11). La preghiera del fariseo serve per farsi vedere (Mt 6,5: "Amano pregare stando in piedi per essere visti dalla gente"). Lui è convinto di essere un modello di preghiera per gli altri.
E' interessante vedere come le persone pregano perché dice una concezione di Dio. Nel mondo orientale quando un padrone chiama un servo, il servo si mette in ginocchio (in ginocchio=non puoi camminare; non puoi andare dove vuoi: tu sei mio) e con le mani giunte (tu non puoi fare/mani quello che vuoi: tu fai quello che ti dico io). Quindi questo modo di pregare dice un rapporto: Dio è il padrone, tu sei il suo servo. Qui è l'uomo che da qualcosa a Dio.
Qui la relazione è: uno sta sopra e uno sta sotto. Se è Dio tu sei il suo servo ubbidiente e sottomesso; se sei tu allora tu domini, giudichi, condanni e gli altri sono "sotto" di te. Se sei quello che sta sopra tu "domini"; se sei quello che sta sotto hai paura.
I primi cristiani, infatti, capirono che il Dio di Gesù non era così. E come pregavano? In piedi, perché in piedi è l'atteggiamento della persona libera, amica e con le mani non giunte ma aperte per accogliere quest'amore. Nei graffiti e nei dipinti delle catacombe si vedono sempre i cristiani con le mani alzate (=per accogliere l'amore). Dice un rapporto diverso: Dio è l'amico, il compagno, l'amore che si vuole donare a te. Se tu lo vuoi lo accogli, te lo prendi ed è tutto per te. Qui è Dio che da tutto Sé all'uomo.
Qui la relazione è: io sto affianco a te. Dio è vicino a te per accompagnarti, per aiutarti, per amarti e se sei tu, tu ti avvicini agli altri non per dominarli ma per aiutarli, per servirli, per aiutarli. La concezione di Dio determina la concezione dell'uomo e i rapporti che avremo con gli altri. Qui, invece, c'è parità: ricevo e do.

"Pregava così tra sé" (Lc 18,11), letteralmente "verso se stesso". In realtà lui non prega il Signore ma se stesso.
Osservate la differenza tra la preghiera del fariseo (lunga!) e quella del pubblicano (brevissima!). Lui si compiace di se stesso, si sbrodola: è un compiaciuto soliloquio delle proprie virtù, sui propri meriti e sulla propria santità. E questa "trave" di essere "giusto" gli impedisce di vedere se stesso.
Gesù li chiama "ipocriti" non nel senso nostro morale, ma nel senso del termine: "Teatranti, commedianti". Già il Talmud diceva: "Al mondo ci sono dieci porzioni di ipocrisia (=cioè di commedia) e nove si trovano a Gerusalemme". Il teatrante è colui che mostra un atteggiamento fuori che dentro non ha.

"O Dio ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano" (Lc 18,11).
Il senso di santità porta al disprezzo degli altri. Il fariseo si distingue dal resto della gente che lui ritiene ladri, ingiusti e adulteri. In realtà Gesù è molto ironico perché Gesù ha accusato i farisei dei ladri soprattutto all'esterno. L'adulterio era una delle immagini con cui i profeti identificano l'idolatria: il fariseo non è adultero perché è idolatra ma perché ha fatto di se stesso l'idolo al quale rivolgersi e di cui compiacersi.
Os 6,6: "Misericordia io voglio e non sacrificio". Tutte queste cose, quindi, sono cose che il Signore non ha richiesto e che non vuole. Is 2,12.15: "Quando venite a presentarvi a me, chi richiede da voi che veniate a calpestare i miei atri? Quando stendete le mani, io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto". Dio non è con noi quando preghiamo ma quando condividiamo con gli altri.
"Adulteri": Lc è tremendamente ironico perché l'accusa che il fariseo fa degli altri è invece ciò che lui stesso vive. Infatti l'adulterio era un'immagine con cui la Bibbia parla dell'idolatria degli ebrei. Hanno abbandonato Dio il loro Sposo e "sono andati" con altri "sposi".
"E neanche come questo pubblicano": è lo sguardo di chi è schifato dal pubblicano.
I farisei hanno spesso frasi di questo tipo: "Che schifo! E' indegno! Che vergogna!". Cioè si scandalizzano facilmente perché loro si sentono bravi, puri, perfetti, santi. Il fariseo ha bisogno di sentirsi superiore, di più degli altri.

"Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo" (Lc 18,12).
I suoi meriti: digiuno due volte la settimana. Ma il digiuno era obbligatorio solo una volta all'anno (il giorno dell'Espiazione; Lv 16,31). Ma i farisei sono più preti dei preti, e fanno sempre di più di quello che è necessario e per questo digiunano il lunedì e il giovedì, in ricordo della salita e della discesa di Mosè dal Monte Sinai.
E paga le decime non solo su quello che è prescritto ma su tutto quello che possiede. Quindi si vanta di fare quelle cose che anche San Paolo dirà (anche lui era stato un fariseo): "Sono cose da nulla! Non servono a niente! Hanno solo come valore di soddisfare se stessi (la carne)". Col 2,16-23: "Nessuno vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda o riguardo a feste, a noviluni e a sabati: tutte queste che sono ombra delle future; ma la realtà, invece, è Cristo. Nessuno vi impedisca di conseguire il premio, compiacendosi in pratiche di poco conto o nella venerazione degli angeli, seguendo le proprie pretese visioni, gonfio di vano orgoglio nella sua mente carnale, senza essere stretto invece al capo, dal quale tutto il corpo riceve sostentamento e coesione per mezzo di giunture e legami, realizzando così la crescita secondo il volere di Dio. Se pertanto siete morti con Cristo agli elementi del mondo perché lasciarvi imporre, come se viveste ancora nel mondo, dei precetti quali "Non prendere, non gustare, non toccare"? Tutte queste cose destinate a scomparire con l'uso: sono infatti prescrizioni e insegnamenti di uomini! Queste cose hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiosità e umiltà e austerità riguardo al corpo, ma in realtà non servono che per soddisfare la carne".
San Paolo ritiene addirittura nocive tutte queste cose (digiuno, preghiere, novene, feste, santini, devozioni, ecc.) quando alimentano l'orgoglio dell'uomo centrato sulla propria elevazione e non sull'amore e sul servizio verso gli altri ("Le considero escrementi (merda!)" Fil 3,8-9).

"Il pubblicano invece, fermatosi a distanza non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore" (Lc 18,13). Il peccatore quindi che vive in una condizione di peccato irrimediabile.
"Distanza" (makrothen) è un termine tecnico con il quale gli evangelisti indicano gli esclusi dal Signore.
"Gli occhi al cielo": è un'immagine di Dio.
"Si batteva il petto": segno di profondo dolore, pentimento, da una situazione dalla quale, anche se vuole, non ha vie d'uscita.
"Abbi pietà": il verbo, all'imperativo (ilastheti), non vuol dire "abbi pietà" ma piuttosto "sii benevolo, misericordioso nei confronti di me peccatore".
Solo che il pubblicano dimostra di avere una grandissima fede. Perché? Sa che l'amore di Dio è talmente grande che anche lui, peccatore "per sempre", è amato. Sa che l'amore di Dio non si arresta di fronte a niente. L'amore di Dio è incondizionato (Sal 23,4: "Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me". Cioè: "Se anche finissi all'inferno, io non ho paura perché tu mi vuoi così bene che verresti lì con me!").
Lc ci presenta quindi due personaggi entrambi chiusi di fronte a Dio: ma soltanto uno ne è cosciente.
Il fariseo vede solo se stesso (per questo è chiuso a Dio) mentre il pubblicano lo è perché vive una vita di peccato, di imbroglio, di truffe, ma ne è cosciente. Ed ecco la conclusione sconcertante.

"Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato" (Lc 18,14).
"Giustificato" vuol dire perdonato, in buoni rapporti con il Signore.
Che colpe ha il fariseo per non meritare il perdono (la giustificazione)? E che meriti ha il pubblicano per ottenere l'amore di Dio? Nessuno dei due ha niente di tutto questo. Ma il Dio di Gesù non guarda i loro meriti, la loro santità, le loro virtù, ma le loro necessità e i loro bisogni.
Ecco il finale sconcertante: Dio è amore, misericordia per tutti (qui il pubblicano non cambia vita; la prostituta non cambia lavoro!) e vuole che tutti si sentano amati. Gesù non chiede nulla in cambio, chiede solo di lasciarsi amare. Il Dio di Gesù non è il Dio che noi pensiamo: a quelli bravi e buoni li premiamo, gli altri no. Lui vuole amare tutti e li ama indipendentemente dalla loro condotta e dal loro comportamento.

Cosa mi dice questo vangelo? 1. Conosci la tua luce (doti, risorse, calori, sogni) e riconosci il tuo buio.
Riconosci che quel pubblicano sei tu... ma Dio ti ama lo stesso.
Tutti noi abbiamo un lato oscuro, tutti noi abbiamo le nostre zone d'ombra, tutti noi siamo pubblicani. E' che siccome distrugge la nostra immagine di "in sostanza siamo delle buone persone", allora preferiamo non vedere ciò che siamo per poter dire: "Beh non sono poi così male!".
Per questo la gente odia conoscersi, guardarsi dentro, mettersi a nudo davanti lo specchio della consapevolezza, perché vedrebbe qualcuno che non è quello che pensa di essere.
Accettati per quello che sei (il pubblicano) e non per quello che vorresti essere (il fariseo). Non è vero che anche tu a volte hai la tentazione di "fregare gli altri"? Non è vero che anche tu a volte fai pensieri sporchi, sconci, perversi e desideri certe cose? Non è vero che finché uno ti parla a volte con la testa sei altrove e disinteressato? Non è vero che anche tu hai odio e rabbia; e che non vuoi sentire perché non è bello, vero!, vedersi così? Non è vero che anche tu non sai perdonare certe persone e certe cose te le sei "legate al dito"? Non è vero che anche tu giudichi, condanni e che ti senti "un po' di più" di certe persone? Non è vero che non ti senti chissà chi, ma certamente non sei come "certa gente"? Non è vero che a volte godi del male che succede agli altri: "Se l'hanno cercata!; male che vuole non duole; potevano pensarci prima; ognuno raccoglie ciò che semina"? Non è vero che sei gentile nei modi ma in realtà aggressivo perché vuoi sempre aver ragione e importi? Non è vero che certe cose non le fai solo perché non sei in quella situazione? Non è vero che i tuoi figli hanno preso questa piega anche perché tu non sei stato in grado di aiutarli diversamente? Non è vero che in certi giorni ti senti fallito e non realizzato?

2. Quello che non accetti di te lo condanni negli altri. Per cui da come uno parla degli altri tu sai cos'ha dentro al suo cuore. Un dito puntato verso gli altri sono tre verso di te. Quando giudichi ti stai condannando.
Guardate il fariseo: ma cosa dice del pubblicano? Manco lo conosce! Gli da del "ladro, dell'ingiusto e dell'adultero": ora, non sappiamo se il pubblicano lo fosse, ma siamo sicuri che il fariseo lo era!
Un giorno, all'imbrunire, un contadino sedette sulla soglia della sua umile casa a godersi il fresco. Nei pressi si snodava una strada che portava al paese ed un uomo passando vide il contadino e pensò: "Quest'uomo è certo ozioso, non lavora e passa tutto il giorno seduto sulla soglia di casa...". Poco dopo, ecco apparire un altro viandante. Costui pensò: "Quest'uomo è un dongiovanni. Siede qui per poter guardare le ragazze che passano e magari infastidirle...". Infine, un forestiero diretto al villaggio disse tra sé: "Quest'uomo è certamente un gran lavoratore. Ha faticato tutto il giorno ed ora si gode il meritato riposo". In realtà, noi non possiamo sapere granché sul contadino che sedeva sulla soglia di casa. Al contrario, possiamo dire molto sui tre uomini diretti al paese: il primo era un ozioso; il secondo un poco di buono; il terzo un gran lavoratore.
C'erano due vecchiette, Elisabeth e Mary, che dicevano che solo loro sarebbero andate in paradiso. Un giorno, un giornalista, incuriosito dalla cosa, andò a intervistare una delle due, Elizabeth. Le disse: "Ma proprio nessuno a parte lei e Mary andrà in paradiso?". "No, nessuno!". "Ma neanche Madre Teresa, Papa Wojtyla". "No!". "Solo lei e la sua amica Mary?". "Beh, adesso che mi ci fa pensare, non so se ci andrà la mia amica Mary".
Ma chi ci può essere di più egoista di chi pensa che solo lui andrà in paradiso?

Un uomo che ha un problema con il femminile dirà: "Le donne sono tutte p...". Un uomo che dentro ha una tristezza infinita dirà: "Questo mondo è un mondo di m...". Un uomo che non riesce a stare con sé dirà: "Nessuno mi vuole!". Un uomo che non si fida degli altri dirà: "Non ti puoi fidare di nessuno!". Un uomo spietato e duro con sé dirà: "Ha sbagliato, adesso la deve pagare cara!". Un uomo egoista dirà: "Nessuno ti regala niente". Un uomo umiliato da piccolo ti dirà: "Non vali niente; sei un'incapace; sei uno stupido". Un uomo geloso, che teme di perdere la partner dirà: "Tu te la fai con un altro".
Allora: invece di condannare il mondo (come il fariseo), guarda il tuo cuore. Perché il pubblicano che tu condanni è dentro di te. Se non ci fosse neppure ti accorgeresti del pubblicano che c'è fuori.
Un giorno madre Teresa stava parlando con un noto criminale e ladro di Calcutta. La gente del posto era scandalizzata da ciò che vedeva. "Madre, ma lei sa chi è quello?" (certo che lei lo sapeva!). "No, chi è?". "E' un boss della malavita!". "Ah sì... pensavo fosse solo una persona".

Due uomini sono in una piazza affollata. Il primo dice: "Scommetti: vedi quell'uomo? Ha tradito sua moglie". L'altro uomo va, chiede e ottiene conferma. "E vedi quello? Anche quello!". E così uno, due, tre, cinque, dieci tentativi e dieci risultati esatti. "Ma come fai?", chiede il secondo al primo. "Semplice, l'ho tradita anch'io!".


Pensiero della Settimana

Il mondo che ti circonda non è altro che il riflesso di ciò che coltivi dentro di te. Cambia l'immagine che hai dentro di te e vedrai il mondo circostante cambiare nei tuoi confronti.
Non puoi cambiare il mondo: puoi cambiare solo te stesso.
Ma se cambi te stesso anche il mondo attorno a te cambierà.
Ogni fariseo non vedrà altro che pubblicani.
Ogni Gesù non vedrà altro che persone e uomini da amare.
PREGHIERE DEL MATTINO.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.
TI ADORO.
Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte. Ti offro le azioni della giornata, fa' che siano tutte secondo la tua santa volontà per la maggior tua gloria. Preservami dal peccato e da ogni male. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.

PADRE NOSTRO.
Padre nostro, che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

AVE MARIA.
Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei  benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

GLORIA AL PADRE.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre nei secoli, dei secoli. Amen.

CREDO O SIMBOLO APOSTOLICO.
Credo in Dio Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocefisso, morì e fu sepolto. Discese agli inferi, il terzo giorno è resuscitato secondo le Scritture. E’ salito al cielo, siede alla destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la Santa chiesa Cattolica, la Comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la resurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

ANGELO DI DIO.
Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me che ti fui affidato/a  dalla pietà celeste. Amen.

SALVE O REGINA.
Salve O Regina, Madre di misericordia, vita e dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo esuli figli di Eva, a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque avvocata nostra, volgi a noi, quegli occhi tuoi misericordiosi e mostraci dopo questo esilio, Gesù,  il frutto benedetto del tuo  seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

GESÙ, GIUSEPPE E MARIA.
Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell’ultima agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l’anima mia.

OFFERTA DELLA GIORNATA.Cuore divino di Gesù, io ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

PER LA FAMIGLIA.Il Dio della pace benedica e custodisca la nostra famiglia. Ci renda capaci di fare la sua volontà in tutte le nostre azioni e accresca in noi ciò che gli è gradito. Amen.

ATTO DI FEDE.Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo tutto quello tu hai rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere. Credo in te, unico vero Dio in tre persone uguali e distintamente, Padre e Figlio e Spirito Santo. Credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato, morto e risorto per noi, il quale darà a ciascuno, secondo i meriti, il premio o la pena eterna. Conforme a questa fede voglio sempre vivere. Signore accresci la mia fede.

ATTO DI SPERANZA.Mio Dio, spero dalla tua bontà, per le tue promesse e per i meriti di Gesù Cristo nostro Salvatore, la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla con le buone opere che io debbo e voglio fare. Signore, che io possa goderti in eterno.

ATTO DI CARITA’Mio Dio, ti amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, perché sei bene infinito e nostra eterna felicità; e per amore tuo amo il prossimo come me stesso e perdono le offese ricevute. Signore, che io ti ami sempre più.
PREGHIERA QUOTIDIANA: "SEGRETO DI SANTITA’ ".O Spirito Santo, anima della mia anima, io ti adoro, illuminami, guidami, fortificami, consolami, dimmi quello che devo fare, dammi i tuoi ordini: ti prometto di sottomettermi a tutto quello che desideri da me e di accettare quello che permetterai che mi succeda. Fammi soltanto conoscere la tua volontà! Amen
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.