martedì 29 ottobre 2013

Slot Mob: mobilitazione per il buon gioco che premia i baristi no-slot

Slot Mob: mobilitazione per il buon gioco che premia i baristi no-slot



"Un bar senza slot ha più spazio per le persone". Con questo slogan sta raccogliendo adesioni in varie città italiane "Slot Mob", la mobilitazione di cittadini per il buon gioco, contro le povertà e la dipendenza dall’azzardo. L’iniziativa premia gli esercizi commerciali che hanno rinunciato all'uso delle “macchinette” e prevede in questi locali dibattiti, momenti di festa e tornei di calcio balilla. “Una realtà di cittadinanza attiva responsabile che non aspetta i tempi della politica”, spiega al microfono di Paolo Ondarza uno dei promotori, Carlo Cefaloni:00:04:00:62

R. – Purtroppo, ultimamente abbiamo avuto una forte incentivazione da parte delle leggi dello Stato, votate in maniera trasversale, nei confronti della diffusione del gioco d’azzardo legalizzato, e quindi bisogna ricreare una cultura che vada a premiare i gesti che vanno in controtendenza; come – appunto – l’attività che può svolgere un barista, un esercente commerciale che nonostante tutti gli incentivi che arrivano per l’immissione nel proprio locale di una slot machine, compie un gesto di responsabilità. Magari, il più delle volte vive questo gesto anche in maniera solitaria, come una questione di coscienza personale. Chiaramente, se non è sostenuto dai consumatori, dai clienti che magari per 10 centesimi vanno in un bar dove si svolge un altro tipo di attività, tutto viene meno. C’è bisogno, quindi, di una responsabilità collettiva.

D. – L’atto di coraggio del barista che rinuncia alla slot, da singolo si sta trasformando in un fenomeno più diffuso; e voi state girando varie città italiane proprio per andare in questi locali virtuosi ….

R. – Certo! E’ successo a Biella, dove è nata spontaneamente una rete sociale: c’è stato un evento che è durato una giornata intera ed ha coinvolto circa 800 persone, con testimonianze di giocatori d’azzardo che sono entrati in questa patologia e ne sono usciti. C’è stato non solo un convegno, ma la possibilità di avere momenti di festa …

D. – Voi infatti proponete di curare il cattivo gioco con il buon gioco: in che senso?

R. – Nel momento in cui si organizza questa festa, si mettono insieme le esperienze storiche come i giochi di strada: il biliardino, ad esempio, è un gioco relazionale, è un gioco che aiuta. Ma questo l’abbiamo visto in tanti luoghi, in tanti bar dove le persone, i baristi stessi dicono: “Non ne possiamo più”, e quindi hanno tolto spontaneamente le "macchinette mangiasoldi" e altri giochi d’azzardo e volentieri hanno introdotto quello che è un luogo classico di convivialità, di rapporto positivo. Gli introiti chiaramente non sono gli stessi, però in questo modo questi baristi indicano un modo diverso di stare che magari costa ma vale la pena favorire.

D. – Qual è la reazione delle persone che partecipano ad uno "Slot Mob"?

R. – Si tratta di rompere un meccanismo profondamente iniquo; il più delle volte viene accettato. Accade, per esempio, come è accaduto a Cagliari: lì è stato un evento bello, costruito sempre con questa rete di tante associazioni che in maniera spontanea si mettono insieme, si è fatto un gesto pubblico: un bar, di fronte a quello premiato, ha pensato di chiudere per partecipare. Il proprietario non ha voluto rappresentare un’alternativa ad una proposta che ha ritenuto giusta come essere umano e come esercente di un’attività commerciale. Il fatto che a novembre ci sarà una tre-giorni a Palermo, è emblematico, perché lì andiamo a parlare di un rapporto forte che si è costituito con i circoli di “Addio pizzo”, con tutte le reti contro la mafia …

D. – Avete incontrato difficoltà oggettive nell’andare avanti con questa vostra iniziativa?

R. – Quando abbiamo lanciato l’iniziativa abbiamo avuto un paio di giorni di difficoltà sui siti …

D. - … a livello di attacchi di hacker?

R. – Di hacker, sì. Il sito è stato oscurato per due giorni, ma non abbiamo dato troppa importanza alla cosa.

D. – La mobilitazione sta partendo dal basso, la palla dev’essere raccolta dai politici di buona volontà …

R. – Sì. C’è un inter-gruppo a livello di Parlamento che sta lavorando su questo fronte; dev’essere molto più incisivo, però. Devono essere i parlamentari che prendono atto di questo fenomeno per essere poi capaci di vederlo e di gestirlo con urgenza.


Il Papa: la speranza cristiana è dinamica e dona vita, liberiamoci da comodi clericalismi

Il Papa: la speranza cristiana è dinamica e dona vita, liberiamoci da comodi clericalismi



La speranza non è ottimismo, ma “un’ardente aspettativa” verso la rivelazione del Figlio di Dio. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che i cristiani devono guardarsi da clericalismi e atteggiamenti comodi, perché la speranza cristiana è dinamica e dona vita. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

Cos’è la speranza per un cristiano? Papa Francesco ha preso spunto dalle parole di San Paolo, nella Prima Lettura, per sottolineare la dimensione unica della speranza cristiana. Non si tratta di ottimismo, ha avvertito, ma di “un’ardente aspettativa” protesa verso la rivelazione del Figlio di Dio. La creazione, ha detto, è “stata sottoposta alla caducità” e il cristiano vive dunque la tensione tra la speranza e la schiavitù. “La speranza – ha detto riecheggiando San Paolo – non delude, è sicura”. Tuttavia, ha riconosciuto, “non è facile capire la speranza”. Alcune volte, ha affermato, “pensiamo che essere persone di speranza sia come essere persone ottimiste”. Ma non è così:

“La speranza non è un ottimismo, non è quella capacità di guardare le cose con buon animo e andare avanti. No, quello è ottimismo, non è speranza. Né la speranza è un atteggiamento positivo davanti alle cose. Quelle persone luminose, positive... Ma questo è buono, eh! Ma non è la speranza. Non è facile capire cosa sia la speranza. Si dice che è la più umile delle tre virtù, perché si nasconde nella vita. La fede si vede, si sente, si sa cosa è. La carità si fa, si sa cosa è. Ma cosa è la speranza? Cosa è questo atteggiamento di speranza? Per avvicinarci un po’, possiamo dire in primo che la speranza è un rischio, è una virtù rischiosa, è una virtù, come dice San Paolo ‘di un’ardente aspettativa verso la rivelazione del Figlio di Dio’. Non è un’illusione”.

Avere speranza, ha soggiunto, è proprio questo: “essere in tensione verso questa rivelazione, verso questa gioia che riempirà la nostra bocca di sorrisi”. San Paolo, ha detto ancora, tiene a sottolineare che la speranza non è ottimismo, “è di più”. E’ “un’altra cosa differente”. I primi cristiani, ha rammentato il Papa, la “dipingevano come un’ancora: la speranza era un’ancora, un’ancora fissa nella riva” dell’Aldilà. E la nostra vita è proprio camminare verso quest’ancora:

“Mi viene a me la domanda: dove siamo ancorati noi, ognuno di noi? Siamo ancorati proprio là nella riva di quell’oceano tanto lontano o siamo ancorati in una laguna artificiale che abbiamo fatto noi, con le nostre regole, i nostri comportamenti, i nostri orari, i nostri clericalismi, i nostri atteggiamenti ecclesiastici, non ecclesiali, eh? Siamo ancorati lì? Tutto comodo, tutto sicuro, eh? Quella non è speranza. Dove è ancorato il mio cuore, là in questa laguna artificiale, con comportamento ineccepibile davvero…”

San Paolo, ha aggiunto, indica poi un’altra icona della speranza, quella del parto. “Siamo in attesa – ha osservato – questo è un parto. E la speranza è in questa dinamica”, di “dare vita”. Ma, ha aggiunto, “la primizia dello Spirito non si vede”. Eppure so che “lo Spirito lavora”. Lavora in noi “come se fosse un granello di senape piccolino, ma dentro è pieno di vita, di forza, che va avanti” fino a diventare albero. Lo Spirito lavora come il lievito. Così, ha aggiunto, “lavora lo Spirito: non si vede, ma c’è. E’ una grazia da chiedere”:

“Una cosa è vivere nella speranza, perché nella speranza siamo salvati e un’altra cosa è vivere come buoni cristiani, non di più. Vivere in attesa della rivelazione o vivere bene con i comandamenti, essere ancorati nella riva di là o parcheggiati nella laguna artificiale. Penso a Maria, una ragazza giovane, quando, dopo che lei ha sentito che era mamma è cambiato il suo atteggiamento e va, aiuta e canta quel cantico di lode. Quando una donna rimane incinta è donna, ma non è mai (solo) donna: è mamma. E la speranza ha qualcosa di questo. Ci cambia l’atteggiamento: siamo noi, ma non siamo noi; siamo noi, cercando là, ancorati là”.

Il Papa ha, quindi, concluso l’omelia rivolgendosi ad un gruppo di sacerdoti messicani presenti alla Messa, in occasione del 25.mo di ordinazione. Chiedete alla Madonna, Madre della speranza, ha detto, che i vostri anni “siano anni di speranza, di vivere come preti di speranza”, “donando speranza”.

PREGHIERE DELLA SERA

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PREGHIERE DELLA SERA.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.
TI ADORO, MIO DIO.Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorno.  Perdonami il male, oggi commesso e, se qualche bene compiuto, accettalo. Custodiscimi nel riposo e liberami dai pericoli. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.

PADRE NOSTRO.
Padre nostro, che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

AVE MARIA.
Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu si benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

GLORIA AL PADRE.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre nei secoli, nei secoli. Amen.

ATTO DI DOLORE
ball10.gif (123 byte) Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.
ball10.gif (123 byte) Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia e colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli Angeli, i Santi e voi, fratelli di  pregare per me il Signore Dio nostro.GESÙ, GIUSEPPE E MARIA
Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell'ultima mia agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'anima mia.
L'ETERNO RIPOSO
L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen.

AL TERMINE DEL GIORNO
Al termine del giorno, o sommo Creatore, vegliaci nel riposo con amore di Padre. Dona salute al corpo e fervore allo spirito, la tua luce rischiari le ombre della notte. Nel sonno delle membra resti fedele il cuore, e al ritorno dell'alba intoni la tua lode.

VISITA, 0 PADREVisita, o Padre, la nostra casa e tieni lontano le insidie del nemico; vengano i santi angeli a custodirci nella pace, e la tua benedizione rimanga sempre con noi. Amen.

ALL'ANGELO CUSTODEO Angelo Santo, che per infinita bontà di Dio sei chiamato a custodirmi, assistimi nei bisogni, consolami nelle mie afflizioni, difendimi dai nemici, allontanami dalle occasioni di peccato, fa' che io sia docile obbediente alle tue ispirazioni, proteggimi particolarmente nell'ora della mia morte, e non mi abbandonare fino a che non mi abbia guidato al mio celeste soggiorno in Paradiso. Amen.

ANGELO DI DIO.
Angelo di Dio, che sei il mio custode, illuminami, custodiscimi, reggi e governa me che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.

Il Papa al Centro Televisivo Vaticano: siate una squadra che diffonde la speranza e il profumo del Vangelo

Il Papa al Centro Televisivo Vaticano: siate una squadra che diffonde la speranza e il profumo del Vangelo



Una “squadra” chiamata a servire il Papa e la Chiesa con uno “stile” particolare, da cui tutto deve dipendere: dalle scelte editoriali ai palinsesti. È così che Papa Francesco vede il lavoro del Ctv, il Centro Televisivo Vaticano, i cui dipendenti con le loro famiglie sono stati ricevuti ieri mattina in udienza in occasione dei 30 anni di fondazione dell’organismo. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Sull’autostrada globale della comunicazione, da 30 anni il Ctv occupa una corsia preferenziale, e la percorre a velocità sostenuta al ritmo incalzante delle innovazioni tecnologiche, ciascuna traguardo e sfida insieme. Ma tutto con un preciso orientamento, ha ricordato Papa Francesco davanti alle circa 150 persone che lo hanno ascoltato in Sala Clementina, ovvero servire con la diffusione delle immagini televisive del Pontificato la causa del Vangelo:

Siate professionisti al servizio della Chiesa. Il vostro lavoro è di grande qualità, e così dev’essere per il compito che vi è assegnato. Ma la professionalità per voi sia sempre servizio alla Chiesa, in tutto: nelle riprese, nella regia, nelle scelte editoriali, nell’amministrazione… Tutto può essere fatto con uno stile, una prospettiva che è quella ecclesiale, quella della Santa Sede. È necessario che la comunicazione del Ctv sappia effondere negli spettatori, nei fedeli e nei 'distanti', il profumo e la speranza del Vangelo”.
Nato 30 anni fa per intuizione e volontà di Giovanni Paolo II, il Centro Televisivo Vaticano ha come rotta e missione – ha affermato Papa Francesco – di “mantenere saldamente la prospettiva evangelica” in un settore, quello mediatico, in cui tale prospettiva è sconosciuta o ignorata. E per riuscirvi, è necessario un gruppo unito e responsabile:

“Giocate come squadra. L’efficacia della pastorale della comunicazione è possibile creando legami, facendo convergere attorno a progetti condivisi una serie di soggetti; una ‘unione di intenti e di forze’. Sappiamo che questo non è facile, ma se vi aiutate insieme a fare squadra tutto diventa più leggero e, soprattutto, anche lo stile del vostro lavoro sarà una testimonianza di comunione”.

Nel ringraziare i membri del Ctv non solo, ha detto, “per la professionalità oggi riconosciuta in tutto il mondo, ma soprattutto per la disponibilità e la discrezione che ogni giorno mi testimoniate e con cui mi accompagnate”, Papa Francesco ha mostrato attenzione e delicatezza anche per le famiglie dei dipendenti…

“…perché, come ha ricordato il direttore, mons. Viganò, vivono l’agenda settimanale sugli impegni del Papa! È un sacrificio non da poco, immagino, e per questo non solo vi sono grato, ma assicuro una preghiera per tutti voi, in particolare per i vostri bambini. Il Papa non vuole ingombrare la vita di famiglia, eh? Ma vi ringrazio della pazienza”.
L’ultimo saluto, il Papa lo ha rivolto “agli amici che – ha osservato – si coinvolgono a vario titolo nella grande famiglia del Ctv”. “Da soli – ha concluso – non possiamo fare molto, ma insieme possiamo essere al servizio di tutto il mondo, diffondendo la verità e la bellezza del Vangelo sino ai confini della terra”.

Il card. Braz de Aviz: cultura del provvisiorio sollecita formazione cristiana continua

Il card. Braz de Aviz: cultura del provvisiorio sollecita formazione cristiana continua



“Fedeltà e perseveranza vocazionale in una cultura del provvisorio”, questo il titolo della Giornata di studio che si tiene oggi presso la Pontificia Università Antonianum a Roma. Ad aprire i lavori, questa mattina, l’intervento del cardinale Joao Braz de Aviz, che ha sottolineato quanto sia importante il ruolo della formazione, che dura dalla nascita alla morte, per superare le crisi vocazionali. Elvira Ragosta lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. - Io penso alla Chiesa e anche alle istituzioni dentro la Chiesa, in questo periodo così importante che è quello della formazione basica delle varie vocazioni: non solo nel senso delle vocazioni - diciamo - di vita consacrata, ma le vocazioni intese in modo molto più ampio. C’è nella base una chiamata di Dio, c’è un’attrazione che Dio esercita col suo amore su una persona e c’è dopo la risposta di questa persona sia individuale, sia anche attraverso i mezzi che Dio fornisce, che la Chiesa fornisce e che le istituzioni nella storia della Chiesa forniscono. E lì, in questo adeguamento di queste cose, bisogna stare attenti perché il provvisorio è un po’ la caratteristica del nostro tempo, dove niente è definitivo e tutto è per un tempo: “Finché questo mi piace, finché questo mi dà felicità…”. E questo in sé non è negativo: io cerco nel momento presente una realizzazione totale. Però, noi sentiamo che c’è qualcosa che si rompe in questa posizione, in quanto non si trova più questa fedeltà che è capace di dare di ritorno a una fedeltà di Dio, perché la fedeltà è soprattutto quella di Dio, dare una risposta di fedeltà anche dell’uomo. Questo è qualcosa che noi dobbiamo approfondire: dobbiamo vedere come ritornare, stando attenti ad una fedeltà che possa continuare nel tempo in modo positivo, ma anche con la felicità del cuore. In questo senso, quindi, l’esperienza di Dio, l’esperienza di Dio amore, ma anche l’esperienza del cambiamento dei rapporti tra di noi.

D. - Lei faceva riferimento a due fondamenti: al fascino di Dio che chiama Francesco e Chiara di Assisi…

R. - Sono giovani che hanno messo la centro del loro cuore questa risposta alla propria vocazione. Su di loro sicuramente Dio ha esercitato un’attrazione fortissima, come fa su coloro che sono chiamati. Lì pensiamo sempre, di nuovo, che al centro della nostra formazione, in tutti i momenti della nostra vita - ma in modo speciale nella formazione di base, che deve poi continuare - c’è la Parola di Dio. La Parola di Dio è amica dell’uomo, la Parola di Dio è vicina, non è lontana, la Parola di Dio non ci impone pesi ma ci dà condizioni di felicità. Però, se non è vissuta totalmente, se non è vissuta con impegno costante, può darsi che parte della nostra vita aspiri a un’altra condizione che non è quella della Parola di Dio. E questo crea difficoltà. Anche il magistero della Chiesa: il magistero della Chiesa esprime un dialogo costante con la storia, con le persone, che porta anche una luce sulle cose, la luce di Dio sulle cose. C’è questo magistero che va sempre crescendo e che è per noi fonte di sapienza. Queste sono due colonne che noi non possiamo perdere. Oggi, vediamo anche che bisogna come ricostituire certe cose fondamentali nel cammino. Non possiamo più perdere tutta la nostra vita - diciamo - amministrando opere delle quali non diamo più conto, non siamo più capaci… Abbiamo bisogno di stare proprio all’essenziale, che è questo rapporto con Dio, questo dialogo costante con Dio, questo essere nel Signore risposta, a quello che Lui ci chiama, con gli altri però vivendo questo in maniera adeguata anche alla felicità che Dio dà: ricomponendo cioè anche i nostri rapporti.