sabato 26 ottobre 2013

messaggio di MARIA


L'alleanza con Al Qaeda si ritorce contro la Turchia

Siria, milizie islamiche
La Turchia è quasi in guerra contro i nemici del regime siriano di Bashar Assad. Non è il titolo di una storia di fanta-guerra ma quello che sta accadendo da alcuni giorni lungo il confine turco-siriano. Le milizie quaediste dello Stato Islamico di Iraq e Siria (Siis), le stesse che si distinguono nel rogo di chiese e libri cristiani come nella persecuzioni di tutti i “non sunniti” (ma se la prendono anche con i curdi che pure sono sunniti), vengono colpite dalle artiglierie turche. Gli scontri sono iniziati il 17 ottobre quando le forze armate di Ankara hanno risposto a un colpo di mortaio esploso sul lato siriano del confine dai miliziani. Da allora le scaramucce sono continuate nella zona di Azaz, la cittadina siriana situata a 5 chilometri dal confine e strappata in settembre dai qaedisti alle forze dell’Esercito Siriano Libero.
Ankara aveva già dato il via, all’inizio di ottobre, alla costruzione di un “muro” alto due metri e lungo circa 10 chilometri sul confine con la Siria per evitare infiltrazioni di contrabbandieri e miliziani nella zona di Nusybin, una decina di chilometri a nord della città siriana di Qamishli, capoluogo della regione abitata prevalentemente da curdi-siriani impegnati nei combattimenti contro i qaedisti. Negli ultimi mesi lungo i circa 900 chilometri di confine fra Siria e Turchia ci sono stati frequenti incidenti fra le forze di Ankara e miliziani impegnati anche nelle lucrose attività di contrabbando.
La Turchia si trova quindi a fare i conti con il “riflusso” di quell’azione di infiltrazione di miliziani e armi che il governo di Recep Tayyip Erdogan ha favorito fin dall’inizio della rivolta siriana consentendo il passaggio sul suo territorio di migliaia di volontari della jihad provenienti dall’Asia Centrale, dal Medio Oriente, dal Nord Africa e dall’Europa diretti ad alimentare le brigate che combattono il governo siriano. Il progressivo rafforzarsi delle milizie islamiste e dichiaratamente qaediste ha messo in allarme i servizi di sicurezza turchi anche se ormai è troppo tardi per “chiudere il cancello” soprattutto se si tiene conto che in Turchia sono presenti non meno di 600 mila profughi siriani, secondo alcune fonti addirittura un milione.
Quando a inizio ottobre il governo turco ha deciso di chiudere la frontiera in prossimità delle aree controllate dal Siis la riposta dei qaedisti non si è fatta attendere minacciando di colpire con attentati kamikaze Istanbul e Ankara se i valichi di Bab al-Hawa de Bab al-Salameh non saranno riaperti. Segno inequivocabile che ormai l’organizzazione logistica che dal territorio turco alimenta questi miliziani è ben strutturata e ramificata. Il Siis del resto ha già rivendicato l'attentato suicida di Reyhanli, la cittadina turca di confine dove nel maggio scorso due autobombe uccisero 53 civili ferendone 140. Il governo di Ankara all’epoca accusò estremisti turchi collegati all’intelligence di Damasco ma il “bluff” è stato smentito dagli stessi qaedisti consentendo all’opposizione turca di accusare Erdogan di aiutare al-Qaeda.
Il capo dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu sostiene che per abbattere il regime di Assad il governo aiuta tutte le formazioni ribelli incluse le “filiali” di al-Qaeda in Siria, Fronte al Nusra e Siis. Secondo il leader del principale partito curdo siriano, il Pyd, Salih Muslim, il governo turco «attraverso i servizi segreti del Mit che rispondono solo al premier», ha aiutato i qaedisti in Siria anche contro i curdi. ''Abbiamo per vicini i tagliatori di teste'' di al-Qaeda, ha titolato il quotidiano di opposizione Sozcu la minaccia di un “nuovo Afghanistan” alle porte di casa. Uno scenario che è già realtà e che sembra preoccupare anche Washington.
Già in maggio, durante l’incontro tra Barack Obama ed Erdogan, la Casa Bianca aveva lamentato il libero passaggio di armi e miliziani qaedisti attraverso il territorio turco. Secondo il Wall Street Journal nel mirino degli statunitensi sarebbe soprattutto Hakan Fidan, dal 2010 a capo dei servizi segreti turchi del Milli Istihbarat Teskilati (Mit) e l’uomo che ha organizzato la rete di supporto ai ribelli siriani. Il governo di Ankara finora ha fatto quadrato respingendo le accuse e difendendo l’operato di Fidan ma in futuro la sua figura potrebbe diventare il capro espiatorio ideale, una sorta di “pedina sacrificabile” se il progressivo crollo di rappresentatività dei ribelli “moderati” dell’Els favorisse il deflagrare di un conflitto aperto tra Turchia e al-Qaeda.
L’unico a trarre profitto dall’attuale situazione (oltre ai qaedisti) sembra essere Bashar Assad che aveva più volte avvertito l’ex amico Erdogan che avrebbe “pagato caro l'appoggio ai terroristi" perché “non è possibile usare il terrorismo come una carta da gioco, che poi rimetti in tasca”. Del resto il dittatore siriano sa di cosa parla. Negli anni scorsi favorì il passaggio sul territorio siriano dei miliziani qaedisti che andavano a combattere in Iraq contro il governo di Baghdad e i militari statunitensi e oggi deve affrontare la stessa minaccia.

PREGHIERE DELLA SERA

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PREGHIERE DELLA SERA.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.
TI ADORO, MIO DIO.Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorno.  Perdonami il male, oggi commesso e, se qualche bene compiuto, accettalo. Custodiscimi nel riposo e liberami dai pericoli. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.

PADRE NOSTRO.
Padre nostro, che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

AVE MARIA.
Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu si benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

GLORIA AL PADRE.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre nei secoli, nei secoli. Amen.

ATTO DI DOLORE
ball10.gif (123 byte) Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.
ball10.gif (123 byte) Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia e colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli Angeli, i Santi e voi, fratelli di  pregare per me il Signore Dio nostro.GESÙ, GIUSEPPE E MARIA
Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell'ultima mia agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'anima mia.
L'ETERNO RIPOSO
L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen.

AL TERMINE DEL GIORNO
Al termine del giorno, o sommo Creatore, vegliaci nel riposo con amore di Padre. Dona salute al corpo e fervore allo spirito, la tua luce rischiari le ombre della notte. Nel sonno delle membra resti fedele il cuore, e al ritorno dell'alba intoni la tua lode.

VISITA, 0 PADREVisita, o Padre, la nostra casa e tieni lontano le insidie del nemico; vengano i santi angeli a custodirci nella pace, e la tua benedizione rimanga sempre con noi. Amen.

ALL'ANGELO CUSTODEO Angelo Santo, che per infinita bontà di Dio sei chiamato a custodirmi, assistimi nei bisogni, consolami nelle mie afflizioni, difendimi dai nemici, allontanami dalle occasioni di peccato, fa' che io sia docile obbediente alle tue ispirazioni, proteggimi particolarmente nell'ora della mia morte, e non mi abbandonare fino a che non mi abbia guidato al mio celeste soggiorno in Paradiso. Amen.

ANGELO DI DIO.
Angelo di Dio, che sei il mio custode, illuminami, custodiscimi, reggi e governa me che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.

Incontro in Vaticano tra il Papa e il presidente della Guinea Equatoriale

Incontro in Vaticano tra il Papa e il presidente della Guinea Equatoriale



Stamani il Papa ha ricevuto in udienza il presidente della Repubblica di Guinea Equatoriale, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, che poi ha incontrato l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - è stato evocato il positivo contributo della Chiesa cattolica in favore dello sviluppo umano, sociale e culturale del Paese, particolarmente in campo educativo ed assistenziale, come pure la collaborazione con lo Stato per migliorare il tenore di vita della popolazione”.

Al termine della visita, nella sala dei Trattati del Palazzo Apostolico Vaticano, il presidente e il segretario per i Rapporti con gli Stati hanno proceduto allo scambio degli strumenti di ratifica dell’Accordo tra Santa Sede e Guinea Equatoriale sulle relazioni tra la Chiesa cattolica e lo Stato, firmato nella città di Mongomo il 13 ottobre 2012. “L’Accordo, che suggella le buone relazioni bilaterali esistenti – afferma il comunicato - riconosce la personalità giuridica della Chiesa e delle sue Istituzioni. Esso riguarda anche il matrimonio canonico, i luoghi di culto, le istituzioni educative, l’assistenza spirituale ai fedeli cattolici negli ospedali e nelle carceri”. Con il solenne atto, l’Accordo, composto da 19 articoli ed un Protocollo Addizionale, è entrato in vigore ai sensi dell’articolo 18.1.

«La famiglia è il motore del mondo e della storia»di Massimo Introvigne

Papa Francesco
Il 25 ottobre 2013 Papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, di fronte ai quali ha svolto alcune considerazioni generali in preparazione alla Giornata della Famiglia che si terrà domenica 27 ottobre.
Il primo punto trattato dal Papa è che «la famiglia è una comunità di vita che ha una sua consistenza autonoma». Si tratta di un caposaldo della dottrina sociale della Chiesa, ricordato dal Pontefice con le parole del beato Giovanni Paolo II (1920-2005) nell’esortazione apostolica «Familiaris consortio»: «la famiglia non è la somma delle persone che la costituiscono, ma una comunità». «E una comunità - ha detto il Papa - è di più che la somma delle persone».
Non si tratta di una distinzione semplicemente teorica. È il fondamento del ruolo speciale che la famiglia ha nella società come «il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana», dove si «difende la vita, soprattutto quella più fragile, più debole». «Si potrebbe dire, senza esagerare, che la famiglia è il motore del mondo e della storia».
Affermazione molto forte, ma che potrebbe ancora essere intesa come meramente retorica, se non se ne riconoscessero le immediate conseguenze sul piano giuridico. In quanto comunità superiore alla somma delle sue parti, la famiglia allo Stato «chiede di essere riconosciuta come tale, tanto più oggi, quando prevale la tutela dei diritti individuali. E dobbiamo difendere il diritto di questa comunità: la famiglia».
Secondo punto: «la famiglia si fonda sul matrimonio». «Attraverso un atto d’amore libero e fedele, gli sposi cristiani testimoniano che il matrimonio, in quanto sacramento, è la base su cui si fonda la famiglia e rende più solida l’unione dei coniugi e il loro reciproco donarsi». Il matrimonio è per sempre. «L'amore sponsale e familiare rivela anche chiaramente la vocazione della persona ad amare in modo unico e per sempre, e che le prove, i sacrifici e le crisi della coppia come della stessa famiglia rappresentano dei passaggi per crescere nel bene, nella verità e nella bellezza. Nel matrimonio ci si dona completamente senza calcoli né riserve, condividendo tutto, doni e rinunce, confidando nella Provvidenza di Dio». La bellezza del matrimonio sta proprio nel suo essere per sempre.
Oggi questo «per sempre» del matrimonio sembra impossibile da vivere. Gli sposi litigano. «Ma bisogna dire ai giovani sposi - ha ripetuto il Papa, riprendendo un pensiero che aveva già espresso altre volte - che mai finiscano la giornata senza fare la pace fra loro. Il Sacramento del matrimonio viene rinnovato in questo atto di pace dopo una discussione, un malinteso, una gelosia nascosta, anche un peccato».
Un terzo pensiero: oggi sono in pericolo sia i bambini sia gli anziani. «Bambini e anziani rappresentano i due poli della vita e anche i più vulnerabili, spesso i più dimenticati». Si tratta certo di gravi problemi sociali, ma tutti dobbiamo partire da una conversione individuale. «Quando io confesso un uomo o una donna sposati, giovani, e nella confessione viene qualcosa in riferimento al figlio o alla figlia - ha confidato il Papa - io domando: ma quanti figli ha lei? E mi dicono, forse non aspettano un'altra domanda dopo di questa. Ma io sempre faccio questa seconda domanda: E mi dica, signore o signora, lei gioca con i suoi figli? - Come Padre? - Lei perde il tempo con i suoi figli? Lei gioca con i suoi figli? - Ma no, lei sa, quando io esco da casa alla mattina - mi dice l'uomo - ancora dormono e quando torno sono a letto».
Invece, insiste Papa Francesco, «anche la gratuità, quella gratuità del papà e della mamma con i figli, è tanto importante: “perdere tempo” con i figli, giocare con i figli». E «una società che abbandona i bambini» è anche una società che «emargina gli anziani, recide le sue radici e oscura il suo futuro». Ma questa, ha detto il Pontefice, è una società che si condanna al «fallimento». «Prendersi cura dei piccoli e degli anziani è una scelta di civiltà. Ed è  anche il futuro, perché i piccoli, i bambini, i giovani porteranno avanti quella società con la loro forza, la loro giovinezza, e gli anziani la porteranno avanti con la loro saggezza, la loro memoria, che devono dare a tutti noi».
In una società che dimentica i bambini, gli anziani, la famiglia, resta la Chiesa a ricordare che le famiglie sono il motore della storia. «La Chiesa che si prende cura dei bambini e degli anziani diventa la madre delle generazioni dei credenti e, nello stesso tempo, serve la società». Si tratta di un aspetto essenziale dell'annuncio cristiano. «La “buona notizia” della famiglia è una parte molto importante dell’evangelizzazione, che i cristiani possono comunicare a tutti, con la testimonianza della vita; e già lo fanno, questo è evidente nelle società secolarizzate: le famiglie veramente cristiane si riconoscono dalla fedeltà, dalla pazienza, dall’apertura alla vita, dal rispetto degli anziani».
Ma «il segreto di tutto questo è la presenza di Gesù nella famiglia», coltivata nella preghiera. «Proponiamo dunque a tutti, con rispetto e coraggio, la bellezza del matrimonio e della famiglia illuminati dal Vangelo!».

Il Papa: la lotta di un cristiano contro il male è anche confessare con sincerità e concretezza i peccati

Il Papa: la lotta di un cristiano contro il male è anche confessare con sincerità e concretezza i peccati



Avere il coraggio davanti al confessore di chiamare i peccati con il loro nome, senza nasconderli. L’omelia di questa mattina, nella Messa celebrata a Casa Santa Marta, è stata interamente incentrata da Papa Francesco sul Sacramento della Riconciliazione. Confessarsi, ha detto, è andare incontro all’amore di Gesù con sincerità di cuore e con la trasparenza dei bambini, non rifiutando ma anzi accogliendo la “grazia della vergogna”, che fa percepire il perdono di Dio. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Per molti credenti adulti, confessarsi davanti al sacerdote è uno sforzo insostenibile – che induce sovente a scansare il Sacramento – o una pena tale che al dunque trasforma un momento di verità in un esercizio di finzione. San Paolo, nella Lettera ai Romani commentata da Papa Francesco, fa esattamente il contrario: ammette pubblicamente davanti alla comunità che nella “sua carne non abita il bene”. Afferma di essere uno “schiavo” che non fa il bene che vuole, ma compie il male che non vuole. Questo accade nella vita di fede, osserva il Papa, per cui “quando voglio fare il bene, il male è accanto a me”:

“E questa è la lotta dei cristiani. E’ la nostra lotta di tutti i giorni. E noi non sempre abbiamo il coraggio di parlare come parla Paolo su questa lotta. Sempre cerchiamo una via di giustificazione: ‘Ma sì, siamo tutti peccatori’. Ma, lo diciamo così, no? Questo lo dice drammaticamente: è la lotta nostra. E se noi non riconosciamo questo, mai possiamo avere il perdono di Dio. Perché se l’essere peccatore è una parola, un modo di dire, una maniera di dire, non abbiamo bisogno del perdono di Dio. Ma se è una realtà, che ci fa schiavi, abbiamo bisogno di questa liberazione interiore del Signore, di quella forza. Ma più importante qui è che per trovare la via d’uscita, Paolo confessa alla comunità il suo peccato, la sua tendenza al peccato. Non la nasconde”.
La confessione dei peccati fatta con umiltà è ciò “che la Chiesa chiede a tutti noi”, ricorda Papa Francesco, che cita anche l’invito di S. Giacomo: “Confessate tra voi i peccati”. Ma “non – chiarisce il Papa – per fare pubblicità”, ma “per dare gloria a Dio” e riconoscere che è “Lui che mi salva”. Ecco perché, prosegue il Papa, per confessarsi si va dal fratello, “il fratello prete”: è per comportarsi come Paolo. Soprattutto, sottolinea, con la stessa “concretezza”:

“Alcuni dicono: ‘Ah, io mi confesso con Dio’. Ma è facile, è come confessarti per e-mail, no? Dio è là lontano, io dico le cose e non c’è un faccia a faccia, non c’è un quattrocchi. Paolo confessa la sua debolezza ai fratelli faccia a faccia. Altri: ‘No, io vado a confessarmi’ ma si confessano di cose tanto eteree, tanto nell’aria, che non hanno nessuna concretezza. E quello è lo stesso che non farlo. Confessare i nostri peccati non è andare ad una seduta di psichiatria, neppure andare in una sala di tortura: è dire al Signore ‘Signore sono peccatore’, ma dirlo tramite il fratello, perché questo dire sia anche concreto. ‘E sono peccatore per questo, per questo e per questo’”.
Concretezza, onestà e anche – soggiunge Papa Francesco – una sincera capacità di vergognarsi dei propri sbagli: non ci sono viottoli in ombra alternativi alla strada aperta che porta al perdono di Dio, a percepire nel profondo del cuore il suo perdono e il suo amore. E qui il Papa indica chi imitare, i bambini:

“I piccoli hanno quella saggezza: quando un bambino viene a confessarsi, mai dice una cosa generale. ‘Ma, padre ho fatto questo e ho fatto questo a mia zia, all’altro ho detto questa parola’ e dicono la parola. Ma sono concreti, eh? Hanno quella semplicità della verità. E noi abbiamo sempre la tendenza di nascondere la realtà delle nostre miserie. Ma c’è una cosa bella: quando noi confessiamo i nostri peccati come sono alla presenza di Dio, sempre sentiamo quella grazia della vergogna. Vergognarsi davanti a Dio è una grazia. E’ una grazia: ‘Io mi vergogno’. Pensiamo a Pietro quando, dopo il miracolo di Gesù nel lago: ‘Ma, Signore, allontanati da me, io sono peccatore’. Si vergognava del suo peccato davanti alla

CORONCINA

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Padre NostroPadre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave MariaAve Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen
Credo
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
O Sangue e Acqua ,che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi,confido in Te
Per chi non ha mai recitato il rosario e non capisce bene come deve essere recitata la coroncina alla Divina Misericordia segua lo schema qui sotto tutto di seguito e ricordi di meditare la dolorosa passione di Gesù:
Segno della croce
1 volta Padre nostro
1 volta Ave Maria
1 volta il Credo Apostolico
di seguito:
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.

quindi alla fine si ripete 3 volte:
Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero.
1 volta
O Sangue e Acqua ,che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi,confido in Te
Amen. Segno della croce

Al successo preferì il pudore L'esempio di Maria Luce di Rino Cammilleri

Maria Luce Gamboni
Maria Luce Gamboni è la bella cantante diciottenne che aveva avuto la fortuna di essere scelta per la parte di Giulietta nel musical «Romeo & Giulietta. Ama e cambia il mondo», prodotto da David Zard (forse il massimo produttore musicale italiano). L’esordio all’Arena di Verona e poi in giro per i maggiori teatri.
Altro che X Factor. Una carriera assicurata, una visibilità a tutto campo, soldi, forse Sanremo e chissà cos’altro. Ma, a pochi giorni dal debutto, la ragazza ha salutato tutti e se ne è tornata a casa, a Pesaro, dove frequenta l’ultimo anno di liceo e il conservatorio. Come mai il gran rifiuto all’ultimo momento?
Intervistata da Solidea Vitali Rosati per il «Resto del Carlino» del 23 ottobre, ha spiegato che cantare è una cosa, fare lo strip un’altra. Infatti, nella scena d’amore con Romeo avrebbe dovuto indossare solo una camicia da notte trasparente. Così trasparente che si sarebbe dovuto vedere bene che sotto non portava niente. La protagonista mancata ha chiesto alla regia di potere almeno mettersi le mutande e il reggiseno. Ma la risposta è stata perentoria: o nuda o chiamiamo qualcun altro. E lei ha detto: chiamate qualcun altro, «perché al denaro e al mio sogno ho preferito il mio pudore».
Maria Luce fa volontariato all’ospedale pesarese e frequenta da sempre la parrocchia. Ha detto chiaro e tondo che «accettare quel costume di scena voleva dire negare i princìpi in cui credo, fortemente radicati nella mia coscienza di cattolica e di donna. In generale poi non condivido la consuetudine ormai diffusa ovunque e comunque della donna assimilata ad un corpo nudo». In effetti, a ben pensarci, se uno deve cantare, perché deve farlo chiappe al vento? Per esigenze di spettacolo? Ma non era un musical? O per esigenze del regista? Del pubblico non crediamo, dal momento che il pubblico può trovare di più e di meglio su internet. E poi, quelli delle ultime file, devono armarsi di binocolo infrarosso a scansione elettronica?
Ed ecco la grande lezione che la diciottenne Maria Luce dà alle sue coetanee: «Ritengo importante aver verificato che non scendere a compromessi è possibile e dà una grande soddisfazione. Non bisogna avere paura di far prevalere le proprie idee, di ragionare sempre con la propria testa e mai farsi trascinare. Insomma di saper rinunciare a delle opportunità, se si capisce che una esperienza non è adatta, giusta per se stessi». In effetti, una diffusa indisponibilità alle «esigenze di copione» costringerebbe i registi e gli sceneggiatori a fare a meno di inutili, ai fini della narrazione (ripetiamo: inutili), scene hard o di nudo gratuito.
Il vecchio Manzoni, per descrivere la scena in cui la Monaca di Monza finisce per restare incinta di Egidio, usa solo questa frase: «La sventurata rispose». Lasciando il resto all’immaginazione del lettore. E sai che immaginazione ci vuole… Un regista odierno, invece, ci mostrerebbe, con ricchezza di primi piani, i due a letto, nudi e avvinghiati e ansimanti. Come se allo spettatore non bastassero il «sì» iniziale della «sventurata» e il frutto del peccato nella scena successiva. Ma gli operatori dello spettacolo sanno benissimo che per una che fa la difficile ne trovano legioni a cui non par vero.
Il narcisismo e la vanità (nei secoli cristiani, condannatissimi in tutte le omelie) trovano oggi masse sterminate di adepti, il cui luogo-simbolo è la discoteca. Nella quale ognuno balla da solo, balla con se stesso, “si esprime” in moti del corpo che la musica (si fa per dire) si limita a suggerire. Ritornando a Maria Luce, è certo che la sua rinuncia è di non poco momento. Ma fa pensare anche a quanto sia grottesco, ormai, il mondo del cosiddetto spettacolo: ti assumono per cantare e ti ritrovi senza mutande davanti alla platea. Se ti azzardi a dire «scusate, ma che c’entra?» ecco che ti accompagnano alla porta magari scocciati con te per aver fatto loro perdere del tempo. E te ne vai spintonato dalla valanga di quelli che tutte queste storie non le fanno pur di apparire e far soldi.
Quella di Maria Luce Gamboni è una testimonianza molto bella ma anche triste, perché isolata. Pensate: ha nominato il pudore. L’avete mai sentito menzionare in qualche omelia?

Mons. Parolin lascia l'ospedale

Mons. Parolin lascia l'ospedale per la convalescenza: "Grazie al Papa per la vicinanza"



Il nuovo segretario di Stato, l’arcivescovo Pietro Parolin, viene dimesso oggi dall’ospedale e comincerà la convalescenza in seguito all’intervento chirurgico subito nei giorni scorsi a Padova. Lo ha comunicato a voce il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in risposta alle domande dei giornalisti che gli chiedevano informazioni al riguardo. Nel riferire che l’operazione ha avuto luogo nel reparto di chirurgia epatobiliare dell’azienda ospedaliera universitaria, padre Lombardi ha affermato che “tutto è andato bene”. Nei prossimi giorni, ha aggiunto, mons. Parolin rimarrà “in Veneto per un opportuno tempo di riposo e convalescenza, in modo da poter assumere pienamente ristabilito le nuove gravi responsabilità”.

“Mons. Parolin, con cui ho parlato direttamente – ha concluso padre Lombardi – esprime la sua riconoscenza al Papa anzitutto, per la sua comprensione, attenzione e vicinanza, e anche a tutti coloro che gli sono stati vicini o hanno pregato per lui. Si augura di poter presto assumere le nuove responsabilità che il Papa ha voluto affidargli”.


ANGELUS

V. Angelus Domini nuntiavit Mariae;
R. Et concepit de Spiritu Sancto.

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.

V.
Ecce ancilla Domini.
R. Fiat mihi secundum verbum tuum.

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.

V.
Et Verbum caro factum est.
R. Et habitavit in nobis.

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.

V.
Ora pro nobis, sancta Dei Genetrix.
R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Oremus:
Gratiam tuam, quaesumus, Domine, mentibus nostris infunde; ut qui, Angelo nuntiante, Christi Filii tui incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem, ad resurrectionis gloriam perducamur. Per eundem Christum Dominum nostrum.
R. Amen.


V. L’Angelo del Signore portò l’annunzio a Maria;
R. Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo.

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

V.
Eccomi, sono la serva del Signore.
R. Si compia in me la tua parola.

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

V.
E il Verbo si fece carne.
R. E venne ad abitare in mezzo a noi.

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

V.
Prega per noi, santa Madre di Dio.
R. Perché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo:
Infondi nel nostro spirito la Tua grazia, o Padre: Tu che all’annuncio dell’Angelo ci hai rivelato l’Incarnazione del Tuo Figlio, per la Sua Passione e la Sua Croce guidaci alla gloria della Risurrezione. Per Cristo nostro Signore.
R. Amen.

tavola rotonda


Il Papa: le famiglie cristiane siano comunità d’amore, genitori giocate con i vostri figli!

Il Papa: le famiglie cristiane siano comunità d’amore, genitori giocate con i vostri figli!



Le famiglie cristiane si riconoscono dalla fedeltà, dalla testimonianza e dall’apertura alla vita. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza di stamani al Pontificio Consiglio per la Famiglia, in occasione della plenaria del dicastero. Il Pontefice ha messo l’accento sulla dimensione comunitaria della famiglia, che va valorizzata in un tempo che vede il prevalere dei diritti individuali. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dal presidente del dicastero per la famiglia, mons. Vincenzo Paglia. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

Una “comunità” dove “si impara ad amare”, fatta di volti e persone “che dialogano, si sacrificano per gli altri e difendono la vita”, specie “quella più fragile”. Papa Francesco tratteggia così l’unicità della famiglia che, aggiunge, si potrebbe definire “senza esagerare”, “il motore del mondo e della storia”. La famiglia, ha proseguito, è il luogo dove “la persona prende coscienza della propria dignità” e, “se l’educazione è cristiana”, riconosce “la dignità di ogni persona, in modo particolare di quella malata, debole, emarginata”:

“Tutto questo è la comunità-famiglia, che chiede di essere riconosciuta come tale, tanto più oggi, quando prevale la tutela dei diritti individuali. Eh, dobbiamo difendere il diritto di questa comunità: la famiglia! Per questo avete fatto bene a porre una particolare attenzione alla Carta dei Diritti della Famiglia, presentata proprio trent’anni or sono, il 22 ottobre 1983”.

La famiglia, ha proseguito, si fonda sul matrimonio. Ed ha sottolineato che “gli sposi cristiani testimoniano che il matrimonio, in quanto sacramento, è la base su cui si fonda la famiglia”:

“Il matrimonio è come se fosse un primo sacramento dell’umano, ove la persona scopre se stessa, si auto-comprende in relazione agli altri e in relazione all’amore che è capace di ricevere e di dare. L’amore sponsale e familiare rivela anche chiaramente la vocazione della persona ad amare in modo unico e per sempre, e che le prove, i sacrifici e le crisi della coppia come della stessa famiglia rappresentano dei passaggi per crescere nel bene, nella verità e nella bellezza”.

Nel matrimonio, ha osservato, “ci si dona completamente senza calcoli né riserve, condividendo tutto, doni e rinunce”, sempre confidando nella Provvidenza di Dio. E’ questa, ha detto, l’esperienza che “i giovani possono imparare dai genitori e dai nonni”. Si tratta, ha soggiunto, di “un’esperienza di fede in Dio e di fiducia reciproca” ma anche di santità, perché “la santità suppone il donarsi con fedeltà e sacrificio ogni giorno della vita”. Certo, ha riconosciuto, “ci sono problemi nel matrimonio”, “diversi punti di vista, gelosie” e si litiga anche:

“Ma dire ai giovani sposi che mai finiscano la giornata senza fare la pace fra loro! Il Sacramento del matrimonio viene rinnovato in questo atto di pace dopo una discussione, un malinteso, una gelosia nascosta, anche un peccato. Fare la pace, che dà unità alla famiglia. Ma questo dirlo ai giovani, alle giovani coppie che non è facile andare su questa strada, ma è tanto bella questa strada. Tanto bella! Dirlo!”.

Il Papa ha quindi messo l’accento su due fasi della vita familiare: “l’infanzia e la vecchiaia”. Ed ha confidato che quando confessa un adulto sposato sempre gli domanda dei figli:

“'Mi dica signore o signora, lei gioca con i suoi figli?'… 'Come Padre?'. 'Lei perde il tempo con i suoi figli, lei gioca con i suoi figli?'. 'Ma, sa, quando io esco da casa al mattino – mi dice l’uomo – ancora dormono e quando torno sono a letto'. Anche la gratuità, quella gratuità del papà e della mamma con i figli. E’ tanto importante perdere il tempo con i figli, giocare con i figli!".

“Una società che abbandona i bambini e che emargina gli anziani – è stato il suo monito – recide le sue radici e oscura il suo futuro”:

“Voi fate la valutazione su questa nostra cultura oggi, con questo: ogni volta che un bambino è abbandonato e un anziano emarginato, si compie non solo un atto di ingiustizia, ma si sancisce anche il fallimento di quella società. Prendersi cura dei piccoli e degli anziani è una scelta di civiltà”.

La Chiesa che si prende cura dei bambini e degli anziani, ha evidenziato, “diventa la madre delle generazioni dei credenti” e al tempo stesso “serve la società umana” aiutandola a “riscoprire la paternità e la maternità di Dio”. La “buona notizia” della famiglia, ha proseguito, “è una parte molto importante dell’evangelizzazione, che i cristiani possono comunicare a tutti”. Comunicarlo, ha osservato, soprattutto “con la testimonianza della vita” specie “nelle società secolarizzate”. “Le famiglie veramente cristiane – ha osservato – si riconoscono dalla fedeltà, dalla pazienza, dall’apertura alla vita, dal rispetto degli anziani”:

“Il segreto di tutto questo è la presenza di Gesù nella famiglia. Proponiamo dunque a tutti, con rispetto e coraggio, la bellezza del matrimonio e della famiglia illuminati dal Vangelo! E per questo ci avviciniamo con attenzione e affetto alle famiglie in difficoltà, a quelle che sono costrette a lasciare la loro terra, che sono spezzate, che non hanno casa o lavoro, o per tanti motivi sono sofferenti; ai coniugi in crisi e a quelli ormai separati. A tutte vogliamo stare vicino con l’annunzio di questo Vangelo della famiglia, di questa bellezza della famiglia”.


Poveri, disoccupati, pessimisti: ritratto degli italiani.

Nuovi poveri
“Vedo una luce in fondo al tunnel” diceva Mario Monti nel 2012. Un anno dopo abbiamo la conferma: quella luce erano i fari del treno che ci arrivava addosso. Sei milioni di disoccupati, “inattivi” e “scoraggiati”. Quasi cinque milioni di poveri. Un prodotto interno lordo che si contrae di 1,8 punti percentuali, peggio del previsto. Questo è il “treno” che ha investito il Paese, fotografato dalle tabelle Istat, l’istituto nazionale di statistica, riguardanti il secondo trimestre 2013. Li ha presentati ieri il presidente facente funzioni dell'Istat Antonio Golini durante un'audizione al Senato sulla legge di Stabilità. “Sta finendo la fase recessiva” titolano i quotidiani dopo questa relazione. Sì, forse perché sta finendo il Paese.
L’esercito di disoccupati, in tutte le accezioni del termine, è il numero più inquietante. Solitamente lo si scompone in dati anagrafici e territoriali: quanti senza-lavoro al Sud, quanti giovani. Le nuove statistiche confermano la solita realtà: i disoccupati sono soprattutto al Sud (1 milione e 458mila) e fra i giovani compresi fra i 15 e i 34 anni di età (1 milione 538mila). Ma il quadro peggiora ulteriormente se si guarda alla “motivazione”, cioè se si cerca di rispondere alla domanda “perché non lavori?”. Fra quei 6 milioni di non lavoratori, ci sono 3,07 milioni di italiani disoccupati propriamente detti, iscritti nelle liste della disoccupazione e alla ricerca attiva di lavoro. Ma gli altri 2 milioni e 990mila sono persone inattive, che non cercano. In questo vero e proprio popolo (pari, all’incirca, alla popolazione di tutta Roma e dintorni) figurano gli “scoraggiati”, stimati in circa 1 milione e 300mila persone. Sono coloro che non cercano o hanno smesso di farlo perché convinte di non trovare lavoro. Anche qui parliamo di una cifra immensa, una popolazione di una grande città come Milano. Dentro l’Italia c’è dunque l’equivalente di una metropoli che ha perso speranza, che non ha fiducia nel futuro, che non cerca perché sa, in cuor suo, che non troverà.
I “viziati”, o “choosy” come li chiamava l’ex ministro Fornero, sono solo una piccola minoranza, quasi irrilevante. Sono fotografati dall’Istat in quei 99mila individui che, pur cercando impiego, non erano immediatamente disponibili ad accettare un’offerta. Bisogna anche vedere quale offerta e a che condizioni, oltre alle motivazioni del rifiuto. Ma si parla sempre di meno di 100mila persone, che quasi scompaiono nella massa di 6 milioni di senza-lavoro.
L’Istat, inoltre, individua anche il gruppo di persone sotto-occupate (lavorano con un orario inferiore al normale e guadagnano meno): nel secondo trimestre 2013 sono circa 650mila. Oltre 2,5 milioni di persone sono occupate con un “part time involontario”, in crescita di oltre 200mila unità rispetto allo stesso periodo del 2012.
Direttamente e indirettamente legato alla disoccupazione, c’è il fenomeno dei nuovi poveri, di quei 4,8 milioni di italiani in povertà assoluta. Va sottolineato: assoluta. Si intende quella condizione nella quale non si dispone (o si dispone con grande difficoltà o intermittenza) delle primarie necessità per il sostentamento umano, come l’acqua, il cibo, il vestiario e l’abitazione. Stando alle tabelle Istat, il fenomeno della povertà assoluta non era rilevato fino al 2008. Vediamo comparire questo dato solo nella tabella dell’anno successivo: “Nel 2009 l’incidenza della povertà relativa è pari al 10,8%, mentre quella della povertà assoluta risulta del 4,7%”. Nel 2010, leggiamo: “…la povertà assoluta (coinvolge, ndr) il 4,6% delle famiglie”. Nel 2011: “…quella assoluta il 5,2%”. Nel 2012: “…e la povertà assoluta il 6,8%”. Stando ai dati pubblicati ieri, dal 2007 al 2012 il numero di persone realmente povere è raddoppiato da 2,4 a 4,8 milioni. Quasi la metà (2,3 milioni) sono al Sud e di questi poco più di 1 milione sono minori.
Ai disoccupati, ai poveri e ai senza speranza, si dovrebbe aggiungere anche l’esercito di chi va a cercare fortuna all’estero. Il numero degli emigrati è passato dai 60.635 cittadini del 2011 ai 78.941 del 2012. Si conferma la preponderanza di giovani: gli emigrati della fascia di età 20-40 anni sono aumentati in un anno del 28,3%. La fuga dei cervelli ha costituito, nel 2012, il 44,8% del flusso totale di espatrio. Non hanno smarrito la speranza in loro stessi, ma l’hanno persa nel Paese.
L’assenza della speranza è ben fotografata dalle “statistiche immorali” sul calo delle nascite esposte, lo scorso settembre, dal professor Gian Carlo Blangiardo: benché il numero degli stranieri che nascono nei nostri ospedali sia «destinato a raddoppiarsi» nei prossimi cinquant’anni, questo dato «non sarà sufficiente a compensare il forte calo delle nascite italiane: -127mila tra il 2012 e il 2064 (-27%)», e già oggi il nostro tasso di natalità è il più basso del mondo.
Un dato incoraggiante, almeno c’è, anche se l’Istat non lo rileva. O meglio, lo rileva e lo interpreta in modo critico, mentre dovrebbe essere letto come un incentivo. Nell'audizione in Senato sulla Legge di Stabilità, Golini dichiara che saranno le famiglie più ricche a beneficiare maggiormente degli sconti sul cuneo fiscale. Famiglie più ricche? In che senso una riduzione delle tasse sui salari avvantaggerebbe i nuclei familiari con un patrimonio più cospicuo? Leggendo fra le righe di questa analisi, vediamo che si parla di “ricchezza” di persone: «Dato il maggior numero di occupati per famiglia - spiega - sono le famiglie dei due quinti più alti a trarre maggiori vantaggi monetari in valore assoluto». Non si tratta, dunque, di ricchezza ereditata, ma di quella guadagnata col lavoro. Le famiglie più numerose e quelle che sgobbano di più saranno avvantaggiate dal taglio fiscale. E allora… forza!

Trionfo e persecuzione: i cristiani in Africa

Chiesa in Nigeria, dopo un attentato
Nel settembre del 2012, in occasione di un convegno organizzato presso l’università di El Jadida, in Marocco, il Cesnur, Centro Studi sulle Nuove Religioni, diretto dal sociologo Massimo Introvigne, ha presentato una ricerca intitolata “La religione in un contesto globalizzato”. Uno dei risultati più rilevanti emersi è la forte diffusione del cristianesimo in Africa, cresciuto fino a diventare la prima religione superando ampiamente l’islam. In termini percentuali i cristiani rappresentano infatti oggi il 46,53% della popolazione africana e gli islamici il 40,46; il cristianesimo è la prima religione in 31 paesi e l’islam in 21. Secondo il Cesnur, inoltre, al ritmo attuale, entro dieci anni i cristiani in Africa sfioreranno il 50% e costituiranno il maggiore blocco continentale all’interno del cristianesimo, precedendo Europa e America Latina. Si comprende meglio la portata storica di questo sviluppo considerando che nel 1900, quando nel continente abitavano circa 133 milioni di persone, i cristiani erano in tutto dieci milioni mentre nel 2012 sono diventati quasi 500 milioni su una popolazione di circa un miliardo.
«Sono dati ancora poco conosciuti – spiegava Massimo Introvigne commentando la ricerca – ma hanno un grande significato storico, culturale e politico. Ormai ci sono più cristiani praticanti in Africa che in Europa. Alla lunga questo cambierà non solo l’Africa, ma anche il cristianesimo».
«Non tutti, naturalmente, sono contenti di questi sviluppi – aveva aggiunto – un certo ultra-fondamentalismo islamico considera scandaloso il fatto che in Africa ci siano più cristiani che musulmani e dunque perseguita e uccide i cristiani in paesi come la Nigeria, il Mali, la Somalia e il Kenya. Gli ultra-fondamentalisti pensano che oggi la battaglia decisiva per sapere se il mondo sarà musulmano o cristiano si combatta in Africa. E che l’islam sta perdendo. Per questo reagiscono con le bombe».
Queste ultime considerazioni di Introvigne si sono purtroppo dimostrate drammaticamente giuste. Nell’anno trascorso le persecuzioni e le violenze contro i cristiani in Africa si sono moltiplicate estendendosi a paesi in precedenza considerati sicuri. Lo conferma la World Watch List, l’elenco dei 50 paesi in cui si verificano le più gravi persecuzioni nei confronti dei cristiani pubblicato ogni anno da Open Doors Usa, l’organizzazione non governativa internazionale che da quasi 60 anni aiuta e sostiene i cristiani perseguitati nel mondo. 18 dei 50 stati elencati nel 2013 sono africani, tre dei quali – Somalia, Mali ed Eritrea – figurano tra le prime dieci posizioni.
È da notare che è la prima volta che il Mali entra nella World Watch List, “conquistando” subito la settima posizione in seguito al conflitto che, a partire da 2012 e per circa un anno, ha consegnato il Nord del paese nelle mani di alcuni gruppi islamisti legati ad Al Qaeda. Altri quattro stati, situati, come il Mali, nell’Africa Sub-Sahariana, compaiono nella lista per la prima volta: Tanzania, Kenya, Uganda e Niger. Complessivamente, inoltre, sono almeno otto i paesi africani in cui le persecuzioni e le violenze contro i cristiani si sono intensificate.
Questo fa dire a Open Doors Usa che «l’Africa, dove il cristianesimo si è maggiormente diffuso nel corso dell’ultimo secolo, oggi è la regione del mondo in cui l’oppressione dei cristiani si diffonde più rapidamente».
Uno degli aspetti più allarmanti della situazione creatasi negli ultimi anni nel continente è dato dal fatto che gli Islamici ultra-fondamentalisti si sono moltiplicati e radicati non soltanto nei paesi in prevalenza abitati da Musulmani, ma anche in alcuni stati a larga maggioranza cristiana dove hanno messo a segno diversi attentati a sacerdoti, chiese e strutture frequentate da cristiani. I paesi maggiormente colpiti nell’ultimo anno sono stati il Kenya e il Tanzania.
Resta inoltre fuori dall’elenco stilato da Open Doors Usa la Repubblica Centrafricana che, dopo il colpo di stato che nel marzo del 2013 ha rovesciato il presidente François Bozize, ha assistito a un crescendo di violenze nei confronti dei cristiani ad opera di Seleka, l’alleanza di partiti autrice del golpe, che ha accolto nelle sue file numerosissimi miliziani islamici provenienti dal Ciad e dal Sudan.
Un ulteriore fattore di rischio per i cristiani africani deriva dall’impegno dei tanti religiosi e laici che denunciano malgoverno, corruzione, abusi di regime, violazioni dei diritti umani commesse dai governi: una scelta che in Africa può costare la vita. È il caso dello Zimbabwe dove Aiuto alla Chiesa che soffre ha raccolto numerose denunce di arresti arbitrari di sacerdoti e suore e di minacce ad essi rivolte. Vescovi, sacerdoti e altri religiosi pagano così la loro determinazione a difendere i diritti della popolazione più povera ed emarginata. Anonima per motivi di sicurezza, data la situazione, è la testimonianza di un vescovo, raccolta nel gennaio del 2012 da Aiuto alla Chiesa che soffre: «In alcune parti dello Zimbabwe assistiamo all’inizio di una vera e propria persecuzione della Chiesa, specialmente dove i cristiani rifiutano di farsi cooptare dallo Zanu-Pf, il partito al potere».
Paradigma della situazione dei cristiani africani resta comunque la Nigeria dove i cristiani sotto attacco resistono alla pressione di Boko Haram, il gruppo terrorista che per primo ha incominciato ad attaccare chiese e fedeli, senza fermarsi davanti alle ricorrenze più sacre, anzi approfittandone per colpire più duramente.

il santo del giorno





26 Ottobre - S. Evaristo Papa e martire.



Bisogna dire subito che abbiamo ben poche notizie sicure riguardo a S. Evaristo, uno dei primi successori di S. Pietro: S. lreneo e S. Eusebio lo indicano infatti come diato successore di S. Clemente, e perciò fu intorno all'anno 100 che egli divenne papa, o più esattamente vescovo di Roma: questa precisazione è opportuna, poiché allora il titolo di « papa », ossia padre, veniva conferito a qualsiasi autorità religiosa: solo a partire dal secolo VI esso venne riservato al pontefice romano. P- incerta la data precisa dell'inizio del pontificato di S. Evaristo, poiché Giulio Africano lo presenta come papa dal 97 al 105, mentre il Liber pontificalis precisa che egli fu papa per nove anni e dieci mesi, esercitando il sommo pontificato sotto gli imperatori Domiziano (t 96), Nerva (96-98), Traiano (t 1 1 7), e più esattamente « dal consolato di Valente e Vetus (96) a quello di Gallo e Bradua (108) ».

Lo stesso Liber informa che egli era un greco originario di Antiochia, mentre suo padre, di nome Giuda, era un giudeo nativo di Betlem. P- ancora lo stesso Liber che attesta il martirio di S. Evaristo, e questa testimonianza è accolta dal Martirologio Romano, che scrive per l'appunto: « A Roma [si festeggia] sant'Evaristo, Papa e Martire, il quale, sotto l'imperatore Adriano, imporporò col suo sangue la Chiesa di Dio». Ma la notizia è abbastanza priva di fondamento, tanto che gli estensori del nuovo calendario hanno ritenuto opportuno redigere la seguente nota: « La memoria di S. Evaristo, introdotta nel Calendario romano nel secolo XI, viene cancellata: a nessun diritto infatti S. Evaristo deve essere annoverato tra i martiri, e il suo giorno natalizio [cioè il giorno della sua morte] non è conosciuto ».

Ancor più leggendarie appaiono le notizie di due disposizioni prese da S. Evaristo nell'esercizio del suo pontificato. Ossia la distribuzione dei sacerdoti di Roma nei venticinque titoli o chiese parrocchiali della città, che sarebbero stati istituiti già da S. Cleto, e inoltre la disposizione che i diaconi fossero al fianco del vescovo mentre questi predicava e proclamava il prefazio della Messa, per testimoniarne, in caso di necessità, l'ortodossia e insieme per conferire maggiore solennità alla celebrazione.

A S. Evaristo viene attribuita pure una certa regolamentazione delle solenni cerimonie che accompagnano la consacrazione delle chiese, e che sono ispirate alla dedicazione del tempio di Salomone, ma è una notizia priva di fondamento storico.

tavola rotonda


IL VANGELO DEL GIORNO

In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai”».


Medita

Con la pericope di oggi, Luca ci introduce nel capitolo 13 del suo vangelo. E subito ci imbattiamo in uno dei problemi che sempre angustiano l’uomo e di fronte al quale ha costruito una rete di risposte che talvolta chiamano in causa Dio.
Gesù coglie l’occasione di due eventi drammatici, certo diversi tra loro, ma con le stesse conseguenze. Nel primo si accenna ai drammatici eventi che seguirono il tentativo di ribellione armata perseguita contro le truppe romane: fu un bagno di sangue.
Nel secondo, il Maestro, riporta un episodio che dovette realmente accadere: non una parabola, dunque, la morte di diverse persone causata dalla caduta di una torre. Di fronte a questi avvenimenti, come oggi ad altri, a chi assegnare la colpa? Con chi prendersela?
Una risposta, quella che circolava insistentemente al tempo del Nazareno, riconduceva la responsabilità agli uomini stessi: in qualche modo erano causa della loro tragica e spesso improvvisa morte.
Oggi, molto più diffusamente, riteniamo responsabile Dio: quante volte abbiamo sentito porci la domanda: “se esiste, come ha potuto permetterlo?”. Chissà quante volte noi stessi non ci siamo sottratti a formularla.
Gesù non colloca su questo piano il suo intervento: per ben due volte, al termine dei due episodi afferma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
Lega, cioè, il cammino di conversione, il percorso necessario da intraprendere per essere suo discepolo, all’abbandono delle logiche umane, per accettare uno stile ed un programma “altro”, quello del Regno. Non sappiamo di chi è la colpa, conosciamo però quello che il Salvatore pretende da noi. La parabola finale ci aiuta a percepire che la conversione non accetta giudizi affrettati (tagliare l’albero), ma impone la pazienza, la misericordia, l’agire per smussare gli angoli. Non siamo abituati a zappare e spargere concime: troppo spesso, perché estremamente comodo, preferiamo tagliare. Da una parte la via della vita, quella eterna; dall’altra, la vita umana, fine a sé stessa.

Per Riflettere

Dobbiamo scegliere la via da percorrere: quella contrassegnata dall’umiltà e la facile strada che scarica su Dio i nostri problemi.

PREGHIERE DEL MATTINO

PREGHIERE DEL MATTINO.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.
TI ADORO.
Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte. Ti offro le azioni della giornata, fa' che siano tutte secondo la tua santa volontà per la maggior tua gloria. Preservami dal peccato e da ogni male. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.

PADRE NOSTRO.
Padre nostro, che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

AVE MARIA.
Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei  benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

GLORIA AL PADRE.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre nei secoli, dei secoli. Amen.

CREDO O SIMBOLO APOSTOLICO.
Credo in Dio Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocefisso, morì e fu sepolto. Discese agli inferi, il terzo giorno è resuscitato secondo le Scritture. E’ salito al cielo, siede alla destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la Santa chiesa Cattolica, la Comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la resurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

ANGELO DI DIO.
Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me che ti fui affidato/a  dalla pietà celeste. Amen.

SALVE O REGINA.
Salve O Regina, Madre di misericordia, vita e dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo esuli figli di Eva, a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque avvocata nostra, volgi a noi, quegli occhi tuoi misericordiosi e mostraci dopo questo esilio, Gesù,  il frutto benedetto del tuo  seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

GESÙ, GIUSEPPE E MARIA.
Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell’ultima agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l’anima mia.

OFFERTA DELLA GIORNATA.Cuore divino di Gesù, io ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

PER LA FAMIGLIA.Il Dio della pace benedica e custodisca la nostra famiglia. Ci renda capaci di fare la sua volontà in tutte le nostre azioni e accresca in noi ciò che gli è gradito. Amen.

ATTO DI FEDE.Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo tutto quello tu hai rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere. Credo in te, unico vero Dio in tre persone uguali e distintamente, Padre e Figlio e Spirito Santo. Credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato, morto e risorto per noi, il quale darà a ciascuno, secondo i meriti, il premio o la pena eterna. Conforme a questa fede voglio sempre vivere. Signore accresci la mia fede.

ATTO DI SPERANZA.Mio Dio, spero dalla tua bontà, per le tue promesse e per i meriti di Gesù Cristo nostro Salvatore, la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla con le buone opere che io debbo e voglio fare. Signore, che io possa goderti in eterno.

ATTO DI CARITA’Mio Dio, ti amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, perché sei bene infinito e nostra eterna felicità; e per amore tuo amo il prossimo come me stesso e perdono le offese ricevute. Signore, che io ti ami sempre più.
PREGHIERA QUOTIDIANA: "SEGRETO DI SANTITA’ ".O Spirito Santo, anima della mia anima, io ti adoro, illuminami, guidami, fortificami, consolami, dimmi quello che devo fare, dammi i tuoi ordini: ti prometto di sottomettermi a tutto quello che desideri da me e di accettare quello che permetterai che mi succeda. Fammi soltanto conoscere la tua volontà! Amen
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.