AFGHANISTAN: ATTENTATO SUICIDA, MORTO UN ITALIANO
ROMA - E' morto per le gravissime lesioni riportate uno dei quattro militari italiani rimasti feriti nell'attentato suicida avvenuto stamani alle porte di Kabul. Si chiamava Daniele Paladini - maresciallo capo dell'Esercito, del secondo reggimento pontieri di Piacenza - era nato a Lecce e viveva a Novi Ligure (Alessandria). Aveva 35 anni ed era sposato. Lascia una figlia di cinque anni.Il maresciallo Daniele Paladini, è morto durante il trasporto all'ospedale militare di Kabul. Nell'attentato avvenuto stamane nella valle di Pagman sono rimasti coinvolti anche il Capitano dell'Esercito Salvatore Di Bartolo, dell'11° reparto Infrastrutture di Messina; il Capitano Stefano Ferrari, del 2° reggimento Pontieri di Piacenza; il Caporale Maggiore scelto Andrea Bariani, del 5° reggimento Alpini di Vipiteno. Tutti e tre sono lievemente feriti.Salvatore Di Bartolo, capitano dell'11° reparto Infrastrutture della Brigata Aosta di Messina, ha 28 anni. E' nato e vive nella città dello stretto. Dallo stato maggiore hanno comunicato che nell'attentato avvenuto stamane nella valle di Pagman Di Bartolo ha riportato "lievi ferite".Il capitano Stefano Ferrari del 2/o Reggimento Pontieri di Piacenza, rimasto ferito nell'attentato nei pressi di Kabul, è nato a La Spezia e risiede a Viareggio (Lucca). Lo si è appreso al Comando del reparto militare.Il caporal maggiore scelto Andrea Bariani, uno dei tre militari rimasti feriti, è originario della provincia di Varese ma vive a Vipiteno, dove si trova in forza al 5. Reggimento alpini da alcuni anni. Non è sposato. Il militare era in Afghanistan da quattro mesi. Doveva rientrare in Italia nel gennaio 2008 con l'invio in Afghanistan di un altro contingente. Secondo notizie raccolte a Vipiteno, sarebbe stato ferito leggermente ad un braccio ed è stato subito sottoposto alle cure del caso. Bariani fa parte del contingente Italfor e appartiene al 5. Reggimento alpini, battaglione Morbegno, che dipende dalla Brigata Julia. A Vipiteno c'é la sede del Battaglione Morbegnoe sono stanziati circa 500 militari. Il 5. è già stato impegnato in passato in varie missioni di pace come in Bosnia, Kosovo è ora in Afghanistan. IL 5. è comandato dal col. Alfredo De Fonso, anche lui impegnato nella missione.KAMIKAZE - L'attentatore suicida, secondo quanto è stato possibile ricostruire, sarebbe stato visto salire dal greto di un fiume verso la zona dove i militari italiani stavano inaugurando un ponte - a Pagman, una ventina di chilometri a nord-ovest da Kabul - insieme alle autorità e alla popolazione locale. Sono stati gli stessi militari italiani che fornivano la cornice di sicurezza ad individuarlo e a bloccarlo: la loro immediata reazione, secondo quanto si è appreso, ha impedito che l'uomo si facesse esplodere nel mezzo della folla, rendendo ancora più pesante il bilancio dell'attentato. L'esplosione, riferiscono allo Stato Maggiore della Difesa, è avvenuta alle 9:52 locali, le 6:22 in Italia. L'attentatore suicida si è fatto esplodere nella Valle di Pagman, una località ad una ventina di chilometri a nord-ovest da Kabul, mentre era in corso l'inaugurazione di un ponte da parte dei militari del contingente italiano.TALEBAN RIVENDICANO - I taleban hanno rivendicato l'attentato suicida di oggi presso Kabul in cui è rimasto ucciso il maresciallo capo dell'Esercito Daniele Paladini oltre a nove civili afghani. Lo rende noto l'agenzia di stampa afghana Pajhwok. A farsi saltare in aria sarebbe stato un membro dei taleban noto con il nome di Mustafa e proveniente da Kabul, ha riferito alla Pajhwok un portavoce degli studenti coranici, Zabihulla Mujahid, secondo il quale sarebbero quattro i militari stranieri morti nell'esplosione e altri tre i feriti, mentre un blindato é stato completamente distrutto.PROCURA ROMA APRE FASCICOLO PER STRAGE - Strage con finalità di terrorismo. E' questo il reato del fascicolo aperto dal procuratore aggiunto di Roma Franco Ionta in relazione all'attentato compiuto oggi in Afghanistan nel quale è morto un militare italiano originario di Lecce, nove civili afghani e sono rimasti feriti altri tre italiani.
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sabato 24 novembre 2007
E ANCORA STANNO IN ITALIA!
VI VOLEVO DARE UNA BUONA GIORNATA ALL'INSEGNA DELLA GIOIA MA VI DO UNA BUONA GIORNATA FACENDOVI LEGGERE QUELLO CHE COMBINANO CERTE PERSONE E IL GOVERNO SI PERMETTE DARGLI QUELLO CHE VOGLIONO COMPRESE LE ABITAZIONI. BASTA CON QUESTO BUONISMO E MUOVIAMOCI PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!
nell'augurarvi una buona giornata, questo e' un piccolo sunto della ricchezza odierna che tanto piace al popolo dei buonisti rossi
arrestati 9 componenti di una banda specializzata nei furti di auto di lusso durante rapine in ville di Marche ed Abruzzo. Gli immigrati, albanesi e macedoni, sono quasi tutti regolari e da aprile hanno messo a segno 80 furti per un valore di due milioni di euro. Le auto venivano rivendute nell'Est e imbarcate dai porti del sud Italia
Gang dei videogiochi, tre romeni nei guai per il furto in un bar
Arrestati specialisti dei furti di pc: sono romeni
salerno: abusi sessuali e minacce, fermati 6 romeni
I carabinieri della compagnia Monforte hanno scoperto il marchingegno, in realtà un semplice magnete di uso industriale, addosso a due uomini romeni
IN TRENO CON 35 CARTE DA CLONARE: ARRESTATO ROMENO
Il giornale romeno Cotidianul ha dedicato nei giorni scorsi un intenso articolo alle ondate razziste e xenofobe scatenate in Italia, e non solo
una romena di 21 anni è stata denunciata dai carabinieri per utilizzo di minori nell'accattonaggio
A diciassette anni costretta a prostituirsi: arrestati 4 rumeni
truffe on-line, in manette 22enne rumena
RUBAVANO SUI TRENI, ARRESTATI RUMENO ED ALGERINO
ALBA: UNA FESTA PER CONOSCERE LA ROMANIA E LE SUE TRADIZIONI
RAPINE IN VILLE: MACERATA, BANDA ALBANESI SGOMINATA, 8 ARRESTI
Tre albanesi arrestati a Reggio Emilia per droga
1 ora faStuprata da un extracomunitario, forse un albanese, mentre stava per risalire in macchina. Una ragazza di 25 anni..
dopo 10 rapine in villa presa gang albanese bottino: 100.000 €
Un 30enne marocchino sospettato di appartenere a organizzazioni terroristiche islamiche e' stato individuato e bloccato dalla Digos
GENOVA: MAROCCHINO ACCOLTELLATO DA CONNAZIONALI
1 ora faAbdelfettah Neddaf, 54 anni, marocchino, sorpreso mentre cercava di uscire dal centro commerciale
nell'augurarvi una buona giornata, questo e' un piccolo sunto della ricchezza odierna che tanto piace al popolo dei buonisti rossi
arrestati 9 componenti di una banda specializzata nei furti di auto di lusso durante rapine in ville di Marche ed Abruzzo. Gli immigrati, albanesi e macedoni, sono quasi tutti regolari e da aprile hanno messo a segno 80 furti per un valore di due milioni di euro. Le auto venivano rivendute nell'Est e imbarcate dai porti del sud Italia
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GENOVA: MAROCCHINO ACCOLTELLATO DA CONNAZIONALI
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il GRILLO parlante
Il giapponese è una delle lingue più diffuse in Rete e i giapponesi sono un popolo interessante e rispettabile. I politici corrotti da loro fanno harakiri. Ho creato una sezione del blog in giapponese. Una lingua che sto imparando, mi ricorda un po' il genovese. Perdonate gli errori di pronuncia, sono solo agli inizi."Il mio amico Stefano Benni è andato in Giappone per presentare un suo libro. Gli hanno chiesto chi c’è dietro a Beppe Grillo. Benni non ha saputo rispondere.Ho deciso, per spiegarlo agli amici giapponesi, di aprire un blog nella loro lingua. Il Giappone è sempre un po’ più avanti del resto del mondo. Spero quindi in un dialogo con i suoi abitanti per aiutare il mio Paese, l’Italia, che è sempre un po’ più indietro del resto del mondo.Prima di dormire leggo sempre un Manga. Fino alla settimana scorsa non capivo mai come finiva la storia, ma mio figlio Ciro di 7 anni si è impietosito e mi ha spiegato che si legge all’incontrario e da destra a sinistra. L’Italia e il Giappone sono simili per molte cose. Una di queste è la longevità della popolazione. Giapponesi e italiani diventano sempre più vecchi. Un’altra cosa in comune è la sovrappopolazione.Il Giappone ha risolto il problema inviando all’estero, a rotazione, il 30% dei giapponesi sotto forma di turisti. Il 10% staziona da sempre in Italia a fare fotografie.Il Governo italiano, ispirandosi a Niccolò Machiavelli, ha attuato invece un’altra tattica. Ha deciso di far entrare chiunque in Italia per spingere tutti gli italiani a emigrare.I politici corrotti sono un prodotto italiano, ci rappresentano all’estero come il Ponte di Rialto di Venezia e Piazza San Pietro di Roma. Il problema è che stanno diventando troppi.Nel Parlamento italiano ci sono 24 deputati e senatori condannati in via definitiva per vari reati.A settembre 350.000 italiani hanno chiesto le loro dimissioni firmando una legge di iniziativa popolare. Nessuno ha dato le dimissioni. Stiamo studiando delle soluzioni alternative e voglio chiedere un consiglio ai giapponesi.Anche in Giappone, infatti, ci sono stati casi simili, come Toshikatsu Matsuoka, ex ministro dell’Agricoltura che si è suicidato dopo le accuse di corruzione.Il ministro Shigeru Ishiba vuole dotare ogni suo dirigente di un sistema di localizzazione satellitare per verificarne gli spostamenti durante l’orario di lavoro. Mi è stato riferito che nessuno si è opposto. E’ una idea ottima per i nostri parlamentari. Potremmo sapere finalmente dove vanno durante il giorno, visto che in Parlamento non ci sono quasi mai. Se stanno sniffando cocaina a casa o tenendo rapporti intimi con soggetti disponibili di entrambi i sessi in qualche albergo romano.Cari giapponesi, visto che da noi non si suicida nessuno, possiamo mandarveli in Giappone a fare le vacanze? In cambio potreste darci qualche vostro ministro. Il clima è buono, il cibo ottimo e potrete fare tutto, ma proprio tutto, quello che volete senza rischi. La legge da noi è un optional.Potreste inviarci, per iniziare, il ministro degli Esteri Masahiro Komura che ha avuto di recente un attacco di anemia. Da noi si rimetterà subito. In cambio vi daremo Massimo D’Alema, Prodi e Mastella. Voi forse non li conoscete, ma noi sì, per questo ve li vorremmo regalare.Ciao e venite sul mio blog www.beppegrillo.it per sapere tutto dell’Italia. Verrò presto a trovarvi." Beppe Grillo
venerdì 23 novembre 2007
CONTRO LA DISSOLUZIONE
Contro la dissoluzioneDa un mese a questa parte la stampa voyeristica nazionale ha scatenato le sue attenzioni sul caso della studentessa inglese assassinata a Perugia la notte di Halloween.Ci sono tutti gli ingredienti per aumentare le vendite: ragazze giovani e perverse, droga, sangue, sessualità interrazziale. L’obiettivo dei media è massimizzare i profitti aumentando le vendite dopo aver stimolato la parte più bassa della curiosità popolare. Ciò è dimostrato dalle centinaia di lettere di ammiratori ricevute dall’anima nera della vicenda, l’americana Amanda Knox, che riscuote ammirazione e desiderio proprio in quanto colpevole; in maniera simile era successo per la famigerata Erika di Novi Ligure.Nessuno si spaventa né si pone il problema del baratro in cui, da troppi anni affacciati, stiamo oggi precipitando a capofitto.Il relativismo morale, l’edonismo e il nichilismo dei valori (che fino a pochi anni or sono infettavano ristrette elités di intellettuali degenerati) hanno fatto breccia, grazie a Mediaset-Costanzo-De Filippi, tra le fasce più giovani e sprovvedute della popolazione. Le false parole d’ordine, figlie del’68, che hanno imposto la teologia del politicamente corretto e del “vietato vietare!” hanno fatto il resto.Diffusione di massa e ad età sempre minore di droga, promiscuità sessuale e pornografia, la presenza di masse di extracomunitari senza storia e senza scrupoli hanno reso pane quotidiano della cronaca il sacrificio sanguinoso dei membri più deboli della società: bambini, donne, anziani.Ci vogliamo veramente salvare? Non c’è che un sistema: ritorno chiaro ai valori di “DIO PATRIA e FAMIGLIA”; fine delle sofistiche distinzioni tra droghe leggere e pesanti, tra consumo e spaccio; repressione durissima contro chiunque consumi o diffonda droga; rimpatrio immediato e forzato di ogni straniero che non sia in Italia per ragioni di lavoro utili alla nostra nazione.Al messaggio di morte proveniente da Perugia rispondiamo con una mobilitazione di quella parte sana degli Italiani che non vuole gettare la spugna.
giovedì 22 novembre 2007
CIAO CARI AMICI
CIAO CARI AMICI,
MI è DOVEROSO COME SALUTARVI E RINGRAZIARVI DI CUORE PERCHE' VEDO CHE I VOSTRI COMMENTI SONO INTERESSANTI E PURE STUZZICANTI.
INIZIO A DIRVI CHE A SAN NICANDRO GARGANICO IL COMUNE SAPETE COSA HA FATTO? HA COSTRUITO UN RESIDENCE PER GLI IMMIGRATI,HA COSTRUITO DEGLI APPARTAMENTI CHE FANNO INVIDIA. VI RENDETE CONTO? COSI CARI AMICI HO DECISO DI VEDERE COSA FA QUESTA GENTE ALLA QUALE GLI è STATA DESIGNATA UNA CASA: SONO A SPASSO NEL PAESE, BEVONO NEI BAR E DISCUTONO DI TUTTE LE PORCHERIE CHE SOLO LORO SANNO. CIOè QUESTA GENTE VA A SPASSO PERCHE' IN ITALIA NON SANNO CHE CAVOLO FARE. MI CHIEDO E CHIEDEREMO AL COMUNE DI SAN NICANDRO CON QUALI SOLDI HANNO COSTRUITO IL RESIDENCE ISLAMICO? STA GENTAIA CHI LA MANTERRà VISTO CHE NON HANNO I SOLDI PER PAGARE NEANCHE UN CAFFE'? MA QUESTE COSE GLI AMMINISTRATORI SE LI STANNO CHIEDENDO? MA SEMPRE IL POVERO CITTADINO ITALIANO DEVE MANTENERE STA GENTE! MANDIAMOLI A CASA UNA VOLTA PER TUTTE! BASTA CON QUESTO BUONISMO DEL CAVOLO MENTRE LORO CI TAGLIANO LE TESTE. MA COME CAVOLO è CHE IN AMERICA PRIMA DI ENTRARE SE PUR PER UNA VACANZA TI FANNO IMBECILLIRE PER UN VISTO TURISTICO MENTRE IN QUESTA NAZIONE DELLE BANANE PUOI ENTRARE COME VUOI E CON LA SOPRAGIUNTA TI COSTRUISCONO PURE UN APPARTAMENTO. E UNA COSA INAUDITA! CARO SINDACO DI SAN NICANDRO, LEI SI è MAI CHIESTO QUANTE SONO LE PERSONE SANNICANDRESI CHE NON HANNO DA MANGIARE? LEI HA MAI GIRATO NELLE FAMIGLIE PER SAPERE I LORO PROBLEMI? MA SA COSA SIGNIFICA FARE IL SINDACO? O LEI LO FA SOLO E SOLTANTO PER L'AMATO STIPENDIO? ALZI IL CULO DA QUELL'AMATA POLTRONA E GIRATE PER IL PAESE ,PER LE CASE ,PER I BAR MA SI ANCHE PER I CESSI E PARLATE CON LA GENTE E VEDRETE QUANTA POVERTà C'E' NEL SUO PAESE. QUELLE CASE ISLAMICHE DATELE ALLE PERSONE CHE HANNO BISOGNO VERAMENTE ,PERSONE ITALIANE AVETE CAPITO ITALIANE! BASTA CARO SINDACO SI SVEGLI PRENDA PROVVEDIMENTI E FACCIA IL SINDACO MISSIONARIO PER CAPIRE MEGLIO LE COSE ! LA SALUTO MA CU INCONTREREMO PERCHE IO HO BISOGNO DI UN APPARTAMENTO....... DEVO CAMBIARE NAZIONALITà PER CASO?
MI è DOVEROSO COME SALUTARVI E RINGRAZIARVI DI CUORE PERCHE' VEDO CHE I VOSTRI COMMENTI SONO INTERESSANTI E PURE STUZZICANTI.
INIZIO A DIRVI CHE A SAN NICANDRO GARGANICO IL COMUNE SAPETE COSA HA FATTO? HA COSTRUITO UN RESIDENCE PER GLI IMMIGRATI,HA COSTRUITO DEGLI APPARTAMENTI CHE FANNO INVIDIA. VI RENDETE CONTO? COSI CARI AMICI HO DECISO DI VEDERE COSA FA QUESTA GENTE ALLA QUALE GLI è STATA DESIGNATA UNA CASA: SONO A SPASSO NEL PAESE, BEVONO NEI BAR E DISCUTONO DI TUTTE LE PORCHERIE CHE SOLO LORO SANNO. CIOè QUESTA GENTE VA A SPASSO PERCHE' IN ITALIA NON SANNO CHE CAVOLO FARE. MI CHIEDO E CHIEDEREMO AL COMUNE DI SAN NICANDRO CON QUALI SOLDI HANNO COSTRUITO IL RESIDENCE ISLAMICO? STA GENTAIA CHI LA MANTERRà VISTO CHE NON HANNO I SOLDI PER PAGARE NEANCHE UN CAFFE'? MA QUESTE COSE GLI AMMINISTRATORI SE LI STANNO CHIEDENDO? MA SEMPRE IL POVERO CITTADINO ITALIANO DEVE MANTENERE STA GENTE! MANDIAMOLI A CASA UNA VOLTA PER TUTTE! BASTA CON QUESTO BUONISMO DEL CAVOLO MENTRE LORO CI TAGLIANO LE TESTE. MA COME CAVOLO è CHE IN AMERICA PRIMA DI ENTRARE SE PUR PER UNA VACANZA TI FANNO IMBECILLIRE PER UN VISTO TURISTICO MENTRE IN QUESTA NAZIONE DELLE BANANE PUOI ENTRARE COME VUOI E CON LA SOPRAGIUNTA TI COSTRUISCONO PURE UN APPARTAMENTO. E UNA COSA INAUDITA! CARO SINDACO DI SAN NICANDRO, LEI SI è MAI CHIESTO QUANTE SONO LE PERSONE SANNICANDRESI CHE NON HANNO DA MANGIARE? LEI HA MAI GIRATO NELLE FAMIGLIE PER SAPERE I LORO PROBLEMI? MA SA COSA SIGNIFICA FARE IL SINDACO? O LEI LO FA SOLO E SOLTANTO PER L'AMATO STIPENDIO? ALZI IL CULO DA QUELL'AMATA POLTRONA E GIRATE PER IL PAESE ,PER LE CASE ,PER I BAR MA SI ANCHE PER I CESSI E PARLATE CON LA GENTE E VEDRETE QUANTA POVERTà C'E' NEL SUO PAESE. QUELLE CASE ISLAMICHE DATELE ALLE PERSONE CHE HANNO BISOGNO VERAMENTE ,PERSONE ITALIANE AVETE CAPITO ITALIANE! BASTA CARO SINDACO SI SVEGLI PRENDA PROVVEDIMENTI E FACCIA IL SINDACO MISSIONARIO PER CAPIRE MEGLIO LE COSE ! LA SALUTO MA CU INCONTREREMO PERCHE IO HO BISOGNO DI UN APPARTAMENTO....... DEVO CAMBIARE NAZIONALITà PER CASO?
LITURGIA DOMENICALE
Solennità di Cristo Re
Dio guarda alla nostra vita come ‘un cammino verso
di Lui’.
Tutti conosciamo le difficoltà che si incontrano in
questo cammino e, per di più, in un mondo che
sempre ripete la storia di Adamo ed Eva, tentato dal
più astuto degli esseri.
Facile non capire perché viviamo, e allora si dà alla
vita un non-senso, come un pittore che, non avendo
bene appreso l’arte del dipingere, si diverte a
scarabocchiare o imbrattare una tela, alla fine
rendendola roba da buttare.
Facile affermare quanto una giovane un giorno mi
disse, con la disperazione negli occhi, specchio del
buio della sua anima: “Io non ho chiesto di nascere e
voi preti lo chiamate dono. Un dono che non capisco e
rifiuto, perché mi fa solo impazzire, al punto che lo
vorrei buttare, ma non ne ho il coraggio. È un peso
troppo grande e non ho la forza di portarlo. Ma perché
la vita deve essere un peso e non una gioia?”.
Ma è proprio così?
Sappiamo tutti, o dovremmo saperlo, che la vita non è
un peso. È una difficile lotta, sì, ma meravigliosa per
arrivare alla pienezza della felicità, come è nella
volontà di Chi ci ha fatto questo dono: il Padre.
Dio sa molto bene come, da soli, vivere sia
camminare in un pericoloso buio, quando invece si ha
bisogno di una intensa luce.
Doveva essere questo il nostro destino, un
meraviglioso stare nella Luce e nella Pace, se non ci
fosse stato, da parte dell’uomo, con il peccato
originale, il rifiuto di Dio. Un rifiuto che oggi spesso
continua...creando i danni che tutti conosciamo.
Ma la bontà del Padre non poteva, né può, lasciarci
nella insostenibile solitudine.
E ci ha donato Suo Figlio, Gesù, che venne tra noi,
come uno di noi, e da allora si è fatto così vicino a noi,
da essere ‘l’immensa Luce’ di cui abbiamo bisogno.
Per entrare nella Sua Luce la Chiesa ci propone
l’anno liturgico, ossia interpreta il tempo, ritmandolo
sulla vita di Gesù, tra di noi.
Inizia con l’attesa di Dio, chiamato tempo di Avvento;
quindi la nascita del Figlio, cioè il Natale; il tempo
della crescita, nel silenzio di Nazareth, sotto la guida
di Maria e Giuseppe; la Sua missione tra di noi per tre
anni; il compimento del Suo amore nella
crocifissione, resurrezione e ascensione, per far
posto allo Spirito Santo nella Pentecoste.
La Chiesa chiude l’anno con una solennità, il trionfo di
Dio, che è la regalità di Gesù Cristo, Re dell’universo.
E che Gesù sia realmente e sempre ‘il Sovrano di
tutto e di tutti’, lo descrive bene S. Paolo nella Lettera
ai Colossesi: “Fratelli, ringraziamo con gioia il Padre
che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei
santi nella luce. È Lui infatti che ci ha liberati dal
potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Suo
Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la
redenzione, la remissione dei peccati. Egli è
immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni
creatura, poiché per mezzo di Lui sono state create
tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle
visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati
e Potestà. Egli è prima di tutte le cose e tutte
sussistono in Lui. Egli è anche il Capo del corpo, cioè
della Chiesa, il Principio, il Primogenito di coloro che
resuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte
le cose” (Col 1, 12-19).
E’ davvero incredibile come Dio, il Padre, ci abbia
amato e ci ami tanto, al punto da considerarci tutti,
senza eccezioni, ‘suoi tesori’, come tante volte ci
chiamavano le nostre mamme.
Difficile anche solo immaginare quanto ci voglia bene
e quanto davvero ci sia vicino, ci sostenga e ci
desideri un giorno partecipi del Suo ineffabile Regno.
I Santi, da quelli più grandi a quelli feriali, non solo
capirono questo ‘stare nel Cuore di Dio’, ma ne
facevano il senso meraviglioso dell’esistenza, fino a
dire come S. Paolo: ‘per me vivere è Cristo’. Purtroppo
noi, spesso, siamo come ‘malati di miopia spirituale’,
quella generata dalla superbia o dal vuoto di fede: una
miopia che fa della vita un vivere senza paternità,
come orfani che non sanno chi li ha generati e a chi
interessi la loro vita.
Ci riempiamo gli occhi di illusorio stupore, verso
realtà che ‘brillano’ di luce falsa: la ricchezza, la
bellezza esteriore, il piacere, la posizione sociale, il
potere, che nulla hanno a che fare con l’amore e la
gioia.
L’amore nasce nell’umiltà, che è la via per
manifestarsi, per fare posto a chi si ama, e si dona
con fedeltà.
Possiamo dunque capire perché l’evangelista Luca
esalta ‘la regalità di Cristo’, in un momento
drammatico, in cui Gesù appare nella peggiore
condizione, in cui un uomo possa essere ridotto... ma
che diventa trionfo ineguagliabile, quando
questo ‘nulla’ è stato accettato come supremo atto di
amore.
“In quel tempo, il popolo stava a vedere, i capi invece
schernivano Gesù, dicendo: Ha salvato gli altri, salvi
se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto. Anche i
soldati lo schernivano e gli si accostavano per
porgergli dell’aceto e dicevano: Se tu sei il re dei
Giudei, salva te stesso. C’era anche una scritta, sopra
il suo capo: Questi è il re dei Giudei” (Lc 23, 35-40).
Trovavano assurdo che uno, che affermava di essere
re, ‘ma non di questo mondo’, finisse nel modo più
disonorante sulla croce senza alcuna resistenza.
Dov’era la sua forza? La sua potenza?, forse, si
chiedevano. Davvero la regalità di Gesù ha nulla da
condividere con il concetto di regalità, che abbiamo
noi uomini. Noi siamo abituati a chiamare ‘grandi’
quanti nella politica, nell’economia, nella vita sociale,
sanno imporsi con ‘visibilità’, che spesso sa di voglia
di affermarsi, di stupire.
Basta assistere alle folle che ‘corrono per vedere,
sentire’ qualche divo o personaggio...
Ma spesso questa ‘potenza’ umana è tutto fuorché
amore.
Un potente è difficile anche solo da accostare!
Mentre a portata di mano, pronta ad ascoltarci, a
mettersi nei nostri panni, a rivestirsi delle nostre
tristezze, a ridarci speranza, è la persona ‘umile’, che
per la sua bontà invita ad aprire il cuore.
Un grande cristiano disse: “La superbia e il potere,
tante volte, usano i poveri per farsi strada. Solo
l’amore, facendosi povero, fa strada ai poveri”. Ed è
quello che ha fatto Gesù, ‘il Re dei re’: l’umiltà che si
annulla in croce, per darci ‘Tutto’. Viene allora da
chiedersi: ‘Come mai Gesù non è il Re della nostra
vita?’ Sulla croce Lui stesso ha dato la risposta: Non
sanno quello che fanno’.
Eppure la sete dell’uomo, oggi, lo pone in ricerca di
qualcuno che davvero lo comprenda e lo ami, pronto
ad accoglierlo, sempre, senza limiti.
Quell’inconfessato scontento di tanti, che cercano chi
possa capirli o chi seguire, come unico amore, la dice
lunga sul bisogno di incontrare Cristo, nostro Re.
Così il grande Paolo VI, quando era vescovo a Milano,
nel 1955, scriveva: “Oggi l’ansia di Cristo pervade il
mondo dei lontani, quando in essi vibra qualche
autentico movimento spirituale. L’ansia di trovare
Cristo si insinua in un mondo, avvinto dalla tecnica del
materialismo e della politica, ma che non vuole
soffocare; e quando a tratti profondamente respira,
ascolta noi, e noi, che stiamo pregando, quasi ci
segue.
O Cristo, nostro unico Mediatore, tu ci sei necessario
per venire in comunione con Dio Padre; per diventare
con te, che sei Figlio unico e Signore nostro, suoi figli
adottivi, per essere rigenerati nello Spirito Santo.
Tu ci sei necessario, o solo e vero Maestro delle verità
recondite e indispensabili della vita, per conoscere il
nostro essere e il nostro destino, la via per
conseguirlo.
Tu ci sei necessario, o Redentore nostro, per scoprire
la nostra miseria e per guarirla; per avere il concetto
del bene e del male e la speranza della santità; per
deplorare i nostri peccati e per averne il perdono.
Tu ci sei necessario, o Fratello primogenito del
genere umano, per ritrovare le ragioni vere della
fraternità fra gli uomini, i fondamenti della giustizia, i
tesori della carità, il bene sommo della pace.
Tu ci sei necessario, o grande Paziente dei nostri
dolori, per conoscere il senso della sofferenza e per
dare ad essa un valore di espiazione e di redenzione.
Tu ci sei necessario, o Vincitore della morte, per
liberarci dalla disperazione e dalla negazione e per
avere certezze che non tradiscono in eterno.
Tu ci sei necessario, o Cristo, Re, Signore, o Dio con
noi, per imparare l’amore vero, e per camminare nella
gioia e nella forza della carità, lungo il cammino della
nostra via faticosa, fino all’incontro finale con Te
amato, con Te atteso, con Te benedetto nei secoli”.
Viene allora da dire un grande Grazie a Gesù, nostro
solo Re, Colui che ha tanta cura della nostra vita,
quella vera, e vuole amore, per donare gioia.
Grazie, Gesù, mio Re.
E con la Chiesa cantiamo:
“Gesù, dolce Memoria che dai la vera gioia del cuore
ma più del miele e di ogni cosa dolce è la tua
Presenza. Niente si canta di più soave, nulla si ode di
più lieto, nulla si pensa di più dolce che Gesù, Figlio
di Dio. Gesù, Speranza per chi si converte, quale
misericordia per chi ti invoca!
Quale bontà per chi ti cerca, che sarai per chi ti trova?
Non vi è lingua capace di narrare, né parola in grado
di esprimere. Chi ne fa esperienza può credere cosa
sia amare Gesù.
Gesù, sii la nostra Guida, tu che sei il Premio che ci
attende.
Sia in Te la nostra gloria. Sempre!”.
Dio guarda alla nostra vita come ‘un cammino verso
di Lui’.
Tutti conosciamo le difficoltà che si incontrano in
questo cammino e, per di più, in un mondo che
sempre ripete la storia di Adamo ed Eva, tentato dal
più astuto degli esseri.
Facile non capire perché viviamo, e allora si dà alla
vita un non-senso, come un pittore che, non avendo
bene appreso l’arte del dipingere, si diverte a
scarabocchiare o imbrattare una tela, alla fine
rendendola roba da buttare.
Facile affermare quanto una giovane un giorno mi
disse, con la disperazione negli occhi, specchio del
buio della sua anima: “Io non ho chiesto di nascere e
voi preti lo chiamate dono. Un dono che non capisco e
rifiuto, perché mi fa solo impazzire, al punto che lo
vorrei buttare, ma non ne ho il coraggio. È un peso
troppo grande e non ho la forza di portarlo. Ma perché
la vita deve essere un peso e non una gioia?”.
Ma è proprio così?
Sappiamo tutti, o dovremmo saperlo, che la vita non è
un peso. È una difficile lotta, sì, ma meravigliosa per
arrivare alla pienezza della felicità, come è nella
volontà di Chi ci ha fatto questo dono: il Padre.
Dio sa molto bene come, da soli, vivere sia
camminare in un pericoloso buio, quando invece si ha
bisogno di una intensa luce.
Doveva essere questo il nostro destino, un
meraviglioso stare nella Luce e nella Pace, se non ci
fosse stato, da parte dell’uomo, con il peccato
originale, il rifiuto di Dio. Un rifiuto che oggi spesso
continua...creando i danni che tutti conosciamo.
Ma la bontà del Padre non poteva, né può, lasciarci
nella insostenibile solitudine.
E ci ha donato Suo Figlio, Gesù, che venne tra noi,
come uno di noi, e da allora si è fatto così vicino a noi,
da essere ‘l’immensa Luce’ di cui abbiamo bisogno.
Per entrare nella Sua Luce la Chiesa ci propone
l’anno liturgico, ossia interpreta il tempo, ritmandolo
sulla vita di Gesù, tra di noi.
Inizia con l’attesa di Dio, chiamato tempo di Avvento;
quindi la nascita del Figlio, cioè il Natale; il tempo
della crescita, nel silenzio di Nazareth, sotto la guida
di Maria e Giuseppe; la Sua missione tra di noi per tre
anni; il compimento del Suo amore nella
crocifissione, resurrezione e ascensione, per far
posto allo Spirito Santo nella Pentecoste.
La Chiesa chiude l’anno con una solennità, il trionfo di
Dio, che è la regalità di Gesù Cristo, Re dell’universo.
E che Gesù sia realmente e sempre ‘il Sovrano di
tutto e di tutti’, lo descrive bene S. Paolo nella Lettera
ai Colossesi: “Fratelli, ringraziamo con gioia il Padre
che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei
santi nella luce. È Lui infatti che ci ha liberati dal
potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Suo
Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la
redenzione, la remissione dei peccati. Egli è
immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni
creatura, poiché per mezzo di Lui sono state create
tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle
visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati
e Potestà. Egli è prima di tutte le cose e tutte
sussistono in Lui. Egli è anche il Capo del corpo, cioè
della Chiesa, il Principio, il Primogenito di coloro che
resuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte
le cose” (Col 1, 12-19).
E’ davvero incredibile come Dio, il Padre, ci abbia
amato e ci ami tanto, al punto da considerarci tutti,
senza eccezioni, ‘suoi tesori’, come tante volte ci
chiamavano le nostre mamme.
Difficile anche solo immaginare quanto ci voglia bene
e quanto davvero ci sia vicino, ci sostenga e ci
desideri un giorno partecipi del Suo ineffabile Regno.
I Santi, da quelli più grandi a quelli feriali, non solo
capirono questo ‘stare nel Cuore di Dio’, ma ne
facevano il senso meraviglioso dell’esistenza, fino a
dire come S. Paolo: ‘per me vivere è Cristo’. Purtroppo
noi, spesso, siamo come ‘malati di miopia spirituale’,
quella generata dalla superbia o dal vuoto di fede: una
miopia che fa della vita un vivere senza paternità,
come orfani che non sanno chi li ha generati e a chi
interessi la loro vita.
Ci riempiamo gli occhi di illusorio stupore, verso
realtà che ‘brillano’ di luce falsa: la ricchezza, la
bellezza esteriore, il piacere, la posizione sociale, il
potere, che nulla hanno a che fare con l’amore e la
gioia.
L’amore nasce nell’umiltà, che è la via per
manifestarsi, per fare posto a chi si ama, e si dona
con fedeltà.
Possiamo dunque capire perché l’evangelista Luca
esalta ‘la regalità di Cristo’, in un momento
drammatico, in cui Gesù appare nella peggiore
condizione, in cui un uomo possa essere ridotto... ma
che diventa trionfo ineguagliabile, quando
questo ‘nulla’ è stato accettato come supremo atto di
amore.
“In quel tempo, il popolo stava a vedere, i capi invece
schernivano Gesù, dicendo: Ha salvato gli altri, salvi
se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto. Anche i
soldati lo schernivano e gli si accostavano per
porgergli dell’aceto e dicevano: Se tu sei il re dei
Giudei, salva te stesso. C’era anche una scritta, sopra
il suo capo: Questi è il re dei Giudei” (Lc 23, 35-40).
Trovavano assurdo che uno, che affermava di essere
re, ‘ma non di questo mondo’, finisse nel modo più
disonorante sulla croce senza alcuna resistenza.
Dov’era la sua forza? La sua potenza?, forse, si
chiedevano. Davvero la regalità di Gesù ha nulla da
condividere con il concetto di regalità, che abbiamo
noi uomini. Noi siamo abituati a chiamare ‘grandi’
quanti nella politica, nell’economia, nella vita sociale,
sanno imporsi con ‘visibilità’, che spesso sa di voglia
di affermarsi, di stupire.
Basta assistere alle folle che ‘corrono per vedere,
sentire’ qualche divo o personaggio...
Ma spesso questa ‘potenza’ umana è tutto fuorché
amore.
Un potente è difficile anche solo da accostare!
Mentre a portata di mano, pronta ad ascoltarci, a
mettersi nei nostri panni, a rivestirsi delle nostre
tristezze, a ridarci speranza, è la persona ‘umile’, che
per la sua bontà invita ad aprire il cuore.
Un grande cristiano disse: “La superbia e il potere,
tante volte, usano i poveri per farsi strada. Solo
l’amore, facendosi povero, fa strada ai poveri”. Ed è
quello che ha fatto Gesù, ‘il Re dei re’: l’umiltà che si
annulla in croce, per darci ‘Tutto’. Viene allora da
chiedersi: ‘Come mai Gesù non è il Re della nostra
vita?’ Sulla croce Lui stesso ha dato la risposta: Non
sanno quello che fanno’.
Eppure la sete dell’uomo, oggi, lo pone in ricerca di
qualcuno che davvero lo comprenda e lo ami, pronto
ad accoglierlo, sempre, senza limiti.
Quell’inconfessato scontento di tanti, che cercano chi
possa capirli o chi seguire, come unico amore, la dice
lunga sul bisogno di incontrare Cristo, nostro Re.
Così il grande Paolo VI, quando era vescovo a Milano,
nel 1955, scriveva: “Oggi l’ansia di Cristo pervade il
mondo dei lontani, quando in essi vibra qualche
autentico movimento spirituale. L’ansia di trovare
Cristo si insinua in un mondo, avvinto dalla tecnica del
materialismo e della politica, ma che non vuole
soffocare; e quando a tratti profondamente respira,
ascolta noi, e noi, che stiamo pregando, quasi ci
segue.
O Cristo, nostro unico Mediatore, tu ci sei necessario
per venire in comunione con Dio Padre; per diventare
con te, che sei Figlio unico e Signore nostro, suoi figli
adottivi, per essere rigenerati nello Spirito Santo.
Tu ci sei necessario, o solo e vero Maestro delle verità
recondite e indispensabili della vita, per conoscere il
nostro essere e il nostro destino, la via per
conseguirlo.
Tu ci sei necessario, o Redentore nostro, per scoprire
la nostra miseria e per guarirla; per avere il concetto
del bene e del male e la speranza della santità; per
deplorare i nostri peccati e per averne il perdono.
Tu ci sei necessario, o Fratello primogenito del
genere umano, per ritrovare le ragioni vere della
fraternità fra gli uomini, i fondamenti della giustizia, i
tesori della carità, il bene sommo della pace.
Tu ci sei necessario, o grande Paziente dei nostri
dolori, per conoscere il senso della sofferenza e per
dare ad essa un valore di espiazione e di redenzione.
Tu ci sei necessario, o Vincitore della morte, per
liberarci dalla disperazione e dalla negazione e per
avere certezze che non tradiscono in eterno.
Tu ci sei necessario, o Cristo, Re, Signore, o Dio con
noi, per imparare l’amore vero, e per camminare nella
gioia e nella forza della carità, lungo il cammino della
nostra via faticosa, fino all’incontro finale con Te
amato, con Te atteso, con Te benedetto nei secoli”.
Viene allora da dire un grande Grazie a Gesù, nostro
solo Re, Colui che ha tanta cura della nostra vita,
quella vera, e vuole amore, per donare gioia.
Grazie, Gesù, mio Re.
E con la Chiesa cantiamo:
“Gesù, dolce Memoria che dai la vera gioia del cuore
ma più del miele e di ogni cosa dolce è la tua
Presenza. Niente si canta di più soave, nulla si ode di
più lieto, nulla si pensa di più dolce che Gesù, Figlio
di Dio. Gesù, Speranza per chi si converte, quale
misericordia per chi ti invoca!
Quale bontà per chi ti cerca, che sarai per chi ti trova?
Non vi è lingua capace di narrare, né parola in grado
di esprimere. Chi ne fa esperienza può credere cosa
sia amare Gesù.
Gesù, sii la nostra Guida, tu che sei il Premio che ci
attende.
Sia in Te la nostra gloria. Sempre!”.
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