mercoledì 23 ottobre 2013

Jihad in Russia. Va in crisi il modello multi-etnico

Volgograd, l'esplosione dell'autobus
Un autobus carico di studenti esplode all’improvviso. Sei ragazzi perdono la vita, altri 40 passeggeri sono feriti. Una scena che purtroppo era diventata un’abitudine nelle città israeliane, il 21 ottobre scorso viene replicata in Russia, a Volgograd. Una terrorista suicida era lì, in mezzo ai passeggeri. Stando ai testimoni sopravvissuti, pareva presa dal panico, si faceva largo fra uomini e ragazzi accalcati, perché, diceva lei, non riusciva a scendere alla sua fermata. Finché non ha rivelato le sue vere intenzioni, facendo esplodere la sua cintura esplosiva da mezzo chilo di Tnt, imbottita di chiodi e pezzi di metallo, per uccidere e dilaniare più gente possibile. Stessi metodi del terrorismo islamico, anche se l’obiettivo non è a Gerusalemme o Tel Aviv, ma nella città sul Volga, resa celebre (quando si chiamava Stalingrado, nel 1942) dalla storica vittoria contro i tedeschi.
L’Fsb, il servizio segreto russo, ha identificato la carnefice in Naida Asiyalova, russa musulmana del Daghestan, regione ribelle del Caucaso settentrionale, moglie di un uomo ricercato dalla polizia per attività terroristiche. Secondo gli investigatori, potrebbe anche essere stato lui a prepararle la cintura esplosiva, per l’ultimo suo viaggio verso la “guerra santa”.
Questo attentato ha terrorizzato i russi oltre ogni limite, perché avviene lontano dalle zone di guerriglia del Caucaso settentrionale, dove continua lo stillicidio di omicidi e imboscate al ritmo di uno ogni due settimane. Nella Russia propriamente detta, invece, erano anni che non si vedeva un atto di terrore così sanguinoso. Un bruttissimo presagio per le Olimpiadi 2014 di Sochi, che inizieranno a breve, proprio vicino all’occhio del ciclone caucasico. La prima reazione popolare all’attentato è consistita in un assalto alla moschea di Volgograd, frequentata dalla minoranza musulmana locale. Due bombe molotov sono state scagliate contro l’edificio, il 21 ottobre notte. Pochi danni, nessuna vittima, ma intanto il segnale è stato lanciato. Ma è tutto l’impianto multi-etnico e multi-religioso della grande Federazione Russa che sta mostrando la corda, in questo tragico mese di ottobre.
Il 10 ottobre, a Mosca, nel quartiere di Birijuljovo, un uomo russo, Igor Shcherbakov, è stato pugnalato e ucciso da un cittadino caucasico. L’assassino è stato poi identificato dalla polizia, dopo cinque giorni di indagini: è un immigrato azero. Nel frattempo, però, il 13 ottobre, a indagini ancora in corso, residenti russi del quartiere moscovita hanno lanciato un violento pogrom contro tutti gli immigrati e i musulmani, distruggendo negozi, auto e picchiando chi capitava. Fra il 14 e il 16 ottobre, una serie di manifestazioni violente contro la popolazione asiatica, caucasica e musulmana sono avvenute anche in altre città e in particolare a San Pietroburgo, dove la polizia ha arrestato un nazionalista Nikolai Bondarik. Contemporaneamente, però, le forze dell’ordine hanno anche lanciato una campagna a tappeto di controlli su tutti i negozi gestiti da caucasici, soprattutto nella capitale.
Nonostante le due guerre cecene e le decine di migliaia di morti (5000 soldati, 16mila miliziani e 50mila civili, solo nella Seconda Guerra Cecena fra il 1999 e il 2010), cresce la voglia di separazione. Questa volta non è tanto il Caucaso settentrionale islamico (Daghestan, Inguscezia e Cecenia) che vuol secedere dalla Russia, ma quest’ultima che vuole disfarsi, una volta per tutte, delle regioni ribelli e poi chiudere le frontiere. L’oppositore di Putin, Alexei Navalnij, ha lanciato negli anni scorsi la campagna “Basta nutrire il Caucaso”, per sospendere la pioggia di aiuti alle autorità locali. Dopo questi scontri religiosi e l’attentato di Volgograd, Navalnij ribadisce la sua volontà di istituire un rigido regime di visti per gli immigrati dal Caucaso e dall’Asia Centrale. Lo scrittore e autore di bestseller russi Mikhail Veller, a Radio Eco Mosca, dice chiaramente che Caucaso e Russia devono essere separati, perché sono troppo diversi per tradizione, religione e mentalità. Il suo è un parere sempre più diffuso.
Uno studio demografico effettuato dal governo finlandese nel 2009, prevede che, con il trend attuale, i musulmani diventeranno maggioranza della Russia entro il 2050. Già per il 2020 è possibile che più del 50% dei coscritti nell’esercito di leva sarà costituito da islamici. La voglia dei russi cristiani ortodossi di separarsi dalle regioni musulmane nasce soprattutto dal timore di diventare minoranza nella propria terra, la stessa ragione che spinge gli ebrei israeliani a caldeggiare per la soluzione dei “due popoli in due Stati” nel Medio Oriente. Il problema, però, è che il terrorismo jihadista non conosce confini, né fisici né religiosi. Uccide musulmani, più ancora che cristiani. E colpisce anche in quei Paesi, come gli Stati Uniti, dove le percentuali di popolazione islamica sono minime.

Sei contro il matrimonio gay? Licenziato da Fox News

Craig James candidato DI MASSIMO INTROVIGNE      
Ogni tanto fa bene guardare che cosa succede all'estero per capire come funzionerà in Italia la legge sull'omofobia. Non solo le aziende dovranno stare molto attente - il caso Barilla insegna - per non finire davanti al giudice. Ma, dal momento che tutte le aziende sono inclini a ridurre i potenziali rischi, prima di finire accusate di omofobia si censureranno da sole, adottando codici di comportamento interno rigidissimi.
Con conseguenze paradossali, come per esempio finire in tribunale accusate di discriminare non i gay ma i cristiani. È quello che è capitato alla Fox, l'emittente televisiva americana che, tra l'altro, non si schiera programmaticamente "a sinistra". Per le partite di football americano fra squadre universitarie - molto seguite negli Stati Uniti - la Fox ha assunto il 30 agosto come telecronista Craig James, ex giocatore e già commentatore sportivo per le reti rivali CBS ed ESPN, con tanto di comunicati stampa dove vantava il gran colpo fatto strappando alla concorrenza il «talentuoso telecronista» con «una conoscenza enciclopedica del football».
Passano però due settimane e arriva il contrordine compagni. James è licenziato in tronco dopo avere appena cominciato a lavorare alla Fox. La ragione? Allertata dalle organizzazioni gay, la Fox ha «scoperto» che l'anno scorso, quando era stato candidato repubblicano - non eletto - al Senato, James aveva pronunciato un discorso «omofobo». Aveva insultato o minacciato qualche omosessuale? Non precisamente. In tema di matrimonio omosessuale aveva letteralmente affermato: «Le persone scelgono di essere omosessuali. Io penso che sia una scelta. Lo penso. E anche il matrimonio omosessuale è una scelta. Penso anche che ciascuno di noi in questa stanza debba rispondere a Dio per le sue azioni. E che anche chi compie queste scelte dovrà rispondere a Dio per le sue azioni».
Tutto qui, si dirà? Tutto qui. Ma la Fox sostiene che questi commenti sono contrari alla sua politica aziendale e alle leggi in vigore sull'omofobia, interpretate nel senso che vieterebbero di sostenere che «essere omosessuali» - s'intende, «praticanti» - sia «una scelta» e non un condizione naturale, e anche d'insinuare che pratiche omosessuali e matrimonio omosessuale siano cose contrarie alla legge di Dio.
Naturalmente si può sostenere che la Fox ha peccato per eccesso di zelo, e che nessun giudice condannerebbe James per i suoi commenti in campagna elettorale. Ma diverse sentenze americane recenti non lasciano ben sperare. In ogni caso, quello che è successo al povero James dà un'idea del clima che si respira quando si comincia a sostenere che gli «omofobi» non hanno diritto di parlare. Succede anche in Italia: vedi le giustificazioni delle associazioni LGBT piemontesi dopo che il nostro giornale ha fatto conoscere a un pubblico nazionale la bravata squadristica da loro organizzata interrompendo una pacifica conferenza di cattolici a Casale Monferrato.
Quanto a James, non ha alcuna intenzione di cedere. Ha assunto i migliori avvocati disponibili e fatto causa alla Fox, sostenendo che discrimina i cristiani.

tavola rotonda


Matrimonio, famiglia, cura pastorale dei divorziati

Matrimonio, famiglia, cura pastorale dei divorziati: articolo di mons. Müller sull'Osservatore Romano



Il matrimonio tra un uomo e una donna battezzati è un sacramento che tocca la realtà personale, sociale e storica dell’uomo: si apre così l’articolo di mons. Müller, pubblicato sull'Osservatore Romano, che, in modo dettagliato, richiama i principali documenti della Chiesa sull’argomento. A partire dai Vangeli di Marco, Matteo e Luca, si comprende come il patto che unisce intimamente e reciprocamente i due coniugi è istituito da Dio stesso, segno dell’alleanza di Cristo e della Chiesa, mediazione della grazia di tale patto. Anche i Padri della Chiesa e il Concilio di Trento hanno respinto il divorzio ed il secondo matrimonio, escludendo quindi l’ammissione ai sacramenti per i separati risposati. Non solo: i canonisti hanno sempre parlato di "prassi abusiva" in relazione alla pratica della Chiesa Orientale che permette il divorzio in base alla "clemenza pastorale" per i casi difficili, e apre quindi la strada a un secondo o terzo matrimonio. Si tratta, precisa mons. Müller, “di una questione ecumenica da non sottovalutare”. La Costituzione pastorale Gaudium et Spes, frutto del Concilio Vaticano II, ribadisce ulteriormente che il matrimonio “è un’istituzione stabile, fondata per diritto divino e non dipendente dall’arbitrio dell’uomo” ed è proprio attraverso il sacramento che la sua indissolubilità diventa “immagine dell’amore di Dio per il suo popolo e della fedeltà irrevocabile di Cristo alla sua Chiesa”.

In epoca più recente, basti citare le Esortazioni apostoliche Familiaris Consortio e Sacramentum Caritatis, siglate rispettivamente da Giovanni Paolo II nel 1981 e da Benedetto XVI nel 2007, così come la lettera pubblicata nel 1994 dalla stessa Congregazione, o il messaggio finale del Sinodo 2012 sulla nuova evangelizzazione. In tutti questi documenti, in sostanza, si ribadisce che i fedeli divorziati risposati non possono accostarsi all’Eucaristia perché la loro condizione di vita contraddice l’unione di amore tra Cristo e la Chiesa significata dall’atto eucaristico stesso. Altro punto che accomuna i documenti del magistero, spiega ancora mons. Müller, è l’esortazione all’accompagnamento pastorale dei divorziati risposati, affinché comprendano che nei loro confronti non viene attuata alcuna discriminazione, ma solo la fedeltà assoluta alla volontà di Cristo. Mons. Müller sottolinea, poi, l’importanza di verificare la validità del matrimonio in un’epoca come quella contemporanea che si pone in contrasto con la comprensione cristiana di tale sacramento. “Laddove non è possibile riscontrare una nullità del matrimonio – scrive il presule – è possibile l’assoluzione e la Comunione eucaristica se i coniugi vivono insieme come amici, come fratello e sorella”. Le benedizioni di legami irregolari sono quindi da evitare in ogni caso. D’altronde, scrive ancora il prefetto della Congregazione, una relazione stabile e duratura corrisponde alla natura spirituale e morale dell’uomo: il matrimonio indissolubile ha, quindi, un valore antropologico perché sottrae i coniugi all’arbitrio dei sentimenti, li aiuta ad affrontare le difficoltà personali, protegge soprattutto i figli. “L’amore è qualcosa di più del sentimento e dell’istinto – afferma mons. Müller – nella sua essenza è dedizione. Nell’amore coniugale due persone si dicono l’un l’altro consapevolmente e volontariamente ‘Solo te e, te per sempre’". Quindi, di fronte a coloro che giudicano il matrimonio esclusivamente secondo criteri mondani e pragmatici, “la Chiesa non può rispondere con un adeguamento pragmatico”, perché il matrimonio dei battezzati “ha un carattere sacramentale e rappresenta, quindi, una realtà soprannaturale”.

Certo, si legge ancora nell’articolo, ci sono situazioni in cui “la convivenza matrimoniale diventa praticamente impossibile”, come nei casi di “violenza fisica o psicologica”. E in tali “dolorose situazioni la Chiesa ha sempre permesso che i coniugi si potessero separare e non vivessero più insieme”, fermo restando che il vincolo matrimoniale “rimane stabile davanti a Dio” e “le singole parti non sono libere di contrarre un nuovo matrimonio finché l’altro coniuge è in vita”. L’articolo di mons. Müller risponde poi a chi suggerisce alcune soluzioni discutibili, come il lasciare alla coscienza personale dei divorziati risposati la scelta di accostarsi o meno all’Eucaristia. Argomento non valido, spiega il presule, perché anche se i divorziati risposati sono convinti, in coscienza, della non validità del matrimonio precedente, ciò deve essere comunque dimostrato oggettivamente dall’autorità giudiziaria. Anche la dottrina della “epicheia” – ovvero dell’equità secondo la quale una legge vale in termini generali, ma non sempre l’azione umana può corrispondervi totalmente – non può essere applicata in questo caso perché l’indissolubilità del matrimonio sacramentale è una norma di diritto divino. E a chi si appella della misericordia di Dio, mons. Müller risponde mettendo in guardia dal “falso richiamo alla misericordia” che porta a banalizzare l’immagine stessa di Dio, “secondo la quale Dio non potrebbe far altro che perdonare”. “La misericordia di Dio non è una dispensa dai suoi comandamenti e dalle istruzioni della Chiesa”, spiega ancora il presule, perché al mistero di Dio appartengono anche santità e giustizia e tali attributi non devono essere nascosti.

Infine, mons. Müller insiste sulla cura pastorale dei divorziati risposati, specificando che essa non deve “ridursi alla questione della recezione dell’Eucaristia”, perché “oltre alla Comunione sacramentale ci sono diversi modi di entrare in comunione con Dio: nella fede, nella speranza e nella carità, nel pentimento e nella preghiera”. “Dio può donare la sua vicinanza e la sua salvezza alle persone attraverso diverse strade, anche se esse si trovano a vivere in situazioni contraddittorie – conclude il presule – Una cura pastorale fondata sulla verità e sull’amore troverà sempre le strade da percorrere e le forme più giuste”.

PREGHIAMO

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PREGHIERE DELLA SERA.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.
TI ADORO, MIO DIO.Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorno.  Perdonami il male, oggi commesso e, se qualche bene compiuto, accettalo. Custodiscimi nel riposo e liberami dai pericoli. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.

PADRE NOSTRO.
Padre nostro, che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

AVE MARIA.
Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu si benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

GLORIA AL PADRE.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre nei secoli, nei secoli. Amen.

ATTO DI DOLORE
ball10.gif (123 byte) Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.
ball10.gif (123 byte) Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia e colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli Angeli, i Santi e voi, fratelli di  pregare per me il Signore Dio nostro.
GESÙ, GIUSEPPE E MARIA
Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell'ultima mia agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'anima mia.
L'ETERNO RIPOSO
L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen.

AL TERMINE DEL GIORNO
Al termine del giorno, o sommo Creatore, vegliaci nel riposo con amore di Padre. Dona salute al corpo e fervore allo spirito, la tua luce rischiari le ombre della notte. Nel sonno delle membra resti fedele il cuore, e al ritorno dell'alba intoni la tua lode.

VISITA, 0 PADREVisita, o Padre, la nostra casa e tieni lontano le insidie del nemico; vengano i santi angeli a custodirci nella pace, e la tua benedizione rimanga sempre con noi. Amen.

ALL'ANGELO CUSTODEO Angelo Santo, che per infinita bontà di Dio sei chiamato a custodirmi, assistimi nei bisogni, consolami nelle mie afflizioni, difendimi dai nemici, allontanami dalle occasioni di peccato, fa' che io sia docile obbediente alle tue ispirazioni, proteggimi particolarmente nell'ora della mia morte, e non mi abbandonare fino a che non mi abbia guidato al mio celeste soggiorno in Paradiso. Amen.

ANGELO DI DIO.
Angelo di Dio, che sei il mio custode, illuminami, custodiscimi, reggi e governa me che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.

figli su misura.di Tommaso Scandroglio

Fecondazione assistita
Riassunto dell’ultima puntata che avevamo “mandato in onda” lo scorso settembre (“I giudici aggirano la Legge 40”). Dopo una sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo e una del Tribunale civile di Roma, i signori Pavan, portatori di fibrosi cistica, hanno potuto accedere alle tecniche di fecondazione artificiale e alla diagnosi pre-impianto nonostante non siano sterili né infertili. La Legge 40 vieta che le coppie fertili possano sottoporsi a Fivet e vieta la diagnosi pre-impianto per scopi eugenetici. Infatti i signori Pavan volevano un figlio in provetta proprio perché tale tecnica permette di verificare se l’embrione è affetto da qualche patologia e, in caso positivo, scartarlo, finché dopo cicli e cicli si ottiene quello sano. La sentenza ha fatto scalpore non solo perché permette condotte contrarie al dettato legislativo, ma anche perché il giudice non ha nemmeno pensato di sottoporre, come era doveroso, gli articoli della Legge 40, che lui ha violato, al sindacato di costituzionalità presso la Consulta. Insomma è andato dritto per la sua strada infischiandosene della legge e della Corte costituzionale. Quest’ultima ovviamente non ha battuto ciglio, tanto meno il Consiglio superiore della Magistratura.
Veniamo alla puntata odierna. Per la prima volta – questa è davvero una sentenza che batte ogni record – la diagnosi pre-impianto verrà effettuata presso una struttura pubblica: l’Unità operativa di fisiopatologia della riproduzione del centro Sant’Anna, diretta dal professor Antonio Colicchia. Il fatto che sia coinvolta una struttura pubblica non è di poco rilievo, come commenta il presidente della commissione Politiche e sociali del consiglio regionale del Lazio, Rodolfo Lena: «Si apre così una nuova strada per tante coppie, con l’ulteriore buona notizia costituita dal fatto che il Sistema sanitario regionale farà certamente da calmiere rispetto ai costi molto elevati della diagnosi genetica pre-impianto». In breve: le coppie sborseranno meno soldi e la collettività di più. E in tal modo si apre un’altra scorciatoia per accedere alla fecondazione artificiale.
L’accaduto ha fatto poi emergere un’interessante notizia che deve essere però scovata tra le righe di quanto dice il dott. Colicchia: «Questa sentenza supera le resistenze dei centri pubblici ad effettuare PGD [diagnosi genetica pre-impianto]». Detta così pare avvalorare il fatto ci sia qualcuno – le strutture private - che invece non fa alcuna resistenza ad effettuare diagnosi pre-impianto a scopo eugenetico, pratica vietata dalla legge come ricordavamo sopra. Ed infatti il Corriere della Sera lo dà per assodato: “La PGD è largamente utilizzata nei centri privati di fecondazione assistita”.
La notizia è stata ovviamente ripresa dai maggiori media i quali, per par condicio e come di solito si usa, sono andati ad intervistare gli entusiasti e i delusi della decisione del Tribunale di Roma. I secondi spesso vestono la maglia di “cattolici”. Questi ultimi possono essere divisi in due insiemi. Ci sono gli specialisti del pianto greco, quelli che, bontà loro, credono che basti dire e ribadire che la Legge 40 è stata vilipesa per sperare che qualcosa cambi. È come credere che siano sufficienti le leggi e le sanzioni previste da queste per mettere fine a furti e omicidi. Invece servono anche le forze dell’ordine per far rispettare la legge. Cioè, rubando una fraseologia cara ai questori, sono necessarie azioni concrete di prevenzione e repressione del crimine. Tradotto nel nostro caso, servono battaglie come quelle che stanno conducendo i radicali, ma ovviamente alla rovescia.
Le principali vittorie giurisprudenziali sui principi non negoziabili – dal caso Eluana ai signori Pavan – sono state promosse perlopiù dall’Associazione Luca Coscioni nella persona dell’avv. Filomena Gallo. Senza queste iniziative partorite dai radicali non sarebbe mai passato per la mente ai vari Beppino Englaro e Costa-Pavan di ingaggiare battaglie giuridiche così lunghe ed estenuanti per averla vinta. Questo insegna che anche i giuristi cattolici dovrebbero, da una parte, essere fastidiosi come zanzare e puntuali come le cartelle esattoriali nel difendere quelle persone che sono state vittime, ad esempio, della 194. Patrocinando, per esemplificare, cause di donne che dopo un aborto hanno sofferto la sindrome post-abortiva, dato che non sono state informate prima dell’intervento di questo rischio. O difendendo i medici obiettori dagli innumerevoli attacchi che stanno subendo a tutti i livelli. Tale atteggiamento da guastafeste è oggi incarnato da pochissime realtà associative, ad esempio dai Giuristi per la vita.
Torniamo al cattolico che piange per l’agonia che sta patendo la Legge 40: il suo atteggiamento è quello di brandire gli scampoli di questa legge per impaurire gli avversari. E questi come rispondono? Ovviamente non cadono nel tranello, cioè non decidono di giocare la loro partita sul piano delle correttezza giuridica delle sentenze giurisprudenziali: sanno bene che i magistrati hanno disapplicato bellamente la legge. Invece spostano l’attenzione dei media sui “diritti civili”, che nell’immaginario collettivo valgono ben più dell’ossequio meramente formale alla legge. Parlare di libertà, autodeterminazione, diritto alla salute e felicità di coppia mette all’angolo il cattolico piagnone e conquista consensi immediati.
Ma, come accennato, vicende come quella dei coniugi Pavan fanno uscire dalla tana un altro personaggio del mondo cattolico: il minimalista. Costui minimizza e afferma che questa sentenza vale solo per il caso specifico e che mai più si ripeterà. State calmi, va tutto bene e niente è cambiato, lo si sente giurare. Vengono in mente gli appelli tranquillizzanti lanciati dallo staff della Costa Concordia all’indirizzo dei passeggeri quando quest’ultima era ormai piegata su un fianco e imbarcava acqua da ogni dove. Insomma, la casa va in fiamme, ma dopotutto è ancora in piedi. Perché dunque chiamare i pompieri?

notizie dalla chiesa

Presentate in Conferenza Stampa le attività in corso promosse dal Pontificio Consiglio per la Famiglia


Saranno circa 150mila i pellegrini al Pellegrinaggio delle Famiglie alla Tomba di San Pietro, promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia a Roma, con Papa Francesco, sabato 26 e domenica 27 ottobre prossimi. Si tratta del «primo incontro ufficiale di Papa Bergoglio con le famiglie del mondo». La notizia è stata data giovedi 10 ottobre durante la Conferenza Stampa nella Sala Stampa della Santa Sede, per presentare l’iniziativa insieme alle altre attività in corso presso il Dicastero: il Convegno internazionale “Nuovi orizzonti antropologici e diritti della famiglia”, che si terrà giovedi 24 ottobre 2013, a Roma, presso la Domus Pacis (Via di Torre Rossa 94); il numero speciale di “Familia et Vita” in italiano e spagnolo, che raccoglie 35 interventi e omelie su temi di Famiglia e Vita dell’allora Cardinale Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires, negli anni tra il 1999 fino all’elezione al soglio pontificio, nel 2013.

Sono intervenuti: il Presidente del Dicastero, mons. Vincenzo Paglia; il Segretario, mons. Jean Laffitte; il SottoSegretario, mons. Carlos Simón Vázquez; il Capo Ufiicio e Direttore di “Familia et Vita”, padre Gianfranco Grieco, dell'Ordine dei Francescani Conventuali.
 
Il progetto del Pellegrinaggio – ha riferito mons. Carlos Simón Vázquez – fu proposto nel marzo 2012 dal Comitato organizzatore dell’Anno della Fede. «Il tema centrale, del titolo: “Famiglia, vivi la gioia della fede!”, intende esprimere la dinamicità del camminare insieme. Il pellegrinare è un’immagine di vita cristiana. Siamo tutti pellegrini, partiamo da diversi luoghi e situazioni esistenziali e biografiche, percorrendo il cammino di fede che ci fa incontrare come famiglie. E questo percorso è contraddistinto dalla gioia cristiana, che si concilia con il dolore e gli affanni della vita, in un camminare insieme illuminati dalla fede (“Lumen Fidei 52”) e dai testimoni, coloro che hano incarnato e incarnano nelle loro esistenze il dono offerto da Dio». Il Pellegrinaggio è al Sepolcro di Pietro, perché – spiega il SottoSegretario −«si svolge alla luce della vita di fede dell’apostolo Pietro: della sua vocazione, di Pietro in famiglia, nel suo lavoro di pescatore, Pietro primo pontefice e martire». Con Pietro, le famiglie s’incammineranno sulla via di Gesù testimoniando la bellezza e la gioia della fede, nel «mistero dell’amore, che è la radice del mistero di Dio». «Cosa significa amare nelal famiglia oggi? Può significare unire e riconciliare, educare e trasmettere, scegliere e decidere, fidarsi e sperare, con gioia e letizia».
 
Nel presentare la Conferenza “Nuovi orizzonti antropologici e diritti della famiglia”, giovedi 24 ottobre, nell’ambito dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia e in occasione del XXX° anniversario della Carta dei Diritti della Famiglia, sollecitando una numerosa partecipazione, mons. Jean Laffitte ha messo in evidenza come i diritti della famiglia siano tra i «diritti inviolabili della persona», in quanto « la famiglia appartiene all’identità stessa della persona, ne è una estensione, il luogo della piena realizzazione personale, ed è soggetto di diritti che precedono il riconoscimento giuridico dello Stato, anzi, che ne sono a fondamento. Quando la Chiesa riflette sui diritti della famiglia, partecipa all’intelligibilità e al consolidamento del bene comune, preoccupazione che condivide con tutti gli uomini di buona volontà», ha detto il Segretario.
 
«Il volto del nuovo Papa, ben noto nella sua terra argentina e in America Latina, aveva bisogno di essere conosciuto meglio e amato anche per la passione culturale e pastorale spesa negli anni del suo ministero episcopale a Buenos Aires e nell’ambito della Conferenza Episcopale dell’America Latina e dei Caraibi», ha detto padre Gianfranco Grieco, che ha ringraziato l’Instituto de Matrimonio y Familia de la Universidad Católica Argentina per il contributo al numero speciale di “Familia et Vita” dedicato a Papa Francesco, per approfondirne il pensiero teologico, pastorale e culturale, con «la sua Sapientia cordis, sorretta da un conoscenza esistenziale dei problemi che sfidano oggi la Chiesa e il mondo post- moderno». «Papa Francesco parla oggi come si esprimeva ieri il cardinale Bergoglio. Concetti chiari, immediati e diretti, che sensibilizzano i cuori, turbano le coscienze assopite e provocano le intelligenze. Questo, ci sembra, il suo itinerario culturale: si parte dal cuore per cambiare la coscienza, provocando l’intelligenza e la ragione», ha affermato padre Grieco. «Una luce che illumina tutta la ricerca e l’esposizione del pensiero di Bergoglio: il documento di Aparecida 2007». Tra i temi che hanno contraddistinto fin dai primi giorni il suo Pontificato, «il rapporto famiglia- bambini e anziani». «Basta sfogliare l’indice del volume, per comprendere attualità e portata dei contenuti – aggiunge il Capo Ufficio −. Sono temi di ieri che ritornano anche oggi, nella predicazione quotidiana evangelica e francescana di Papa Bergoglio: la cultura del dialogo e dell’Incontro; il prendersi cura dell’altro; la scuola come luogo di cordiale accoglienza; l’urgenza di ri-orientare la politica su una linea di creatività; aprire e allargare i cuori; farsi carico della speranza. Non mancano le risposte a temi scottanti: eutanasia e aborto; matrimonio; divorzio e matrimonio tra persone dello stesso sesso. Non manca la nota mariana, nei testi che guardano alla Vergine di Lujan – protettrice della nazione argentina – alla quale guardano con affetto e con animo grato i figli devoti».
 
Il Presidente ha espresso a nome del Dicastero e delle famiglie che parteciperanno al Pellegrinaggio la gioia di essere insieme a Papa Francesco nei due giorni dell’evento in San Pietro e anche nel corso della Plenaria, facendosi altresì ambasciatore, presso le famiglie, della gioia del Papa di essere con loro, sempre, in comunione con Dio. Per mons. Vincenzo Paglia, «la famiglia è al centro delle preoccupazioni, dell’attenzione e dell’interesse della Chiesa e della società, come testimonia anche la scelta di questo tema per il Sinodo straordinario indetto da Papa Francesco. Il Sinodo è un atto d’amore del Papa per le famiglie, soprattutto quelle in difficoltà. La famiglia è la via obbligata di oggi e per il futuro, che ci convoca tutti con una responsabilità condivisa». E ha concluso: «Il Pellegrinaggio delle famiglie è una grande festa per tutti: bambini, genitori, nonni, zii. Roma deve diventare la capitale della famiglia, e della famiglia gioiosa».
 

Quelle due o tre cose da sapere sul Papa

Papa Francesco tra la folla
Da quando è stato eletto, papa Francesco non ha smesso di essere tirato da una parte o dall’altra e le sue uscite sui giornali (colloqui con Scalfari e intervista alla Civiltà Cattolica) sono state oggetto di polemica anche in questi giorni. Al proposito è bene chiarire alcune questioni per evitare che si ingenerino confusione e false credenze.

1. Anzitutto è sotto gli occhi di tutti che papa Francesco non è solo un “nuovo Papa” ma un “Papa nuovo”, come ai tempi lo fu anche Giovanni XXIII. Ciò non significa che papa Bergoglio non sia profondamente radicato nella tradizione della Chiesa, anche per quanto riguarda il ministero petrino. Infatti il giorno della sua elezione si è presentato come il vescovo di Roma, cioè colui che succede a Pietro, che da Cristo ha ricevuto il compito per sé e per i suoi successori di confermare i fratelli nella fede, legare e sciogliere, pascere sia gli agnelli che le pecore. Il vescovo e la Chiesa di Roma, come afferma Sant’Ireneo di Lione (II secolo), costituiscono il parametro e la regola fidei che ha Cristo quale fonte. Nella Chiesa di Roma è il parametro cui tutte le altre Chiese devono fare riferimento. Senza ministero petrino, come afferma il Concilio Vaticano II, non vi è «pienezza della Chiesa di Cristo» (Lumen Gentium, 8).

2. Alcune polemiche arrivano al punto di lasciare intendere che sia possibile un conflitto tra tradizione della Chiesa e Papa, come se fosse concepibile la tradizione senza il Papa. Ma questo non è possibile: il vescovo di Roma è quell’anello qualificante della catena apostolica che dona senso all’intero collegio apostolico e alla successione di esso. E’ Pietro colui che nella comunità apostolica è il testimone qualificato del Risorto. Basta leggere la conclusione del vangelo di Luca quando i due discepoli di Emmaus riconoscono il Risorto allo spezzare del pane. Dopo quella rivelazione ritornano a Gerusalemme per testimoniare di avere incontrato e riconosciuto il Cristo ed essere loro i testimoni della Resurrezione. Si sentono dire che il Risorto è apparso a Simone. E’ questo che fa testo. E’ lui il garante di ciò che costituisce, come afferma Paolo, l’essenza del cristianesimo. Senza il ministero petrino la tradizione è monca, quindi manca del testimone qualificato.

3. Ciò non vuol dire che il sostegno al Papa si debba tradurre in un “il Papa ha sempre ragione”. Già papa Francesco ebbe a far notare che più che esaltare o inneggiare a lui come Papa si lodi e si esalti Cristo. Qui abbiamo una lezione di ecclesiologia. Il dialogo, come ebbe a dire Paolo VI, è importante anche nella Chiesa. La comunione ecclesiale non ha nutrimento dalla uniformità. La presenza nella Chiesa di diversi carismi indica sì l’azione dello Spirito ma anche l’importanza di una pluralità nella fede comune. Dare consigli anche al Santo Padre, come fece S. Caterina da Siena, non è certo un mancare di rispetto al suo ministero, ma l’intenzione deve essere quella di contribuire alla comunione della Chiesa e a una più efficace evangelizzazione.

4.  Il rischio di far diventare il cristianesimo una ideologia è sempre presente, e non appartiene a un solo gruppo di cattolici. In questo senso il richiamo fatto da Papa Francesco la scorsa settimana durante un’omelia non può essere usato contro questo o contro quello, come anche qualche quotidiano cattolico ha fatto. Gli integralismi, da qualsiasi parte provengano, mancano di quella radicalità evangelica fatta di verità e misericordia. Del resto ciò che più ha deformato un vero impegno del laico cristiano nella realtà del mondo, soprattutto dopo il Concilio, è stato proprio l’avere da parte di laici cristiani fatto delle scelte ideologiche contrabbandandole come atteggiamenti evangelici. Questo ha molto danneggiato l'impegno cristiano anche nella vita sociale, culturale ed ecclesiale. Non possiamo non riconoscere che in tutti questi anni si è anche sviluppato un “magistero parallelo” che ha fatto molto male alla missione della Chiesa. Un esempio clamoroso fu la famosa “Lettera dei 63” teologi, pubblicata nel 1989 in cui si contestava esplicitamente il Magistero. Cosa grave è che fra i 63 vi erano anche docenti nei seminari. In questo caso è chiaro che non si è valutato adeguatamente il fatto che i firmatari hanno continuato con le loro idee, spesso difesi e legittimati anche da chi avrebbe dovuto correggere e vegliare. Al punto che qualcuno dei 63 è anche stato persino proposto all’episcopato.
Il cattolico non può che essere “cum Petro e sub Petro” nello spirito di  quella matura comunione che nella lealtà stupisce e genera duttilità di  mente e di cuore, pagando anche di persona, come fece don Primo Mazzolari che a Pietro rimase rispettosamente fedele.

preghiamo la Coroncina

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Padre NostroPadre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave MariaAve Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen
Credo
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
O Sangue e Acqua ,che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi,confido in Te
Per chi non ha mai recitato il rosario e non capisce bene come deve essere recitata la coroncina alla Divina Misericordia segua lo schema qui sotto tutto di seguito e ricordi di meditare la dolorosa passione di Gesù:
Segno della croce
1 volta Padre nostro
1 volta Ave Maria
1 volta il Credo Apostolico
di seguito:
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.

quindi alla fine si ripete 3 volte:
Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero.
1 volta
O Sangue e Acqua ,che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi,confido in Te
Amen. Segno della croce

Il valore sociale della famiglia

La ricerca pubblicata dall’Istituto di Scienze sulla Famiglia dell’Università di Navarra, in Spagna



L’Istituto di Scienze sulla Famiglia dell’Università di Navarra, in Spagna, ha pubblicato la ricerca, in sette capitoli, su “La famiglia risorsa per la società”, a cura della coordinatrice, Carolina Montoro Gurich.
 
Nel secolo XX si assiste ad una crisi del matrimonio e della famiglia nella tradizione classica, affermano i ricercatori. «Tra le tante rivoluzioni che attraversano il Ventesimo secolo, è la più rilevante la rivoluzione che riguarda la famiglia, il matrimonio, le relazioni tra genitori e figli». Avviene «un radicale cambiamento culturale e nei costumi. Non soltanto nel Diritto della famiglia, ma principalmente nella concezione imperante sulla famiglia, sul suo ruolo sociologico». C’è, insomma, una vera e propria “crisi della famiglia”, nell’apparizione sociale di nuovi modelli di famiglia: la famiglia ricongiunta, la famiglia monoparentale, la famiglia ampliata, la famiglia adottiva, la famiglia in affido, la famiglia regimentata, la famiglia officina, la famiglia digitale. In ogni caso, «in Europa, la famiglia continua ad essere l’istituzione più importante per la vita comune in società, per la convivenza e l’integrazione tra le persone».
Nella ricerca, si fa riferimento allo studio sociologico del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che ha preso l’avvio dal VII Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano, attraverso un Comitato scientifico guidato dal prof. Pierpaolo Donati e composto da esperti di nazionalità italiana, che è risultato utile – scrivono gli studiosi spagnoli – per il lavoro di gruppi di ricerca internazionali, in particolare, all’Istituto di Scienze sulla Famiglia di Navarra, che, sulla base del documento promosso dal nostro Dicastero, pubblica oggi la ricerca adattata al contesto spagnolo, i cui risultati sono stati presentati al Pontificio Consiglio per la Famiglia nel marzo 2012. Obiettivo principale è «mostrare il valore sociale della famiglia».

TAVOLA ROTONDA


Manovre al centro. Ma la vecchia Dc non può rinascere

Ex amici, Casini e Monti
DI RUBEN RAZZANTENei giorni scorsi abbiamo assistito alle esequie del fantomatico “polo di centro”, che alle scorse elezioni politiche aveva puntato a scomporre i due schieramenti maggioritari. Patetici i proclami di Monti, Casini e Fini, che alle domande sul loro “terzo polo” rispondevano: “Ma noi puntiamo ad essere il primo polo”. Si è visto com’è andata a finire: Fini fuori dal Parlamento, Monti fuori dai giochi (non è riuscito neppure a farsi eleggere presidente del Senato), Casini ridotto all’insignificanza e sconfessato perfino dai suoi sodali dell’Udc.
Ora la notizia è che quel cartello di centristi è addirittura andato in frantumi. Monti, che ne era comunque il leader, ha deciso di sconfessare le scelte politiche della sua creatura e ha preso le distanze da Casini, attaccandolo. Secondo il Professore, il leader dell’Udc e l’attuale ministro della difesa, Mario Mauro sarebbero smaniosi di mettere in piedi un nuovo centro-destra con Berlusconi e le colombe del Pdl, tradendo lo spirito con cui era nata Scelta civica.
Tra Monti e Casini in queste ore volano i coltelli. Ma cosa si nasconde davvero dietro le laceranti divisioni nell’area di centro? Anzitutto il traguardo delle prossime elezioni europee turba il sonno di molti suoi componenti. La campagna elettorale ha costi enormi, considerato che per essere eletti bisogna prendere voti in diverse regioni contemporaneamente (circoscrizioni). E allora i centristi vogliono per tempo correre ai ripari per non correre il rischio di non superare la fatidica soglia del 4%. In che modo? Riavvicinandosi a Berlusconi e cercando di essere in prima fila quando l’ex premier diventerà incandidabile e il suo partito si spaccherà. A quel punto, alle europee potrebbe formarsi un raggruppamento di centro accreditato nei sondaggi di almeno un 10% e composto da colombe Pdl e attuali esponenti di Scelta civica e Udc, con un riferimento diretto al Partito popolare europeo (Ppe). Una nuova Dc? Qualcuno la chiama così, ma si tratterebbe di una forza politica che mai potrebbe raggiungere i consensi del defunto scudo crociato.
Il piano dei centristi Mauro e Casini è quello di posticipare il voto in Senato sulla decadenza di Berlusconi di almeno 6 mesi, cioè fino a quando la Cassazione non si sarà pronunciata sul ricorso che i legali del Cavaliere presenteranno contro la sentenza della Corte d’Appello di Milano che sabato scorso lo ha interdetto per due anni. In questo modo il governo sarebbe salvo e non vivrebbe più con la “spada di Damocle” sulla testa rappresentata dalle continue minacce berlusconiane («Non potremmo continuare a stare al governo con i miei carnefici»).
Per ricomporre la frattura tra falchi e colombe del centro-destra potrebbe esserci anche un rimpasto con la sostituzione al Viminale di Angelino Alfano con Raffaele Fitto o Renato Schifani o Francesco Nitto Palma. In questo modo Alfano potrebbe occuparsi più o meno a tempo pieno del partito e verrebbe accontentato sul ridimensionamento della Santanchè e di altri “lealisti” che in questo momento gli stanno facendo terra bruciata attorno. La frattura tra i berluscones potrebbe così ricomporsi almeno fino alle elezioni europee. I 25 senatori che hanno preso le distanze da Bondi e dagli altri pasdaran berlusconiani sono una garanzia per Enrico Letta che, però, potrebbe con un mini-rimpasto disinnescare la miccia dei conflitti interni al Pdl e governare indisturbato fino all’inizio del semestre europeo di presidenza italiana, quando diventerà impossibile sciogliere le Camere.
Monti, invece, sembra in un vicolo cieco. Ha cercato di accreditarsi come “super partes”, come risorsa della Repubblica per i momenti di emergenza, ma ora con quel profilo non è più spendibile, avendo fatto una campagna elettorale molto aggressiva e che contraddice la sua storia di docente low profile. Inoltre i suoi grandi sponsor, da Casini all’attuale ministro della giustizia Cancellieri, ormai l’hanno mollato. E ora lui, dal comodo scranno di senatore a vita, conta di prolungare la sua presidenza dell’Università Bocconi, dove però non gode più del prestigio e del gradimento che aveva prima della “salita” in politica.
Ma anche a sinistra le acque sono agitatissime. Entro fine anno Renzi prenderà in mano al partito e c’è da scommettere che subito dopo inizierà a tremare anche Letta. Il sindaco di Firenze, infatti, non ha interesse a far durare troppo a lungo il governo perché finirebbe per legittimare la leadership dell’attuale premier anche per il futuro. E invece l’obiettivo dichiarato del futuro segretario del Pd è di diventare anche il candidato a Palazzo Chigi dell’intero centro-sinistra. Di qui le sue manovre di ricompattamento di tutto lo schieramento, al fine di poter essere votato anche da Sel e dagli altri cespugli di quell’area politica quando ci saranno le primarie di coalizione. Di qui anche l’insistenza di Renzi sul bipolarismo e sulla riforma del sistema elettorale, tutt’altro che scontata.
Non c’è un altro sistema elettorale che possa andare bene a tutti. I centristi perseguono il disegno di drenare voti in libera uscita dal centro-destra e non credono più nel terzo polo e nelle nostalgie neodemocristiane, ma intanto sanno che Renzi, col maggioritario secco, potrebbe vincere. Grillo vuole cacciare i dissidenti e quindi con il porcellum avrebbe la possibilità di non ricandidarli e di selezionare in base a criteri di assoluta fedeltà i suoi candidati. Per non parlare di Berlusconi, che vorrebbe fare piazza pulita di “traditori” e “ingrati”, occupandosi direttamente della compilazione delle liste. Il porcellum, quindi, ha più sostenitori occulti che dichiarati e questo lascia intendere che difficilmente verrà riformato. Solo la Corte Costituzionale, giudicandolo anticostituzionale nella parte in cui prevede il premio di maggioranza, costringerebbe le forze politiche a varare una nuova legge elettorale, evitando che il porcellum, “depurato” dal premio di maggioranza, si converta in quella che in molti definiscono una sua letale degenerazione: un sistema proporzionale puro.

PREGHIAMO L'ANGELUS

V. Angelus Domini nuntiavit Mariae;
R. Et concepit de Spiritu Sancto.

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.

V.
Ecce ancilla Domini.
R. Fiat mihi secundum verbum tuum.

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.

V.
Et Verbum caro factum est.
R. Et habitavit in nobis.

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.

V.
Ora pro nobis, sancta Dei Genetrix.
R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Oremus:
Gratiam tuam, quaesumus, Domine, mentibus nostris infunde; ut qui, Angelo nuntiante, Christi Filii tui incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem, ad resurrectionis gloriam perducamur. Per eundem Christum Dominum nostrum.
R. Amen.



V. L’Angelo del Signore portò l’annunzio a Maria;
R. Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo.

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

V.
Eccomi, sono la serva del Signore.
R. Si compia in me la tua parola.

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

V.
E il Verbo si fece carne.
R. E venne ad abitare in mezzo a noi.

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

V.
Prega per noi, santa Madre di Dio.
R. Perché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo:
Infondi nel nostro spirito la Tua grazia, o Padre: Tu che all’annuncio dell’Angelo ci hai rivelato l’Incarnazione del Tuo Figlio, per la Sua Passione e la Sua Croce guidaci alla gloria della Risurrezione. Per Cristo nostro Signore.
R. Amen.

TAVOLA ROTONDA


Ior, emergono brandelli di verità

DI ROBERTO CASCIOLI
Uscito di scena il cardinale Tarcisio Bertone – che ha lasciato la segreteria di Stato il 15 ottobre) – ecco che cominciano ad affiorare verità finora tenute nascoste. E’ il caso dello Ior (Istituto Opere di Religione), e in particolare delle circostanze che hanno portato al siluramento nel maggio 2012 dell’allora presidente Ettore Gotti Tedeschi. Si tratta di una vicenda rimasta sempre oscura, con accuse di inefficienza mosse a Gotti Tedeschi dai quattro consiglieri dello Ior, e un durissimo comunicato della Segreteria di Stato che nell’annunciare  la messa alla porta di Gotti Tedeschi, usava nei confronti del banchiere toni senza precedenti per la diplomazia vaticana.

Ora è addirittura il segretario di Benedetto XVI a lanciare il sasso. Monsignor Georg Ganswein, attuale prefetto della Casa Pontificia, in un’intervista pubblicata il 22 ottobre da “Il Messaggero” e dedicata al suo rapporto con i due Papi, afferma che Benedetto XVI  fu colto di sorpresa dalla notizia e che la stima nei confronti di Gotti Tedeschi non è mai venuta meno. Ma ecco il passaggio integrale dell’intervista:

"E' vero che Papa Ratzinger fu tenuto all'oscuro della cacciata di Gotti Tedeschi dallo Ior?
«Ricordo bene quel momento. Era il 24 maggio. Quel giorno vi fu anche l'arresto del nostro Aiutante di Camera, Paolo Gabriele. Contrariamente a quello che si pensa non vi è nessun nesso tra i due eventi, semmai solo una coincidenza sfortunata, persino diabolica. Benedetto XVI che aveva chiamato Gotti allo Ior per portare avanti la politica della trasparenza, restò sorpreso, molto sorpreso per l’atto di sfiducia al professore. Il Papa lo stimava e gli voleva bene, ma per rispetto delle competenze di chi aveva responsabilità scelse di non intervenire in quel momento. Successivamente alla sfiducia il Papa per motivi di opportunità anche se non ha mai ricevuto Gotti Tedeschi, ha mantenuto i contatti con lui in modo adatto e discreto»".

Sono poche parole ma molto significative, tali da poter provocare un terremoto dalle parti dello Ior. Monsignor Ganswein, infatti, come prima cosa smentisce molto chiaramente la versione sempre raccontata dal cardinale Bertone, secondo cui Papa Benedetto XVI era al corrente di tutto e approvava la “sfiducia” a Gotti Tedeschi. Non solo non la approvava ma - si capisce dalle parole di mons. Ganswein – non era affatto d’accordo. Inoltre afferma di aver sempre mantenuto i rapporti con Gotti Tedeschi, anche dopo la sfiducia, seppure attraverso terze persone.

La sensazione leggendo l’intervista è che con la risposta a quella domanda, monsignor Ganswein – per conto di Benedetto XVI – abbia inteso mandare un messaggio chiaro sulla questione dello Ior, provando a smuovere le acque.

Che non sia una risposta casuale lo si evince dal contesto. Il tema centrale dell’intervista è il rapporto unico di monsignor Ganswein con due Papi, poi – improvvisa e fuori tema – la domanda del giornalista sullo Ior e l’articolata risposta di Ganswein. Ma perché il potente segretario di Benedetto XVI ha deciso questa mossa? In realtà già da tempo si parla di una revisione della posizione di Gotti Tedeschi, che però non è mai avvenuta. Addirittura indiscrezioni vaticane parlano di “riabilitazione” decisa già da Benedetto XVI a fine 2012, ma ostacolata dal cardinale Bertone che avrebbe così disobbedito al Papa. Neanche l’istituzione della Commissione referente sullo Ior da parte di papa Francesco ha cambiato la situazione, tanto che in questi mesi di indagine sulla situazione dell’istituto mai è stato ascoltato Gotti Tedeschi.

Ora, dopo l’uscita di monsignor Ganswein sarà molto difficile fare finta di nulla, anche perché in gioco non c’è solo la reputazione dell’ex presidente dello Ior ma la comprensione di cosa ci sia dietro ai traffici poco puliti che hanno caratterizzato lo Ior, e per cui papa Francesco ha nominato una Commissione referente: non bisogna infatti dimenticare che – come dice monsignor Ganswein – il Papa aveva voluto Gotti Tedeschi alla presidenza dello Ior per portare avanti la politica della trasparenza. E gli stessi giudici italiani che hanno indagato sullo Ior hanno confermato che il banchiere piacentino svolgeva nel massimo della correttezza il suo mandato secondo le istruzioni del Papa. Per cui il suo siluramento ha necessariamente a che fare con gli interessi di qualcuno che non voleva la trasparenza.

La questione è di attualità anche perché i quattro consiglieri che hanno sfiduciato all’unanimità Gotti Tedeschi - Ronaldo Hermann Schmitz, Carl Albert Anderson, Antonio Maria Marocco e Manuel Soto Serrano – sono ancora al loro posto. Le parole di monsignor Ganswein gettano un’ombra sul loro comportamento: la sfiducia a Gotti Tedeschi fu una loro iniziativa autonoma – come ha sempre sostenuto il cardinale Bertone – o hanno obbedito a qualcuno? E se fosse vero questo secondo caso, a chi hanno obbedito? E perché?
Giunti a questo punto, sono tutte domande a cui non è possibile sottrarsi se davvero si vuole sapere la verità sullo Ior.

Chiara Amirante: la testimonianza di Giovanni Paolo II ci chiama tutti alla santità

Chiara Amirante: la testimonianza di Giovanni Paolo II ci chiama tutti alla santità



Quella di Karol Wojtyla è stata una testimonianza straordinaria che chiama tutti alla santità. Sulla memoria del Beato Giovanni Paolo II celebrata ieri, ascoltiamo la riflessione di Chiara Amirante, fondatrice della comunità “Nuovi Orizzonti”, intervistata da Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

R. - Giovanni Paolo II, senz’altro, è stato un gigante di santità, è stato veramente un uomo straordinario; ha lasciato un segno nella storia, nel cuore di ciascuno di noi che abbiamo avuto, in qualche modo, la possibilità di vivere tanti momenti di grazia e di verità che lui ha saputo regalarci. Cosa mi dice questo giorno? Intanto mi ricorda che tutti siamo chiamati alla santità. A volte pensiamo: “Ecco, ci sono queste persone straordinarie: Giovanni Paolo II, San Francesco, Santa Teresina, Santa Teresa …” Loro erano persone straordinarie chiamate alla santità, e dimentichiamo invece quel “É volontà di Dio, la vostra santificazione” che ci rivela la Parola di Dio. Questa grandissima vocazione di ogni cristiano - che è la santità -, mi ricorda quella di Giovanni Paolo II.

D. - 35 anni fa iniziava il ministero petrino di Karol Wojtyla con quel Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! che è un po’ la cifra del suo memorabile Pontificato …

R. - Quel Non abbiate paura, lo ha incarnato prima di tutto con la sua vita, ha spalancato le porte a Cristo fino ad arrivare a poter ripetere con San Paolo "non sono più io, ma è Cristo che vive in me". In ogni incontro con lui, mi ha proprio colpito questa forte esperienza di incontrare l’uomo che sentivi in profonda comunione con Cristo crocifisso. E senz’altro per noi questo messaggio Non aver paura è stato fondamentale perché è un non aver paura che nasce proprio dall’amore a Cristo crocifisso. Quelle volte che io andavo in strada nelle "zone calde" anche molto pericolose, ecco un po’ di paura affiorava in me però era più forte questo amore verso i fratelli che in qualche modo incarnano una presenza particolare di Cristo crocifisso.

Ultimo aggiornamento: 23 ottobre

IL SANTO DI OGGI








23 Ottobre - S. Giovanni da Capestrano Sacerdote.



S.Giovanni da Capestrano aveva settant'anni, nel 1456, quando si trovò alle porte di Belgrado, minacciata all'esercito turco, a rincuorare le truppe cristiane munito di una gran croce di legno e di robusta voce: «Sia avanzando che retrocedendo, sia colpendo che colpiti, - gridava - invocate il nome di Gesù. In lui solo è salute! ». Era il 21 luglio. Tre mesi dopo, il 23 ottobre, fra Giovanni da Capestrano moriva a llok (Villaco, in Austria).

Era nato a Capestrano, in provincia di L'Aquila, nel 1386, figlio di un barone tedesco e di madre abruzzese. Era un bel ragazzo, dai capelli biondi, « i quali - ricordava - sembravano fili d'oro, et io li portavo lunghi, secondo la moda del mio paese, sicché mi facevano una bella danza ». Per la sua origine e l'aspetto nordico lo chiamarono Giantudesco. Studiò diritto civile ed ecclesiastico a Perugia, laureandosi eccellente giurista. Ebbe subito la nomina di giudice e governatore della città. Quando Perugia venne occupata dai Malatesta, con l'alta carica, Giovanni perdette anche la libertà.

In prigione ebbe modo di meditare sulla vanità degli onori mondani e, uscito dal carcere, ormai trasformato interiormente, ottenne l'annullamento del matrimonio e andò a bussare al convento francescano di Assisi. Indossò così l'abito degli osservanti, cioè dei seguaci di S. Francesco che avevano accolto la riforma propugnata da S. Bernardino, di cui Giovanni da Capestrano fu amico e discepolo. Ebbe inizio allora per il dinamico frate quella molteplice attività apostolica che per quarant'anni lo vide impegnato in vari punti d'Europa, infaticabile organizzatore di opere di carità, messaggero di pace, consigliere, missionario tra gli Hussiti, in Baviera, in Turingia, nella Sassonia, nella Slesia e in Polonia.

I papi, che lo ebbero consigliere, gli affidarono missioni diplomatiche nei vari Stati italiani, da Milano alla Sicilia. Re Ferdinando III lo volle in Austria, e il suo Ordine lo mandò come visitatore in Terrasanta e nei Paesi Bassi. Organizzatore della crociata contro i Turchi, fu in Ungheria e nei Balcani. Con tenacia tutta teutonica e con lo slancio delle genti mediterranee portò a compimento iniziative che ad altri sarebbero parse impossibili. Ma le vittorie più significative le riportò sulle trincee dell'ortodossia, nella difesa della verità dall'eresia, del genuino spirito francescano dal compromesso degli innovatosi, della pace civile e religiosa nei punti caldi dell'Europa nei quali fu presente con sorprendente celerità, nonostante disponesse solo di un mulo come mezzo di locomozione. Morì sulla breccia, il 23 ottobre 1456 e fu canonizzato nel 1690.